giovedì 2 maggio 2013

Il solco di Mo Yan. Le rane.


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Il titolo del nuovo romanzo di Mo Yan, Nobel per la Letteratura del 2012, rimanda ad una similitudine tra il vagito dei neonati e il gracidare un po' stonato della rane. Le rane sono anche il simbolo della fertilità, grande metafora che attraversa tutta la narrazione. Il tema controverso della natalità in Cina, soggetta a severe politiche di controllo delle nascite, esplode in tutta la sua violenza e contraddittorietà nel romanzo dello scrittore orientale. Frammentario e controverso infatti è il ritratto dei due protagonisti: Girino, drammaturgo e narratore della vicenda e Wan Xin (Wan il Cuore), la zia paterna.

La prima parte del romanzo è ambientata nel villaggio rurale di Gaomi (lo stesso in cui è cresciuto lo scrittore), un mondo ovattato, una dimensione mitica. È un universo in cui la tradizione cinese, i racconti folkroristici e l'ambiente familiare hanno un posto d'onore. Girino è ancora un bambino quando Wan Xin, dopo una turbolenta infanzia, diventa la più straordinaria levatrice della sua regione. Una donna ribelle, instancabile, progressista che sfiderà i sistemi arretrati delle “mammane” per imporsi come figura salvifica, addirittura associata alla dea Guan yin, dea della fertilità.
Nonostante siano presenti i fantasmi della contemporaneità - la guerra con il Giappone, la misoginia, l'ignoranza e quello ben più opprimente della fame - la dimensione in cui ci trasporta Mo Yan è incantata. Un'immagine terribile come quella dei bambini che mangiano il carbone pur di attenuare i morsi della fame, diventa un'avventura dai contorni favolistici. Questo particolare realismo magico, intriso di elementi del costume orientale, è stato spesso associato, non a torto, a Marquez e Faulkner.
Emerge anche un umorismo inaspettato: le situazioni sono spesso comiche, i numerosi personaggi pittoreschi, bizzarri. Ma tutti possiedono una statura morale enorme. Soprattutto la zia assume tratti eroici, leggendari. È l'atmosfera che si respira dopo il baby-boom, a seguito dell'arrivo delle patate dolci che sfamano e ridonano vitalità e fertilità al paese. Le politiche socialiste infondono coraggio e sollecitano la natalità, per rendere più forte la grande Cina, anche in vista del nemico giapponese.

Ben presto però cominciano i contrasti tra le direttive governative e la tradizione popolare del piccolo villaggio contadino. Il controllo delle nascite, cresciute ad un livello esponenziale, diventa prioritario per il Partito che ordina precise politiche d'intervento: contraccezioni, aborti forzati e vasectomie. È la zia, fedelissimo e leale strumento del Partito, che se ne occupa. Così assistiamo alla drammatica metamorfosi di Wan il Cuore: dalla “donna che ha fatto partorire diecimila bambini” a demone ostinato e sanguinario, deciso ad imporre il volere dello Stato sul volere del popolo.
Il mondo della tradizione magica viene minacciato e distrutto da quello materialista del progresso e della modernità. Significativa l'immagine di un possente albero (simbolo del favore degli dei nei confronti della famiglia che lo cura) brutalmente abbattuto; o l'inseguimento dei funzionari governativi con un motoscafo di una donna incinta che cerca di fuggire con un'impotente zattera. Sono gesti blasfemi che annientano la forza vitalistica della nascita, in nome della razionalità.

Più avanti ancora nella narrazione, Girino fa il suo ritorno a Gaomi ma i contorni del paese non sono più riconoscibili (gli stessi abitanti hanno cambiato volto, identità, status e vengono riconosciuti con difficoltà dal protagonista). Il Mondo è rovesciato. La fertilità da dono naturale, da benedizione divina, diventa un artificio. Per i cittadini abbienti, che desiderano sfuggire alla politiche di controllo della natalità, soprattutto nella speranza di eredi maschi, è stato allestito un mercato-nero di madri surrogato che si prestano alla vendita dei propri figli. Una situazione di squallore e di spaesamento.
I personaggi non sono più pittoreschi ma tragici, sconfitti. Le loro figure assumono i contorni della follia. Non a caso, uno dei vecchi protagonisti, ormai perduta la propria identità, interpreta il ruolo di Don Chisciotte. Il ruolo di un visionario, come Mo Yan.
In questa seconda parte (a cui si accede gradualmente, attraverso molti cambiamenti e sfumature), la narrazione si fa straniante, onirica e ancora più icastica. Si susseguono immagini simboliche, speculari. Agli aborti perpetuati dalla zia, si contrappone l'antica arte delle statuine di creta. Ad un gesto distruttivo se ne contrappone uno creativo. Le statuine di creta, infatti, ritraggono i bambini mai nati. La struttura che fa da copertura al mercato nero di neonati è un allevamento di rane-toro. Ancora più evidente il parallelismo del titolo, ricalcato soprattutto sul lemma cinese wa che rimanda sia al significato di bambina, sia a quello di rana.

Il realismo magico è quindi superato da immagini potenti di metamorfosi e deliri. Questa vena allucinatoria è tipica dello scrittore cinese, capace di sintetizzare tradizione e euforia creativa, uno dei suoi romanzi più celebri “le sei reincarnazioni di Ximen Nao” ha come protagonista un uomo che si reincarna in animali.
La problematicità è costituita dal cambiamento sociale. La modernità ha sopraffatto rapidamente le strutture sociali della Cina, causando dubbi e controversie. Un sistema che è stato socialista fino a ieri, adesso è diventato capitalista, un capitalismo diverso, in chiave cinese ma che comunque spiazza e genera confusione.
Questa situazione ha il suo apice nell'immagine di un caotico inseguimento da parte di Girino di un piccolo ladruncolo, a seguito del quale il protagonista si ritrova inchiodato per terra, impotente, senza possibilità di movimento (immagine speculare a quella dell'infanzia, in cui era lui ad inchiodare i girini al suolo per divertimento). Il mondo in cui si muove Girino non è più controllabile, è labirintico. Lui è inerme. Girino che vorrebbe scrivere un dramma sulla storia della Zia, incontra delle difficoltà proprio perché gli sfugge il significato. Non è un protagonista canonico. Più che protagonista, infatti, è testimone degli eventi. È spesso descritto come un uomo “senza volontà”, incapace di porre freno alle ingiustizie alle quali spesso partecipa con un silenzio complice. Si sente in colpa, Girino. Proprio come la Zia. E cerca nella scrittura uno strumento di redenzione.

Signore, pensavo che la scrittura potesse essere una forma di redenzione, ma quando ho finito questo lavoro, il senso di colpa nel mio cuore non è diminuito, anzi è diventato ancora più pesante. Potrà mai essere lavato il sangue che imbratta le mie mani? Potrà mai trovare redenzione la mia anima torturata dalla colpa?”

Girino è senza ombra di dubbio l'alter ego dello scrittore. Mo Yan che vuol dire «non parlare». Mo Yan che ha ammesso di aver fatto abortire la moglie per fare carriera. Mo Yan che è stato considerato a lungo complice del governo cinese. Mo Yan il cui valore artistico è stato spesso offuscato dalle polemiche politiche attorno alla sua carriera.
Quella che racconta Mo Yan è la storia di un'espiazione (probabilmente anche la sua). Espiazione di una colpa che forse non avverrà mai. Ma il pentimento, il dolore per le sofferenze arrecate ad altri, è bruciante. Le colpe di Girino e le colpe della zia si corrispondono. Il primo, colpevole di non aver parlato, di non aver agito. La seconda colpevole del proprio fanatismo.

Chi si sente colpevole, cerca sempre la redenzione”

Chi ha commesso una colpa non può e non ha il diritto di cercare la morte, deve vivere, sopportando la sofferenza, friggere come un pesce rivoltato nell'olio, cuocersi nel dolore, come una medicina nel calderone, per scontare la sua colpa, fino a quando sarà lavata e soltanto allora trovare pace nella morte”.

La scrittura di Mo Yan è cristallina ma densa. Le parole sono come incantesimi. La narrazione episodica è appropriata alla struttura dell'epopea familiare. Congeniale a Mo Yan, in quanto si presta bene alle sue doti da caratterista. Il romanzo è il Teatro nel quale agiscono personaggi di questa commedia ora buffa ora amara. Nonostante i protagonisti ideali siano Girino e Wan Xi, “Le rane” è un romanzo corale i cui fili narrativi non si esauriscono ma tessono tutto l'intreccio. Mo Yan dipinge ritratti di famiglia accanto al ritratto controverso della grande Cina. Anzi, li sovrappone.
Lo scrittore s'inserisce nel sentiero di “ricerca delle radici”del suo paese. La Cina è cresciuta talmente rapidamente da aver smarrito le sue origini. Tenta una sintesi tra la contemporaneità, disomogenea e scissa, e la tradizione, anch'essa contraddittoria ma magica.
Se volessimo trovare un filo rosso, un messaggio, in questa babele di significati, il tema che riaffiora più spesso è quello del vitalismo, l'amore inesauribile per la vita. Uno degli episodi più potenti della narrazione è l'illuminazione finale del protagonista davanti ad un cartellone pubblicitario che ritrae volti rosei dei neonati. Un'immagine che non vuole attenuare le colpe commesse ma che vuole contrapporsi ad esse. Una catarsi per il lettore.
Un'epica moderna, dal carattere sperimentale. L'opera infatti si destreggia tra la drammaturgia e l'epistola. Il risultato è la ricostruzione di storie magiche, poetiche e insieme crude, intense, corrosive. Mo Yan trova l'equilibrio perfetto tra elementi di denuncia sociale e accorata, intima commozione. “Le rane” è un solco nella letteratura. Un segno ben evidente sul sentiero della contemporaneità.

7 commenti:

  1. Avevo già messo nella mia wishlist questo autore ma non so assolutamente da cosa cominciare! Questo argomento mi interessa particolarmente...non saprei dire il perchè! Comunque lo metto in wishlist!:D

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  2. devo assolutamente leggere qualcosa di Mo Yan. grazie!

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  3. Ottima recensione, condivido pienamente! Ho scoperto il libro grazie ad un tuo video su Youtube :)

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    1. Ti ringrazio :) ci tengo particolarmente a questa recensione!

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  4. Bellissima questa recensione! Ne ho cercate diverse ma la tua è straordinaria, una vera analisi approfondita del libro, dei suoi significati e dell'autore. Sono sempre più convinta di dover leggere questo libro. Ti seguo anche su youtube ma sei bravissima scrivendo.

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