venerdì 11 gennaio 2013

Non lasciarmi.


Questa è la storia di Kathy, Tommy e Ruth, tre vite che si legano con nodi inestricabili, che neppure il mondo antiutopico in cui sono costretti riuscirà mai a sciogliere. Crescono insieme in un colleggio speciale nella campagna inglese, Hailsham. Qui apprenderanno di non essere dei semplici studenti, ma di appartenere ad un gruppo eletto, con una vita già predestinata, un compito da svolgere. Non hanno genitori, non hanno famiglia, tranne quella che si creeranno ad Hailsham, sanno di non avere scelta, di non avere nessuna libertà, nessun controllo sul loro futuro. Il romanzo di Ishiguro però non è focalizzato sullo spunto distopico. Il titolo stesso, "Never let me go" ci rimanda ad una dimensione privata, intima. Le atmosfere sono quelle sospese del ricordo, languide e malinconiche, idealizzate e collocate in un passato mitico.  La vita di Hailsham trascorre ovattata, fuori dai confini del tempo, lontana dai dolori del mondo. E anche fuori da Hailsham (luogo dell'infanzia che viene mitizzato e sempre ricordato con insistenza), la creazione di luoghi come il Norfolk, "paese degli oggetti dimenticati", contribuisce a costruire un romanzo intimo, sognante e tuttavia non immune alla sofferenza. Finissima in particolare risulta la costruzione dei caratteri dei protagonisti, il modo in cui interagiscono, i sentimenti che li spingono all'azione, ma più spesso alla non-azione. 
La narrazione è frammentata, guidata dal flusso di coscienza di Kathy, che ripercorre i momenti più significativi della sua esistenza attraverso salti temporali, anticipazioni, flashback che rendono dinamico il racconto. La struttura quindi è paragonabile a quella del giallo, il lettore deve ricostruire un tassello alla volta la realtà (alternativa alla nostra) in cui si muovono i personaggi. Solo attraverso l'accumulo di indizi si riesce finalmente a trovare la giusta (e terribile) collocazione  ai termini di "assistente" e "donatore", sentenze spietate sul futuro dei protagonisti. Il contesto distopico e fantascientifico è solo una cornice, un espediente letterario efficace che da un lato, rende originale il racconto, dall'altro si presta bene ad essere usato come perifrasi del tempo tiranno, delle difficoltà insormontabili della vita. 
"Abbracciati senza dire una parola, mentre il vento non smetteva di soffiarci contro, e sembrava strapparci i vestiti di dosso; per un istante fu come se ci tenessimo stretti l'uno all'altra, perché quello era l'unico modo per non essere spazzati via nella notte".
"Continuo a pensare ad un fiume da qualche parte là fuori, con l'acqua che scorre velocissima. E quelle due persone nell'acqua, che cercano di tenersi strette, più che possono ma alla fine devono desistere. La corrente è troppo forte. Devono mollare, separarsi. è la stessa cosa per noi. è un peccato, Kath, perché ci siamo amati per tutta la vita. Ma alla fine non possiamo rimanere insieme per sempre".
"è un peccato, Kath".

Aggrapparsi ai ricordi, ai sentimenti, rimane l'unico modo di dare significato alle nostre fragili esistenze. Non c'è tentativo di rivoluzione da parte dei protagonisti perché quella di Ishiguro è una grande metafora. Le nostre vite, spesso frustrate da circostanze più grandi di noi, mostri giganteschi contro cui non si possono sollevare obiezioni, devono trovare forza e vitalità, non nella lotta contro il tempo, ma nella conservazione di ricordi felici, di momenti  preziosi per cui valga la pena vivere,nonostante il nostro destino sia già segnato. 
 In particolare, il destino dei protagonisti si rivelerà particolarmente crudele. La loro vita ha una sola direzione, non c'è possibilità di fuga.
Potrà sembrare un esito scontato, banale, ma Ishiguro lo suggerisce attraverso una narrazione limpida, delicata ed estremamente lirica. Non è un romanzo sdolcinato, il realismo delle descrizioni e l'onirismo dei sentimenti procedono di pari passo, nel solco della tradizione letteraria giapponese.

Sconsigliato a chi ha voglia di leggere un classico romanzo distopico o fantascientifico, ne rimarrebbe deluso. Gli accenni all'eugenetica, ai limiti della scienza e al libero arbitrio contro una società follemente razionale, restano tali.
Consigliato a chi vuole leggere una storia dolorosa e intima ambientata in un contesto anticonvenzionale.

L'adattamento cinematografico del 2010, diretto da Mark Romanek riprende perfettamente le atmosfere e i caratteri dei personaggi. I protagonisti sono interpretati da Keira Knightley (Ruth), Andrew Garfield (Tommy) e Carey Mulligan (Kathy).  


Zona Spoiler:
La bellezza del romanzo di Ishiguro si misura dal modo in cui la vita dei protagonisti viene raccontata, i loro sentimenti sono indagati fino in fondo. Pensiamo alla commovente ricerca del "possibile". La scoperta delle proprie origini, i propri "genitori" (in questo caso i loro "prototipi"), è importante perché ci aiuta a delineare meglio la nostra identità, il nostro scopo. Nel caso dei nostri protagonisti, loro hanno già uno scopo e la ricerca del loro prototipo serve loro per intravedere una vita, appunto, "possibile", l'esistenza che loro avrebbero potuto avere ma che non avranno mai.
Un'altra chiave di lettura sul messaggio fondamentale del romanzo è il modo in cui vengono cresciuti gli studenti di Hailsham. Non gli vengono negate attività fondamentali per i normali esseri umani ma che  sembrano apparentemente inutili per l'esistenza già prestabilita dei cloni, come l'arte, che anzi, sono incoraggiati a creare. Perché? La terribile (e allo stesso tempo, quasi rassicurante) confessione di Miss Emily, direttrice di Hailsham, è questa: "lo facevamo per dimostrare che voi avevate un'anima".  A prescindere dalla riflessione sulla condizione dei cloni in questo nuovo mondo (meno gentile, più duro e spietato), trattati con ripugnanza e sconcerto, ancora una volta, la riflessione è incentrata sulla brevità della vita, sulla necessità di aggrapparsi alle anime degli altri, ai loro sentimenti, alla loro arte. Chi di noi non si è commosso per i minuscoli animaletti di Tommy? 
 L'amaro in bocca, tuttavia, resta. Perché Kathy, proprio in virtù della lezione di Ishiguro, non ha lottato di più per il suo amore? Quanti anni ha perso scappando via? "Una soltanto poteva correre via, e volevo essere certa che quella fossi io. Così mi girai e mi allontai".