tag:blogger.com,1999:blog-74429576064484132632024-02-18T20:27:05.308-08:00Con amore e squalloreAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.comBlogger57125tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-90021097991801085642016-03-12T01:56:00.000-08:002016-03-16T02:45:08.856-07:00"Seppellire i morti, riparare i viventi" <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzJaDQU0FgbRGv9zT9ah6tzpIlREpSPCEaUWptY6n4H8kgOa98ZssxS5VJzjRPKVg14qh8Bn-ZLMRk0nsktkEEwbgTwpUE9dcQZpDT4RjkM8CxgWQGlYeS7bCFzDstGOAB724ofvCFhN4/s1600/5964894_335055.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzJaDQU0FgbRGv9zT9ah6tzpIlREpSPCEaUWptY6n4H8kgOa98ZssxS5VJzjRPKVg14qh8Bn-ZLMRk0nsktkEEwbgTwpUE9dcQZpDT4RjkM8CxgWQGlYeS7bCFzDstGOAB724ofvCFhN4/s400/5964894_335055.jpg" width="255" /></a></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<i><span style="font-family: inherit;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="font-family: inherit;"><br /></span></i></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;"><b>Premessa</b>: questo romanzo è finalista al Man Booker International Prize, avevo sentito numerosi pareri di lettura entusiasti (una recensione sul Guardian, in particolare) e mi sembrava che tutti ci avessero versato sopra copiose lacrime d'amore. </span>Non è che sia un cattivo libro. Lo consiglio, anzi. Soprattutto ai più giovani. Ci fanno leggere tante cose brutte, questa non lo è. Ma non è decisamente all'altezza delle mie aspettative. Non dopo aver terminato da pochissimo la lettura di alieni come Capote, poi. </div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<i><span style="font-family: inherit;"><b>“Il cuore è la scatola nera di un corpo”</b></span></i></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">Cosa archivia un cuore umano? Cosa rimane della vita precedente quando un organo migra da un corpo ad un altro? </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;"><b>“<i>Riparare i vivent</i>i”</b> vuole raccontare<b> cosa succede al corpo</b> di Simon, ragazzo di diciannove anni con la passione per il surf, quando cade in un <b>coma irreversibile</b>, a seguito di un incidente d’auto. Quello che si vuole suggerire </span><span style="-webkit-text-stroke-width: initial; font-family: inherit;">è che <b>niente è irreversibile, tutto migra e si trasforma</b>. Il cuore di Simon potrebbe essere donato per “riparare” un altro essere umano, per dare nuova vita. </span><span style="-webkit-text-stroke-width: initial; font-family: inherit;"> </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">Non è su questo che si concentra la de Kerengal, però. L’autrice francese indaga su chi resta, sui differenti modi di resistere alla morte, sul<i> “genere di abbraccio che si dà per fare roccia contro il ciclone”.</i></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal; min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><i></i><br /></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">Il tema della <b>donazione degli organi</b> è affrontato a partire da chi deve scendere a patti con una vita al limite: il cuore ancora batte, la coscienza però non c’è più. Il romanzo avrebbe dovuto concentrarsi sull’abbandono della convinzione per cui <b>il corpo non è solo il nostro involucro ma è la nostra identità</b> e vederlo alterato quando moriamo (anche se per un’azione nobile), ci sconvolge. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">Mi sembra che invece questo resti più che altro un bisbiglio mentre ci si sofferma di più su <b>meccanismi ormai corrosi</b> dalle narrazioni mainstream, che vogliono raccontarci con <b>frasi retoriche cosa sia il dolore della perdita</b>, quando, sono in pochi a riuscire ad avvicinarcisi allo stordimento e al disorientamento che provoca la morte. E questi pochi autori, che sanno parlarci della Morte, non vogliono nemmeno farci capire cosa sia, non cercano definizioni e frasi fatte. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal; min-height: 13px;">
<span style="-webkit-text-stroke-width: initial; font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal; min-height: 13px;">
<span style="-webkit-text-stroke-width: initial; font-family: inherit;">La de Kerangal decide di <b>incorporare</b> nel vocabolario romanzesco il <b>lessico specialistico della medicina</b>, o meglio, quella del reparto rianimazione, alveolo con ritmi e leggi proprie.</span><span style="-webkit-text-stroke-width: initial; font-family: inherit;"> </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;"><i>“Lingua che abolisce ogni prolissità, abolisce l’eloquenza e la seduzione delle parole, abusa di nominali, codici e acronimi (…) potenza della sintesi”</i>. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">Questa <b>scelta linguistica</b> è ravvisabile all’inizio ma pian piano viene <b>sommersa dallo stile dell’autrice </b>che invece è tutto fuorché sintetico e <b>abbonda di termini astratti e vaghi</b>, molto lontani dalla concretezza della medicina. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">Un altro rimando alla chirurgia è il <b>modo settoriale</b> in cui la narrazione viene <b>tagliata in sezioni</b> che ci mostrano i vari ricordi e vissuti dei personaggi, chi collegato direttamente, chi indirettamente, al cuore di Simon. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">L’idea era quella di pensare al <b>romanzo come un corpo, un tutto che respira.</b> Le storie dei diversi personaggi sembrano essere state scelte per via dei vari organi che portano in scena, vengono chiamati in causa le corde vocali, il diaframma, il sesso. Anche questa scelta, per quanto interessante, non risulta particolarmente congeniale al ritmo della narrazione, <b>le storie sembrano digressioni scollate dalla tragedia</b> che sta affrontando la famiglia di Simon. Si dissipa quasi del tutto il senso di organicità che avrebbe dovuto avere il racconto. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal; min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">Estrema importanza ha anche <b>la dimensione del tempo</b>. L’elaborazione del lutto è un processo lento, specialmente se avviene nell’ambiente ospedaliero che risponde a ritmi diversi e spesso opposti a quelli della vita del <i>fuori.</i> L’autrice opera una<b> lunga dilatazione temporale</b>, una sorta di piano sequenza che espande la percezione di ogni momento narrativo. Purtroppo questo senso di dilatazione, che ci rende partecipi di ogni dettaglio, <b>non è sempre spontaneo.</b> Si interrompe troppo spesso il corso degli eventi che sembra essere un suppellettile, a supporto della <b>scrittura compiaciuta </b>della scrittrice.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">Lo stile è fortemente <b>disequilibrato</b>. Quando la de Kerengal si sofferma <b>sul concreto, è precisa e raffinata</b>. Riesce ad essere <b>lirica parlando di tecnicismi</b>, quando usa il gergo dei surfisti, il lessico dei professionisti, che sia un artista che plasma la materia o un medico che riflette sulla definizione di morte cerebrale. Quando invece punta alla descrizione del dolore, risulta <b>forzatamente poetica</b> e i suoi tentativi si traducono, troppo spesso, in una <b>cascata di frasi paratattiche</b> che vogliono tutte dire la stessa cosa, abbinate al binario sistema di <b>tripla aggettivazione</b> che, ritengo essere - correggetemi se sbaglio - illegale in almeno diciotto stati. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">"Loro stessi, fallati, spezzati, divisi".</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">Lo so che è da infami citare frasi mozzate, tirate fuori dal contesto. Ma è quel che è. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal; min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">Il problema principale, per me, è la <b>sproporzione retorica</b>. Vi sono momenti inutilmente arzigogolati. Tuttavia, quando invece è necessaria una maggiore drammatizzazione, l’autrice si fa spesso piccina e <b>prosaica</b> e ci vengono restituiti<b> istanti deludenti e depotenziati</b>. Tutti i gesti che i genitori compiono a seguito della morte del figlio, sembrano rituali smorti, sbiaditi, privi di reale autenticità. Non c’è nulla della raffinatezza e della sottigliezza di un <b>Carver</b> (in quel capolavoro che è “una cosa piccola ma buona”), i personaggi sono vittime di <b>automatismi dozzinali</b> (pugni al muro, mani nei capelli, testate sul volante), descritti con <b>artifici retorici banali. </b></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal; min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;">Indugiare continuamente nelle pieghe di ogni istante (sì, sto scimmiottando) è spesso inutile e frustrante per il lettore. Non si traduce infatti in un’epifania,in momento rivelatorio, riflessione illuminante (sì, la scrittrice usa questo sistema di triplette), bensì in una <b>divagazione retorica</b> che non riserva quasi mai sorprese <b>(non è Nabokov</b>). Non è spiacevole, né particolarmente irritante ma non è nemmeno <i>bello</i>. Uno stile che non è al servizio della trama, non serve i personaggi, serve solo il lettore che si compiace di essere<b> trasportato con faciloneria</b> (non smaccata, ma pur sempre faciloneria) n<b>el mare di struggimento e dolore</b> in cui tutti ci crogioliamo (a livello letterario) quando muore un ragazzino di diciannove anni. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal; min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<br />
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; line-height: normal;">
<span style="font-family: inherit;"><b>La frase che possiede più forza evocativa</b> sul tema, rispetto a tutto il resto del romanzo, è: <i>"seppellire i morti, riparare i viventi"</i>. E non l'ha scritta l'autrice ma <b>è una citazione</b>. </span></div>
<div>
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-8655827385767886542015-12-16T02:00:00.001-08:002016-01-20T23:48:57.902-08:00Consigli per non rovinare il Natale ad un lettore <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIM6K8NwBjtl2dDKHYbx1sfBjr3C0ZHklwiqi9S5PxinSNtF32z1W65POzhCi0RMI40c0jsxOjd4OL799gxEUq1DGHYeKMQt3LxeaePDQ1nSjG_mvt-0GwuVkkIeC37-jwiroNmceTOtI/s1600/librinatale_oggetto_editoriale_720x600.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="440" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIM6K8NwBjtl2dDKHYbx1sfBjr3C0ZHklwiqi9S5PxinSNtF32z1W65POzhCi0RMI40c0jsxOjd4OL799gxEUq1DGHYeKMQt3LxeaePDQ1nSjG_mvt-0GwuVkkIeC37-jwiroNmceTOtI/s640/librinatale_oggetto_editoriale_720x600.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<span style="font-family: inherit;"><b>Una guida economica (o quasi) per restare incolumi dinnanzi la Grande Impresa di fine anno: non rovinare il natale ad un lettore. </b></span><br />
<span style="font-family: inherit;">Sì, sto parlando con voi. <b>Mendaci creature</b> convinte che basti una spruzzata d'inchiostro e una rilegatura per far contento chi ama leggere. Non è così. Manifestiamo il nostro <b>diritto di rimostranza. </b><span style="background-color: white;">Allora, partecipate anche voi alla campagna: </span><b>salva un lettore da un abominevole regalo natalizio</b><span style="background-color: white;">. Per dire <b>NO a Fabio Volo e Paolo Coehlo.</b> Per la libertà d'indignazione, per il diritto di critica, perché è ora di ribellarsi, amici.</span></span><br />
<br />
<span style="font-family: inherit;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgd_xwhLZ-i5r5ID-SxYTKFcW6IQz4ztA3PjmOheLTnLyqYtoqKZ3HyQaeHoB5nR0E1dL7QtR2cNayQAAs99XalrHMYxP_Xgpk3gAdv8P4DmX2ybJkBEuKBc88jbD4z2jU11ENw80kJ0H8/s1600/albero_di_natale_libri_6.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgd_xwhLZ-i5r5ID-SxYTKFcW6IQz4ztA3PjmOheLTnLyqYtoqKZ3HyQaeHoB5nR0E1dL7QtR2cNayQAAs99XalrHMYxP_Xgpk3gAdv8P4DmX2ybJkBEuKBc88jbD4z2jU11ENw80kJ0H8/s400/albero_di_natale_libri_6.jpg" width="286" /></a></div>
<span style="font-family: inherit;">Ora, io sono una grande amante delle</span><b style="font-family: inherit;"> liste</b><span style="font-family: inherit;">. Ne scrivo a milioni: sul pc, sui post-it, sulla mano, su foglietti volanti, sul tavolo. Ovunque. </span><b style="font-family: inherit;">Placano la mia angoscia.</b><span style="font-family: inherit;"> Mi sento più soddisfatta nello scrivere le cose da fare che nel farle. Lo so, è follia. Benvenuti nella contemporaneità, in cui abbiamo accolto il nostro disturbo ossessivo compulsivo come </span><b style="font-family: inherit;">una cosa bella (Instagram, amici) </b><span style="font-family: inherit;">anziché aiutarci con le pillole. Non lamentatevi della </span><b style="font-family: inherit;">Kondo</b><span style="font-family: inherit;">, giapponesina rassetta tutto, in testa alle classifiche dei libri più venduti. </span><b style="font-family: inherit;">è colpa nostra</b><span style="font-family: inherit;">. Ad ogni modo, non potevo quindi esimermi dal fare </span><b style="font-family: inherit;">una wishlist natalizia</b><span style="font-family: inherit;">, che naturalmente è valida tutto l'anno (il 30 Gennaio è il mio compleanno, </span><b style="font-family: inherit;">friendly reminder)</b><span style="font-family: inherit;">. A dire il vero ne ho fatte due. </span><a href="http://bit.ly/1Nla2UN" style="font-family: inherit;" target="_blank">Una su aNobii</a><span style="font-family: inherit;"> e </span><a href="https://it.pinterest.com/amoreesquallore/wishlist-di-natale/" style="font-family: inherit;" target="_blank">l'altra sul social che mi sta rovinando la vita:</a><span style="font-family: inherit;"> Pinterest. A cosa serve </span><b style="font-family: inherit;">Pinterest</b><span style="font-family: inherit;"> se non a creare utopiche liste desideri che vadano a colmare il vuoto di noi figli del materialismo più becero? Ma so che anche voi bramate </span><b style="font-family: inherit;">l'unicorno di Tiger, </b><span style="font-family: inherit;">suvvia. </span><br />
<span style="font-family: inherit;"><br /></span>
<span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white;"><br /></span></span>
<span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white;"><br /></span></span>
<span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white;">P</span>osto che consultare le wishlist dei vostri benamati, resta la soluzione migliore, passiamo ad elencare la <b>vasta gamma di titoli (</b>sì, i libri belli esistono ancora e sono pure tanti) che attendono solo di essere comprati e impacchettati da voi. </span><br />
<br />
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/MUNTXOwJZ_4" width="560"></iframe><br />
<span style="font-family: inherit;"><br /></span>
<span style="font-family: inherit;">Per chi non abbia la forza (né la volontà) di sorbirsi stoicamente <b>ventisei minuti di video</b> (a mia discolpa posso dire che prima del montaggio erano <b>quaranta</b>), a seguire <b>l'elenco dei titoli citati</b> (e relativi approfondimenti video o recensioni). </span><br />
<b><span style="font-family: inherit;"><br /></span></b>
<b><span style="font-family: inherit;">Quando siete felici fateci caso - Kurt Vonnegut, min 01:58</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Espiazione - Ian McEwan (<a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2012/11/espiazione-mcewan-la-verita-non-importa.html" target="_blank">qui</a> la recensione), min 03:56</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">La breve favolosa vita di Oscar Wao - Junot Diaz (<a href="https://www.youtube.com/watch?v=C8VAmexYa84" target="_blank">qui</a> il video in cui ne parlo), min 04:45</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Il signore degli orfani - Adam Johnson (<a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/08/al-riparo-dal-potere-il-signore-degli.html" target="_blank">qui</a> la recensione), min 05:51</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">La porta - Magda Szabo, min 06:50</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Pastorale Americana - Philip Roth, min 08:08 (dell'autore vi ho già parlato <a href="https://www.youtube.com/watch?v=-nQnYfDjMVo&feature=youtu.be" target="_blank">qui </a>e <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2015/06/uragano-roth-la-macchia-umana.html?showComment=1435773949225" target="_blank">qui</a> e <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2015/10/sii-breve-et-arguto-o-quasi.html" target="_blank">qui)</a> </span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Marcello Fois - Stirpe, Nel tempo di mezzo, Luce perfetta, min 09:27 (<a href="http://www.unacasasullalbero.com/nel-tempo-di-mezzo/" target="_blank">qui </a>la recensione) </span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">L'amica geniale - Elena Ferrante, min 11:16 (ve ne ho parlato copiosamente <a href="https://www.youtube.com/watch?v=-Nj-8ExHCwM&feature=gp-n-y&google_comment_id=z13gjldbsyervflrm04cfb0byuznc12yusc0k" target="_blank">qui)</a></span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">La gigantesca barba malvagia - Stephen Collins, min 12:24</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Dimentica il mio nome - Zerocalcare, min 13:53</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">I figli del capitano Grant - Alexis Nesme, min 15:02</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Raccontare il mare - Bjorn Larsson, min 16:21</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Leviatano - Philip Hoare, min 16:49</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Abbiamo sempre vissuto nel castello - Shirley Jackson, min 17:08</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Annientamento - Jeff Vandermeer, min 18:26 (già parlato della trilogia dell'area x <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2015/03/annientamento-di-jeff-vandermeer-luoghi.html" target="_blank">qui,</a> <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2015/11/lorrendo-ignoto-di-jeff-vandermeer.html" target="_blank">qui</a>, <a href="https://www.youtube.com/watch?v=eDUu3DZOAWU" target="_blank">qui</a> e <a href="https://www.youtube.com/watch?v=DOvcy7GoXSg" target="_blank">qui</a>) </span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">A pesca nelle pozze più profonde - Paolo Cognetti, min 19:18 </span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Il mestiere di scrivere - Raymond Carver, min 20:05</span></b><br />
<span style="font-family: inherit;"><b>La morte del padre - Karl Ove Knausgard, min 2</b><b>0:20 (ve ne ho parlato <a href="https://www.youtube.com/watch?v=mvhWdxgFMTE" target="_blank">qui</a>) </b></span><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Vari Bur classici, edizioni illustrate, min 21:25 </span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Harry Potter e la pietra filosofale (versione illustrata), min 22:11 </span></b><br />
<span style="font-family: inherit;"><b>Middlemarch - George Eliot, min </b><b>22:31 (ve ne ho parlato <a href="https://www.youtube.com/watch?v=Ijlghc8elb4" target="_blank">qui</a>) </b></span><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Villette - Charlotte Bronte, min 22:50</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Il grande mare dei sargassi - Jean Rhys, min 23:04</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Chi ti credi di essere - Alice Munro, min 24:07 (ve ne ho parlato <a href="https://www.youtube.com/watch?v=J24Y1I1QzDc&feature=gp-n-y&google_comment_id=z13iydbblkedupzyv04cctnabse3gxvbspw0k" target="_blank">qui</a>)</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">La boutique del mistero - Dino Buzzati, min 24:54 (citato innumerevoli volte, tra cui <a href="https://www.youtube.com/watch?v=J24Y1I1QzDc&feature=gp-n-y&google_comment_id=z13iydbblkedupzyv04cctnabse3gxvbspw0k" target="_blank">qui</a>)</span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;">Sillabari - Goffredo Parise, min, min 25:30 (anche lui sempre <a href="https://www.youtube.com/watch?v=J24Y1I1QzDc&feature=gp-n-y&google_comment_id=z13iydbblkedupzyv04cctnabse3gxvbspw0k" target="_blank">qui</a>) </span></b><br />
<b><span style="font-family: inherit;"><br /></span></b>
<span style="font-family: inherit;">Dopo avervi intontito più del cenone e dei sollazzi di fine anno, mi eclisso. Ma non prima di avervi augurato buone feste, di tutto cuore. Grazie per seguirmi sempre con lo stesso entusiasmo ogni anno. Un bacione alla mamma (e questa volta anche ai vostri cari). </span><br />
<a href="http://it.pinterest.com/pin/create/extension/?url=https%3A%2F%2Fwww.blogger.com%2Fblogger.g%3FblogID%3D7442957606448413263%23editor%2Ftarget%3Dpost%3BpostID%3D865582738576788654%3BonPublishedMenu%3Dposts%3BonClosedMenu%3Dposts%3BpostNum%3D1%3Bsrc%3Dlink&media=https%3A%2F%2F4.bp.blogspot.com%2F-Bqa-s4GpcyU%2FVm8YDOrKa1I%2FAAAAAAAACT4%2FiKPlEDJP7zI%2Fs640%2Flibrinatale_oggetto_editoriale_720x600.jpg&xm=h&xv=sa1.37.01&xuid=Y9vVTe9Gndny&description=" style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; left: 42px; opacity: 0.85; position: absolute; top: 18px; width: 40px; z-index: 8675309;"></a><a href="http://it.pinterest.com/pin/create/extension/?url=https%3A%2F%2Fwww.blogger.com%2Fblogger.g%3FblogID%3D7442957606448413263%23editor%2Ftarget%3Dpost%3BpostID%3D865582738576788654%3BonPublishedMenu%3Dposts%3BonClosedMenu%3Dposts%3BpostNum%3D1%3Bsrc%3Dlink&media=https%3A%2F%2F4.bp.blogspot.com%2F-Bqa-s4GpcyU%2FVm8YDOrKa1I%2FAAAAAAAACT4%2FiKPlEDJP7zI%2Fs640%2Flibrinatale_oggetto_editoriale_720x600.jpg&xm=h&xv=sa1.37.01&xuid=Y9vVTe9Gndny&description=" style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; left: 42px; opacity: 0.85; position: absolute; top: 18px; width: 40px; z-index: 8675309;"></a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-1474979623865569352015-12-09T02:55:00.003-08:002015-12-09T03:05:00.902-08:00Leggere non solo con gli occhi<div style="font-family: Helvetica; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; letter-spacing: 0px;">Vi siete mai soffermati su che cosa voglia dire “<b>leggere</b>”? Dimenticate l’aforisma di Kafka (<i>“un libro deve essere l'ascia che rompe il mare ghiacciato che è dentro di noi”</i>) o le frasi slogan che fanno vendere tanto merchandising all’interno delle Feltrinelli (“<i>Leggo perché sono libera</i>” e affini). Mi riferisco alla prassi, all’azione concreta della lettura. Aprire un libro, sfogliarlo, visualizzarne ogni singola parola, seguire con gli occhi le frasi da un capo all’altro della pagina. Il canale di comunicazione: <b>dagli occhi alla mente</b>. Avete mai pensato al fatto che ci sono persone che non possono “leggere” in questo modo perché questo canale gli è precluso? Probabilmente no. Raramente ammetto di averlo fatto io. La realtà è che spesso ignoriamo del tutto che le stesse storie che amiamo possono essere conosciute in maniera completamente diversa, diventare <b>accessibili attraverso altre strade</b>, che non partono dagli occhi per arrivare a noi. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; letter-spacing: 0.0px;">Sapevate che <b>le persone non vedenti e ipovedenti sono tra</b> <b>i lettori più forti</b> in Italia? Eppure non godono di “parità” effettiva<b> </b>per ciò che riguarda la lettura, almeno non ancora. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; letter-spacing: 0.0px;">Ho conosciuto uno spicchio del loro mondo, attraverso <b>un reading al buio</b>, organizzato dalla <b><a href="http://www.libriitalianiaccessibili.it/" target="_blank">Fondazione LIA (Libri Italiani Accessibili)</a></b>, tenutosi nella cornice del <b>Laboratorio Formentini per l’editoria. </b></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; letter-spacing: 0.0px;">Cos’è un reading al buio? è l’incontro con la quotidianità dei lettori non vedenti. L’occasione per scoprire <b>come si legge un libro, non attraverso gli occhi</b>. In condizioni di semioscurità, <b>Paolo Colagrande</b> - autore di <a href="http://www.edizioninottetempo.it/it/prodotto/senti-le-rane" target="_blank"><b>“Senti le rane” (edito da Nottetempo)</b></a>, tra i finalisti del <b>Campiello</b> di quest’anno - con l’aiuto di <b>Antonino Cotroneo</b>, lettore ipovedente, ha letto alcuni passi del suo romanzo. </span><br />
<div style="font-family: helvetica;">
<span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0.0px;"><br /></span>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio3V2oFpFhbwsiLMcFeepLsfsOv6XiAQFI6vKA0f7UwBCtDd3ni4pYxQYYaKzsOgWj0u5utNKVbgh2F1gX-w6HjSO-ZWEB9eBD-QmNs9CGQI5rvTX3Qkt9TLxab6XPg11XitsYu7ueejk/s1600/IMG_7808.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio3V2oFpFhbwsiLMcFeepLsfsOv6XiAQFI6vKA0f7UwBCtDd3ni4pYxQYYaKzsOgWj0u5utNKVbgh2F1gX-w6HjSO-ZWEB9eBD-QmNs9CGQI5rvTX3Qkt9TLxab6XPg11XitsYu7ueejk/s400/IMG_7808.JPG" width="400" /></a></div>
<div style="font-family: helvetica;">
<br /></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">Antonino, al termine del reading, ha spiegato davanti alla classe di ragazzi chiamata all’ascolto, i diversi strumenti utilizzati per la lettura. Oggi la tecnologia permette di leggere in maniera più rapida e semplice, addirittura attraverso lo smarthphone (e i suoi processi di sintesi vocale), non soltanto in braille. Sapete </span><b style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">quanto è difficile (e costoso) realizzare un libro in braille?</b><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"> Pensate che la saga di Harry Potter potrebbe occupare un’intera stanza di carta. La </span><b style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">Fondazione LIA</b><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">, coordinata dall’</span><b style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">AIE </b><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">e finanziata dal Ministero dei Beni Culturali, si occupa appunto di sfruttare le nuove tecnologie per realizzare ebook (il loro catalogo è di </span><b style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">oltre 9 mila e-book accessibili</b><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">) che rendano possibile la lettura alla comunità di </span><b style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">lettori italiani con disabilità visive.</b></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; letter-spacing: 0.0px;">Personalmente, il modo in cui ho “letto” il testo di Paolo Colagrande ha suscitato sensazioni diverse rispetto alla mia solita esperienza di lettura. Ha dato un’altra dimensione alle parole, quasi più concreta. Le frasi assumevano <b>una sostanza sonora</b>, non si limitavano ad esistere solo nella mia immaginazione. Il reading al buio non è servito semplicemente a sensibilizzare su una realtà “difficile” ma, al contrario, ha dimostrato prima di tutto come accessi diversi alle stesse risorse (le storie) non diano come risultato la stessa esperienza. <b>L’uguaglianza (parità di accesso, stesse possibilità di leggere per tutti) non è sinonimo di omologazione.</b> L’ascolto non è lo stesso senso della vista, così come il tatto - decifrare ogni puntino con le dita (per chi legge in braille) - non equivale al seguire ogni frase con lo sguardo. Per tale motivo non si parla di sostituibilità ma di accessibilità. Sono due mondi diversi, <b>due linguaggi diversi, due traduzioni diverse della stessa storia.</b></span><br />
<div style="font-family: helvetica;">
<span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0.0px;"><b><br /></b></span>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1Sz9qlfucCsS2ux3CPGRcnRkNqd2SlTALmM7Tp0hC6hm61mZXVkXQxz65TfIJP2DTfnhmGohqwAMjviGmsH6DacAW7Vk-7vkw2qIuzZwfY6CDCIdjrceB1b6UFMV-_12c2NGYs0SOB0U/s1600/IMG_7811.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1Sz9qlfucCsS2ux3CPGRcnRkNqd2SlTALmM7Tp0hC6hm61mZXVkXQxz65TfIJP2DTfnhmGohqwAMjviGmsH6DacAW7Vk-7vkw2qIuzZwfY6CDCIdjrceB1b6UFMV-_12c2NGYs0SOB0U/s640/IMG_7811.jpg" width="480" /></a></div>
<div style="font-family: helvetica;">
<span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0.0px;"><b><br /></b></span></div>
</div>
<div style="font-family: Helvetica; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; letter-spacing: 0.0px;">Dopo il reading, Antonino Cotroneo ha fatto un esempio illuminante. La classe di ragazzi che hanno partecipato all’incontro frequenta un istituto tessile. Antonino ha chiesto loro: <b>“E se improvvisamente foste costretti a cucire solo vestiti della stessa taglia? O della stessa fantasia?”. </b></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; letter-spacing: 0.0px;">Sarebbe un mondo piatto, privo di immaginazione. E così è per i libri. Leggere è diverso per i lettori non vedenti o ipovedenti, non migliore o peggiore. Dipende solo da noi rendere per loro l’esperienza della lettura facile o molto difficile. <b>La Fondazione LIA</b> si occupa proprio di questo e spero che possiate seguirla e supportarla nel suo percorso (sempre in crescendo) verso l’uguaglianza. </span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; letter-spacing: 0px;">Ormai è strabusato l’esercizio di retorica superficiale su quanto la lettura ci renda migliori, più felici, più bravi, più belli. Suggerisco di <b>abbandonare gli slogan</b> e di concentrarsi su cosa la lettura sia prima di tutto: <b>un diritto</b>. Facciamo in modo che sia accessibile a tutti. </span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-29078251496148195692015-11-07T08:25:00.004-08:002015-12-10T02:13:01.932-08:00L'orrendo ignoto di Jeff Vandermeer<div style="color: #141923; font-family: Optima; line-height: normal;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix-ZZZyrkEwNnhqOk4LvHv634SRV1HD3mr-qlYIo__UxR0JsvCVWYK-aexghIgkVRy_vHN_vfjNxzg9RMRrF5BPpE1p8iSq9N-5tHU5sCHkJKOrcZmf8Ak3DZ3qhJ6N7z0yU0Q7RRN90U/s1600/FullSizeRender-5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="488" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix-ZZZyrkEwNnhqOk4LvHv634SRV1HD3mr-qlYIo__UxR0JsvCVWYK-aexghIgkVRy_vHN_vfjNxzg9RMRrF5BPpE1p8iSq9N-5tHU5sCHkJKOrcZmf8Ak3DZ3qhJ6N7z0yU0Q7RRN90U/s640/FullSizeRender-5.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="font-family: optima;">
<br /></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="letter-spacing: 0px;">"</span><i style="letter-spacing: 0px;">Accettazione</i><span style="letter-spacing: 0px;">" - capitolo conclusivo della trilogia dell’Area X - è l’ennesima apnea nel conturbante oceano creato da Jeff Vandermeer. </span></span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;">Preparatevi a rimanere intrappolati, come i protagonisti, per delle lunghissime ore nell’Area x, per di più nel bel mezzo dell’inverno. Se <i>Autorità</i> - secondo capitolo della trilogia - adottava un punto di vista esterno alla Zona anomala e ci offriva un quadro meno compromesso, un’inquadratura dal confine, in <i>Accettazione</i> ci troviamo di nuovo nel caos dell’Area X, a fare i conti con tutte le sue bizzarrie faunistiche e anomalie topografiche. </span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal; min-height: 14px;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;"><i>“Quando hai deciso di entrare nell’Area X hai rinunciato al diritto di dire che una cosa è impossibile”</i>.</span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal; min-height: 14px;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<div style="color: #141923; font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;">Ancora una volta, infatti, è lei la protagonista decisiva della narrazione: l’Area X. Lo scenario inquietante, dipinto da Vandermeer, vede l’uomo ostaggio di un luogo che gli è ostile o, ancor peggio, indifferente a tal punto da fagocitarlo per istinto. La natura ha acquisito coscienza propria, un proprio respiro, una propria volontà. Dall’incontro con questo <i>orrendo ignoto </i>nascono l’ossessione e la paranoia della contaminazione che seguono le classiche atmosfere del body horror (le copertine disegnate da LRNZ danno un’idea). L’ambientazione creata da Vandermeer rappresenta l’ecosistema naturale danneggiato, la prefigurazione di una Natura che, dopo essere stata a lungo contaminata, sia andata incontro ad una trasformazione che anziché farla morire, l’abbia portata ad assumere la capacità di attuare un’invasione, agendo completamente al di fuori della portata dell’uomo. Risuona beffarda di sottofondo l’impotente retorica delle Smart Cities a misura d’uomo (e magari con tanti spazi verdi!). Per quanto l’Area X sia un’ambientazione aliena, nel terzo capitolo diventa ancora più evidente il sospetto che sia certamente il prodotto dell’azione umana e quindi sua precisa responsabilità. Di definizioni per descrivere questo particolare filone ne sono state date tante: new weird, eco-thriler, climate fiction…</span></div>
<div style="color: #141923; font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;">Tutti figli del grande calderone dello sci-fi, che si presta benissimo a rappresentare i diversi scenari del mondo che verrà. Sembrerebbe che tutti cullino lo stesso presentimento: il futuro sarà da incubo, soprattutto se continuiamo ad agire indiscriminatamente sull’ambiente che ci circonda.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"><br /></span>
</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="letter-spacing: 0px;">La trilogia s’incastra su un binomio particolare: da un lato l’ombra della responsabilità umana, dall’altro l’impotenza dei personaggi contro questa nuova Forza che li infetta. I protagonisti infatti sembrano sotto scacco, sempre frustrati dall’inconoscibilità dei misteri dell’Area X. Questo impasse viene parzialmente superato in </span><i style="letter-spacing: 0px;">Accettazione </i><span style="letter-spacing: 0px;">che - per quanto il titolo presupponga una sorta di rassegnazione a fare i conti con forze più potenti di noi - si risolve in un finale particolare, in cui il “sacrificio” e il libero arbitrio dell’uomo contano ancora qualcosa.</span></span></div>
</div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal; min-height: 14px;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;"></span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;">Lo stato psicologico dei personaggi è, di nuovo, centrale, forse ancora di più che negli altri capitoli. La narrazione risulta più densa, ricca di personaggi e sfaccettature. Ci si muove tra più piani temporali(numerosi sono i flashback che contribuiscono a dipanare molti dei misteri lasciati in sospeso negli altri volumi) e diversi punti di vista che danno più dinamismo alla storia, soprattutto se paragonati al punto di vista unico dei precedenti capitoli, a volte asfissiante. Spesso pesa eccessivamente l'indugiare dell'autore in descrizioni macchinose sull'alterazione mentale dei personaggi ma è innegabile che i protagonisti, stavolta, hanno più agency. Soprattutto perché Vandermeer utilizza l’Area X come una sorta di purgatorio in cui pagare gli sbagli, le scelte (e le non scelte) della propria vita:</span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;"><i>“Varcare il confine significava entrare in un purgatorio dove trovavi tutte le cose perse e dimenticate”</i>.</span></div>
<div style="color: #141923; font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;">L’idea è quella di creare un luogo estremo in cui le percezioni siano alterate, amplificati i ricordi, i rimpianti. <i>Accettazione</i> è il più insidioso dei tre capitoli, si muove tra due mondi, all’interno dell’Area X e all’esterno, nel mondo della vita quotidiana e nel mondo dove tutto è possibile e dove però tutto sembra allo stesso tempo più intenso, più reale. </span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;"><i>“L’unico pensiero che si insinua la sera, dopo un appuntamento dal medico o un salto al supermercato: in che mondo vivo in realtà?Puoi esistere in entrambi?”. </i></span><br />
<div style="font-family: optima;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i><br /></i></span>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZcpPYTSyZnecER5cYGHzZ28pAO9eT7d8DMsos3X9pSH3mgN2HuCi6ICK4zxGckqOI5sgJwrrhEAvC9jV963NsqMqUw08huMgMS2EoHJ2sd9Fc1E-1_My0sf2g_V3DWvJdoYvNIfdCmHA/s1600/IMG_7345.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZcpPYTSyZnecER5cYGHzZ28pAO9eT7d8DMsos3X9pSH3mgN2HuCi6ICK4zxGckqOI5sgJwrrhEAvC9jV963NsqMqUw08huMgMS2EoHJ2sd9Fc1E-1_My0sf2g_V3DWvJdoYvNIfdCmHA/s400/IMG_7345.JPG" width="400" /></a></div>
<div style="font-family: optima;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i><br /></i></span></div>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjF2yh6rOs2IhaZnYa4loi4V69FG1bbx1Dtr7oWTr0JTMAq-ajrKyO3nb63t_FmkL8xrPS5pXJjVg9WEcszGI7d8xhSJwHPTnLKT8URVZi4H0fgBlL8TkHkHaa2_RYDHdBVzYBFVfHVUKE/s1600/FullSizeRender-4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="322" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjF2yh6rOs2IhaZnYa4loi4V69FG1bbx1Dtr7oWTr0JTMAq-ajrKyO3nb63t_FmkL8xrPS5pXJjVg9WEcszGI7d8xhSJwHPTnLKT8URVZi4H0fgBlL8TkHkHaa2_RYDHdBVzYBFVfHVUKE/s400/FullSizeRender-4.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0px;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="letter-spacing: 0px;">Molto insistito è il motivo dello sguardo, creatore di mondi, che ricorda la metafora cinematografica. Si riflette nel continuo rimando all’idea di sorveglianza che c’è all’interno dell’Area X - </span><i style="letter-spacing: 0px;">“Del resto in quei luoghi qualunque cosa spiava e veniva spiata”- </i><span style="letter-spacing: 0px;">sia nel rimando continuo alla luce (tutto sembra animarsi sempre con un’illuminazione o un luccichio) e addirittura si fa un’ipotesi azzardata su come tutto possa essere nato per colpa di una lente…</span></span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;">C’è anche un fondo di metaletterario in Vandermeer: la figura dello Scriba in primis, ma in maniera più sottile, ciò che vedo, vive. Ciò che illumino, creo. Ciò che scrivo, forgio. </span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal; min-height: 14px;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;">Infine, nella trilogia, tutto è connesso. Luoghi e persone presenziano nella narrazione sempre come immagini speculari, doppioni che vivono in simbiosi. Il faro che rimanda ad un altro faro, il tunnel che gli è speculare, i doppioni fantocci ecc…</span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;"><i>“Un faro che proiettava il suo segnale verso un altro faro”.</i></span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal; min-height: 14px;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; letter-spacing: 0.0px;">La trilogia dell’Area X è così conclusa. Un lavoro che è intessuto di echi, rimandi, il meglio delle suggestioni dello scrittore (in primis, Lost), rielaborati in questa trilogia “anomala”, una breccia nella mente, una singolarità. S’inserisce perfettamente nelle tendenze dello storytelling contemporaneo: serialità e coralità, un universo immersivo , capace di catturare il lettore con ingegno e raffinatezza. </span></div>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal; min-height: 14px;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<div style="font-family: Optima; line-height: normal;">
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Unico appunto: avrei forse preferito più concretezza nella descrizione di alcune "creature" che popolano l'Area X, meno vaghezza. Ammetto di non essermi immaginata molti dettagli, descritti in maniera fin troppo ermetica. </span><span style="font-family: optima;"> </span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-54902539956583107052015-06-30T23:36:00.001-07:002015-06-30T23:37:52.679-07:00Uragano Roth: La macchia umana<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Avvertenze: </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">1) questa sarà una lunga, lunghissima - probabilmente sconclusionata - tirata, i miei due cent, su un signore che assomiglia spaventosamente ad Italo Calvino (e a Neri Marcorè). </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">2) A me piacciono moltissimo gli avverbi e li uso spesso in maniera inappropriata. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">3) Non ho ricevuto una solida formazione critica e questo è solo il frutto di letture disordinate e un’inesauribile curiosità. </span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1hWnWppgbBvbHnGd1wXgC1TJAevTvn9m1j1GbJ_KZAXGVwU0KFTc-rYJiWi55bx0uy0Cr2kctNhVJRqFfEahrq9y2jWghyphenhyphenpfYuU2rjhtfjTK_HkfKDBp9tykOh-F5efHdcCCKjoVxO-M/s1600/1797594_789906077789668_1562373335602206528_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1hWnWppgbBvbHnGd1wXgC1TJAevTvn9m1j1GbJ_KZAXGVwU0KFTc-rYJiWi55bx0uy0Cr2kctNhVJRqFfEahrq9y2jWghyphenhyphenpfYuU2rjhtfjTK_HkfKDBp9tykOh-F5efHdcCCKjoVxO-M/s400/1797594_789906077789668_1562373335602206528_n.jpg" width="398" /></a></div>
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Ho da pochi minuti terminato la lettura de “<i>La macchia umana</i>” di Philip Roth. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Ci sono quei libri che si insinuano all’interno del tuo consolidato nido di credenze, idee, saperi, pregiudizi, convinzioni - che hai fortificato con fatica e scrupolosa dedizione in vent’anni di scuola, vita familiare, cadute e ripartenze sentimentali - e sai già che non c’è più nulla da fare. Arrivano per scombussolare tutto, tocca ricostruire il castello di carta della tua identità da capo. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Sono libri alteri, sdegnosi. Non smetterai mai di consigliarli, di parlarne, di instaurare confronti e soprattutto li rileggerai. Probabilmente subito dopo averli terminati, li ricomincerai. Questo è il destino fortunato di libri come “<i>La macchia umana</i>”. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Il mio primo Roth. Considerato uno dei più grandi scrittori viventi, vittima felice del totoNobel praticamente ogni anno, scatenato, chiacchieratissimo Roth. Ho sempre nutrito un timore reverenziale (vi rassicuro: non c’è ragione) verso queste figure della letteratura. Acquistano un’aria familiare, il loro nome - dappertutto letto, dappertutto udito - diventa quasi una sagoma. Roth, in particolare, con le sue consonanti finali, due arroganti fricative dentali, me lo immagino sempre con una giacca di lana cotta, modello coloniale, con le sopracciglia aggrottate, propenso verso di me come un grosso rapace ma dallo sguardo ironico. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Si dia il caso che l’autore Roth sembri (e badate, sembrare è un verbo spietato) rassomigliare straordinariamente ai personaggi che raffigura. Vi avverto, prima di scrivere non ho cercato informazioni biografiche, né recensioni né alcun tipo di materiale a supporto di questa tesi. Semplicemente sembra così. Da lettrice, vedo che Coleman Silk è simile al suo artefice e l’autore si limita, come dire, a quest’opera di svelamento e occultamento continuo dello specchio. è così vicino, così vicino all’essenza del personaggio che dev’essere lui. Sappiamo che lo scrittore deve essere un abilissimo fingitore ma siccome io non credo ad un’abilità portentosa nel dissimulare che sia completamente disinteressata, devo pensare che il demone a cui risponde il signor Roth sia di natura personale. Non esiste che si vada così a fondo ad un personaggio senza che ci sia qualcosa di tuo. E tutta quella storia sulla necessità del testimone - perché il resoconto della faccenda qui ci viene fornito dallo scrittore Nathan Zuckerman - è una grossa panzana e qui si sta parlando di un meraviglioso alter ego. Anzi di due: Nathan Zuckerman, narratore degli eventi, e il coetaneo Coleman Silk, nella parte del povero viveur. La testimone unica è la scrittura. L’autore per proteggersi deve inventarsi delle maschere ma sappiamo tutti che razza di narcisi egocentrici siano, con noi non attacca.</span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">D’altra parte, non credo che lavorando di fantasia il signor Roth sarebbe stato in grado di arrivare a tali vette di autenticità. Il protagonista dunque è una personalità formidabile e così il suo creatore. Ora possiamo addentrarci nel fitto della foresta nera. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">L’evidenza è che il romanzo - ma forse tutta l’opera dell’autore - si giochi su un crudele tiro alla fune. L’agone si tiene tra l’audace individualismo, l’autoaffermazione del sé al di là di qualsiasi vincolo sociale (persino familiare!) e dall’altro lato i dispositivi della società - il meccanismo del <i>decoro, </i>brutta bestia per Roth - che tentano di ricondurre lo scandaloso fluire della vita in fredde categorie, rigide convenzioni, etichette restrittive.</span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Nello specifico, Coleman Silk è un professore universitario sulla settantina la cui carriera impeccabile si macchia irrimediabilmente quando viene accusato di razzismo. Coleman usa la parola <i>spooks </i>per riferirsi a due studenti di colore. Il termine ha due accezioni: la prima è <i>spettri, </i>intenzionalmente utilizzata dal professore, facendo riferimento all’assenteismo dei due studenti (che lui non ha mai visto!); la seconda invece è un insulto spregiativo, <i>negro</i>. La prima sfumatura di significato appartiene al vocabolario, alla lingua codificata, il significato originario. La seconda appartiene allo <i>slang,</i> la lingua corrente che modifica e manipola i significati, si adatta alla mutevole contingenza della vita, alle congiunture della storia e vive di contraddizioni. La lingua è biforcuta, ambivalente, cela sempre un paradosso, un’opposizione. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Una sola parola, pronunciata da un uomo di lettere (lettere antiche, lettere classiche), si rivela rovinosa. Diventa infatti il pretesto per infamare una figura rispettabile, eppure odiosa. Coleman infatti è apparentemente inserito nella convenzionalità - un distinto accademico, benestante, una famiglia numerosa, un aspetto piacente, un fisico ancora agile - eppure è scomodo, all’interno della comunità. Perché eccessivamente brillante, una sorta di despota, dalla mente tumultuosa. Ha trascinato fuori dalle secche intellettuali il campus, tagliando via i rami secchi (licenziando le cariatidi nullafacenti). Ironicamente potremmo dire, per usare un termine logorato dalla cronaca politica, che la sua opera di <i>rottamazione</i> ha fatto esplodere un sistema farraginoso per inaugurare un <i>nuovo corso</i>, più meritocratico, più dinamico. Un professore tanto illuminato quanto detestabile, per la sua arroganza, i suoi azzardi, la sua titanica personalità. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">L’accusa di razzismo non cadrà immediatamente - come vorrebbe il buon senso - nessuno infatti si schiererà apertamente dalla parte di Coleman che così dovrà sottostare a dei processi farsa, interrogatori, indagini interni al campus che sono più una beffa che una condanna. L’intento dei colleghi non è quello di rovinarlo bensì di mantenerlo sulla graticola, di vederlo rosolare, che mostri un po’ di umiltà. Ma Coleman Silk non riesce ad accettare l’onta subita, e proprio quando tutti stanno per dimenticarsi del piccolo scandalo, il professore decide di dimettersi, ritirandosi in uno sdegnoso e rabbioso esilio. Due anni dopo, riesce a liberarsi del rancore che l’ha quasi soffocato, abbandonandosi ad una relazione con Faunia, una silvestre creatura di trentaquattro anni, che risveglia una forza invisibile ed incontrollabile, quasi più dell’odio che per anni lo ha imprigionato:<i> il desiderio</i>. Il perbenismo della piccola comunità lo attacca nuovamente con ferocia accresciuta. Ogni atto commesso da Coleman sembra suscitare una condanna, ormai è <i>macchiato, </i>è l’appestato con la campanella. </span></span><br />
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<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">In un primo momento, dunque, la tenzone interna alla narrazione è tra la libertà dell’individuo (specialmente l’individuo eccezionale) di affermarsi con tutto il peso della sua <i>persona (</i>è interessante il fatto che in latino persona voglia dire maschera, ma ci torneremo dopo) al di là della morale comune, al di là delle etichette di giusto e sbagliato (spesso non coincidenti con bene e male) e la brutalità, la forza schiacciante della società che tenta di ricondurre la volontà particolare alla cieca volontà generale della storia con i suoi meccanismi culturali disciplinanti e disciplinati. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Coleman è scandaloso, Coleman va punito. Questo professore che non si rassegna, che vuole smaccatamente vivere al di fuori della decenza. </span></span><br />
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<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhe1bi6J4i6TdPUq6aqfF5H8IZK3TfZekVVFYl5so141WLqzGCOwdQDYKQsr7DUfPXU0qkJvpCv_7y1EEH4kok9Rb9pBAa2ueTszUclVjq6O6xlgxW-pZx23W-uHEoRveKRu7A7TdUz1UU/s1600/IMG_3598.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="294" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhe1bi6J4i6TdPUq6aqfF5H8IZK3TfZekVVFYl5so141WLqzGCOwdQDYKQsr7DUfPXU0qkJvpCv_7y1EEH4kok9Rb9pBAa2ueTszUclVjq6O6xlgxW-pZx23W-uHEoRveKRu7A7TdUz1UU/s640/IMG_3598.jpg" width="640" /></a></div>
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<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7442957606448413263" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a><br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Da un lato, abbiamo la raffigurazione di questi grandi narcisi con la loro fitta retorica del sé e i loro slanci virtuosistici della Parola e dell’ingegno. Dall’altro abbiamo un continuo infierire su di loro con le armi affilate della calunnia e del pettegolezzo e il conseguente disonore per il nostro protagonista. Le personalità formidabili si ricollegano ad un elemento fondante della società americana: l’individualismo. Un individualismo però sempre teso come un dardo verso una realizzazione del sé, frustrata dal perbenismo e dall’ipocrisia della comunità. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Non cedete all’autoinganno, non fatevi stregare dal fingitore. Non è un duello ad armi pari. Non c’è una vittoria morale dello spirito del protagonista, superuomo che si rivale sulla grettezza e la mediocritas della società americana. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">La grande lezione di Roth è che tutta la grande importanza data alla personalità, all’individuo, è infine sempre sbilanciata (a suo sfavore) dal <i>memento</i> riguardo la sua insignificanza. <i>“Non eravamo più romanzeschi di quanto gli animali fossero mitologici o impagliati”. </i></span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"><i><br /></i></span></span>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSeqxnXDNhtw7vorXkDoxbbePUBSgUoObyJd9KZG1fuPmj-Kg30DA-2EqKH6Zf_fs5Rg5O8B8gUqXMgQKJPjLB0hYvIj2glP583ZW1zNTMY-MN7EZb9hyphenhyphenZ4TF1JSu-CxXALmjSOPxSsqU/s1600/IMG_3586.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="579" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSeqxnXDNhtw7vorXkDoxbbePUBSgUoObyJd9KZG1fuPmj-Kg30DA-2EqKH6Zf_fs5Rg5O8B8gUqXMgQKJPjLB0hYvIj2glP583ZW1zNTMY-MN7EZb9hyphenhyphenZ4TF1JSu-CxXALmjSOPxSsqU/s640/IMG_3586.jpg" width="640" /></a></div>
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"><i><br /></i></span></span>
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<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i><br /></i></span></div>
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<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Il discorso di Roth non si limita a criticare quel costrutto per cui <i>“tutti sanno”</i>. L’inconscio collettivo, quella lava vischiosa di pregiudizi e ideo precostituite che abbiamo sull’umanità. Perché un vecchio di settantuno anni non si vergogna di andare a letto con una illetterata bidella di trentaquattro? La donna sarà certamente vittima di una manipolazione, di uno sfruttamento. Perché un professore non porge delle scuse ufficiali a due studenti di colore che ha denigrato verbalmente? è un razzista, è un arrogante tiranno. Ripeto, Roth non si limita a ribaltare quel <i>“tutti sanno”</i> in “<i>nessuno sa” e </i>a dileggiare la presunzione di avere qualcosa in più di una conoscenza parziale, fallace di ogni individuo. In altre parole, il protagonista non è un agnello sacrificale. Coleman Silk non è il fulmine che spezzerà la quercia della tradizione - per usare una metafora dell’epica lucanea - e per questo condannato come moderno Cesare, pagando il dazio della sua eccezionalità. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Se fosse così il romanzo si sarebbe rivelato soltanto <i>interessante,</i> il classico, confortante relativismo zoppo sulla società meschina e il suo Ercole frustrato dalle invidie. Questo tipo di romanzi che siamo abituati a leggere troppo spesso non arriva ad abbracciare una visione più ampia. Se vogliamo scomodare un eroe, mettiamo in gioco Icaro, più che Ercole. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Infatti, il romanzo trova la sua forza nella natura paradossale del protagonista. L’ambiguità si gioca a più livelli. Abbiamo visto che il protagonista è già sdoppiato in uno scrittore (Nathan Zuckerman, protagonista ricorrente nei romanzi di Roth ed ennesimo suo alter ego). Quel che non sappiamo è che il protagonista custodisce un segreto molto ingombrante, una sorta di identità negata. Un ennesimo sé, sebbene sia un sé rinnegato. In altre parole, più scaviamo, più vediamo la macchia di Coleman. La vera macchia, non quella fasulla, appiccicatagli addosso dalla società ma quella inconfessabile, il segreto ignominioso che Coleman non può rivelare.</span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Il paradosso non sta nel fatto che una parola così piccola e anche un po’ ridicola - <i>spooks</i> - possa generare una valanga di conseguenze spiacevoli ma nel fatto che l’unica verità che può riscattarlo pienamente dall’accusa, è impossibile da pronunciare perché cela una vergogna molto più grande. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Riflettevamo prima sulla persona. In latino, il termine è strettamente connesso al volto, tant’è vero che etimologicamente possiamo risalire al significato di “individui mascherati”. Ebbene, il volto che Coleman mostra è sempre una costruzione, sempre una maschera. Che libertà c’è nel nascondersi? </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Il paradosso è ovunque in questo romanzo. Non si ferma all’ambiguità del linguaggio - la lingua biforcuta di cui parlavamo prima - ma si insinua ad ogni strato. è paradossale il modo in cui tutti credano - in maniera quasi inconscia - alle calunnie sul conto di Coleman, persino i suoi figli. Lo sforzo fatto per educarli, per trasmettergli tutta quella cultura, comprensione e tolleranza, risulta vano. Sono disposti a credere alle più fuorvianti sciocchezze sulla vita del padre “come se fosse una soap opera vittoriana”. La fragilità del buon senso contro forze più grandi di noi, forze dell’inconscio, il nostro “sentire comune”. La febbre del pettegolezzo che contagia anche gli animi più saldi, quella presunzione di conoscere il prossimo, le sue gioie ma ancor di più le sue nefandezze. "<i>Tanta istruzione non serve a nulla, nulla può isolare dal più infimo livello del pensiero"</i>. Quel <i>“tutti sanno”</i> che in realtà è sempre <i>“nessuno sa”</i>. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Il paradosso sta nel fatto che tutti condannano Coleman per le ragioni sbagliate, e la frustrazione è maggiore. Forse la pena risulta doppiamente atroce per Coleman proprio perché è schernito da ragioni misere e grette, anziché essere smascherato per la sua vera empietà. Perché nessuno conosce la vera macchia di Coleman. A questa paradossale miopia della società corrisponde invece la lucida e precisa prospettiva multifocale di Roth che ci offre una varietà di personaggi e di punti di vista, la molteplicità e l’ambiguità dei loro desideri. Roth profana il mito della purezza e del decoro. Ci mostra le nostre eresie, i nostri sotterranei illeciti, la nostra inevitabile corruzione. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBZj8H7ujIjwACOlpAZAAWfPnH49eaC1YOvQB6x0uKmwldmLn6Mp_fB9K_1UkIgGNGSSUDxtGTbHC_ed1OIT9pzDgOKdZZNVo_I5uakxv3lubI3a33-dW4G1CYA6Ie7gy7qZ4uJrqGyl8/s1600/IMG_3632.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="478" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBZj8H7ujIjwACOlpAZAAWfPnH49eaC1YOvQB6x0uKmwldmLn6Mp_fB9K_1UkIgGNGSSUDxtGTbHC_ed1OIT9pzDgOKdZZNVo_I5uakxv3lubI3a33-dW4G1CYA6Ie7gy7qZ4uJrqGyl8/s640/IMG_3632.jpg" width="640" /></a></div>
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
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<span style="letter-spacing: 0.0px;"><br /></span></div>
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<span style="letter-spacing: 0.0px;"><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="color: red; font-family: inherit;">Avvertenze, parte seconda </span></span><br />
<span style="color: red; font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;">Da qui in poi consiglio la lettura solo alle persone che hanno letto il romanzo, sebbene io ritenga davvero una sciocchezza leggere Roth preoccupandosi di eventuali “spoiler”. Sarebbe come precludersi di leggere Anna Karenina perché sai già che fine farà la fiamma della candela(1) </span></span><br />
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<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Non si può giudicare il romanzo prescindendo dalla Grande Bugia di Coleman perché essa è lo specchio che riflette tutta l’azione del protagonista. è una strana legge del contrappasso. Coleman si arruola nei Marines fingendosi ebreo, un ebreo <i>bianco. </i>Un nero che non può aspettare che la società sia pronta per accettarlo, che vuole <i>“forzare la serratura del meccanismo”</i> della storia, che vuole piegare quel grande dispositivo disciplinante che è la società, inserendosi a forza in una categoria “giusta”, rispettabile, decorosa. </span></span><br />
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<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
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<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7442957606448413263" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7442957606448413263" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7442957606448413263" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7442957606448413263" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0px;">L’iconoclastia di Coleman Silk arriva a rinnegare la sua famiglia, la sua stessa madre per sviluppare il suo io, in piena libertà. Comprendiamo Coleman. Ma il suo gesto è eroico? Forse è tutto qui il romanzo di Roth: "</span></span><i style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">l’indivisibilità dell’eroismo dalla vergogna".</i><span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0px;"> La sua potrebbe sembrare una giustizia riparatrice (ai suoi occhi, certamente lo è). Potrebbe sembrare legittimo sfuggire ad una categoria per sviluppare la sua piena personalità. Ma innanzi tutto ci si può chiedere, quale </span></span><i style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">persona</i><span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0px;"> si sia formato Coleman, balzando metaforicamente fuori dalla sua pelle originaria. Ha sviluppato il suo vero sé al di là dei pregiudizi della società o ne ha soltanto creato un altro, per quanto </span></span>inattaccabile<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0px;"> nella sua versione rispettabile? Il Coleman nero e il Coleman bianco, chi dei due è quello più valido o meno valido? Dopo anni trascorsi nella convenzione, il professore bianco ebreo - per lungo tempo auto assoltosi - viene improvvisamente ricatturato dal meccanismo della storia, di cui siamo prigionieri. Viene colto in fallo da una parola - o meglio, dal suo significato </span></span><i style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">contingente</i><span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0px;">, storico, gergale - e per ironia della sorte viene accusato di razzismo. Proprio lui, che è nero, che ha fatto di tutto (persino l’inimmaginabile Rifiuto della Madre) per sfuggire a quel pregiudizio che ora gli rinfacciano! Tanto più minuscolo è l’errore, tanto più rovinoso il suo fallimento. </span></span><br />
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0px;">Siamo "</span></span><i style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">bestie carnali"</i><span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0px;"> immerse in un gioco beffardo, da cui è impossibile esimersi. L’estenuante sforzo di Coleman, la sua smania di liberarsi da quel <i>“noi”</i> di appartenenza alla cultura afroamericana, alla sua negritudine, è annullato da una parola (che è naturalmente solo la miccia). In altre parole, la brutalità del tempo presente - della storia che ancora non è storia - è di mille volte superiore alla nostra, seppur eccezionale, individualità e ai suoi tentativi di elevazione. E qui ritorniamo all’inizio, al primo punto, al gioco alla fune tra l’individuo (il suo narcisismo, la sua ambizione </span></span><i style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">di forgiarsi uno storico destino</i><span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0px;">) e il costante monito alla sua insignificanza. "</span></span><i style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">La libertà è pericolosissima, e non esiste nulla che rispetti per molto tempo le tue condizioni".</i><span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0px;"> Quel <i>“Noi”</i> da cui Coleman vorrebbe sfuggire, non permette fuga alcuna. </span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Un ultimo spunto di riflessione appare d’obbligo. Con tutti questi interrogativi sulla verità, sulla storia e le sue convenzioni, sulla fallacia del sapere, del linguaggio e della parola - c’è una bellissima citazione da poter sfoderare ad una cena che è questa: <i>“la verità sul proprio conto non è conosciuta da nessuno e spesso meno di tutti da se stessi”</i> - che via d’uscita c’è, se c’è? </span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Prima abbiamo parlato di prospettiva multifocale, a proposito di come Roth voglia renderci partecipi dei retroscena, di più personaggi, non solo il <i>traditore della razza</i>, il figlio senza cuore, il grande narciso Coleman. Per ciò quello di Roth aspira ad essere un romanzo totale (vd. punto tre delle avvertenze iniziali), non tanto impegnato nella vertigine della lista che sembra la smania del nostro tempo (sono piuttosto ambivalente su questo punto perché amo Donna Tart ma detesto Murakami e Jumpha Lahiri - ci sarebbe da aprire un’altra parentesi ma sono clemente). Bensì nel restituirci un’immagine il più possibile meticolosa e nitida della <i>multiforme natura della vita</i>. Tutto questo spiegare incessantemente fin nel più piccolo dettaglio ogni svolta del labirinto della mente dei personaggi, come possiamo definirlo se non <i>totale</i>?</span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Su tutto per altro domina una vena d’umorismo, da giocoliere relativista che salta continuamente tra ciò che è rivelabile e ciò che non lo è. La letteratura quindi è testimone fedele e inaffidabile, allo stesso tempo. Non è certamente consolatoria ma anzi pone un argine al nichilismo perché si spiega, è il mezzo di rappresentazione del sé meno indulgente, più spietato. L'arte che si avvicina di più a scoprire se dietro le mere azioni, dietro i fattori sociali che ci definiscono, c’è ancora spazio per pensare all’individuo come qualcosa di separato da tutto questo. E per pensare alla “<i>vita come un concetto il cui fine è nascosto”, </i>sfuggente. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Infine, <i>“su tutte le nobili giustificazioni, cala il martello di Faunia”.</i></span></span><br />
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;">Se c’è qualcosa che può salvare Coleman, che può ridargli dignità e senso, è il <i>desiderio</i>, l’unica forza incontrollabile e tumultuosa che si può opporre al logorio del rancore. Roth d’altronde decide di chiamare questa caricaturale salvatrice, Faunia, come il fauno/satiro della mitologia antica, simbolo del vitalismo, della frenesia e dell’ebbrezza dei sensi. Tanti sono i richiami al mondo classico (Coleman è un professore di letteratura latina e greca) ne <i>La macchia umana,</i> che può essere in un certo senso definito una tragedia postmoderna <u>(2)</u></span><span style="letter-spacing: 0px;"><sup></sup></span><span style="letter-spacing: 0.0px;">, libertina,<i> indecorosa</i>, nell’accezione più bella del termine. <i>“Ha qualcosa in comune con l’Iliade, libro preferito di Coleman sullo spirito barbaro dell’uomo”.</i></span></span><br />
<br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Insomma, ho detto molto ma non è ancora abbastanza esaustivo come commento per un romanzo di tale portata, davvero magnifico. Dopo questo primo round, mi aspetta <i>Goodbye Columbus</i> e poi molti altri ancora. Non ho nessuna intenzione di uscire dall’uragano Roth. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
<span style="font-family: inherit;">NOTE:</span><br />
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7442957606448413263" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7442957606448413263" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7442957606448413263" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7442957606448413263" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><span style="font-family: inherit;"><u>(1)</u></span><span style="font-family: inherit; font-size: 16px; letter-spacing: 0px;"> Un </span><span style="font-family: inherit; font-size: 16px; letter-spacing: 0px;"><i>mužicjòk</i></span><span style="font-family: inherit; font-size: 16px; letter-spacing: 0px;">, dicendo intanto qualcosa, lavorava su del ferro. E la candela con la quale ella leggeva il libro pieno di ansie, di inganni, di dolore e di male, s’infiammò d’una luce più vivida che non mai, le illuminò tutto quello che prima era nelle tenebre, scoppiettò, cominciò a oscurarsi e si spense per sempre.</span><br />
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: 16px; letter-spacing: 0px;"><u>(2)</u></span></span><span style="font-family: Helvetica; font-size: 11px; letter-spacing: 0px;"> "</span><i style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Il grande dramma dell’uomo che è saltar su e andarsene. Per diventare un nuovo essere umano. Per biforcarsi". </span></i>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-63687251293885375082015-06-20T05:24:00.001-07:002015-06-20T05:24:14.243-07:00L'eterna sera di Silvio D'Arzo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiifYwtNeRZRhGjKO_B1CdsGaFa5ijTOCcX6-82nCFuErjotICWQaJUN2kkQk_jp_FjQQhBJvVdcMW7NKYWq3zoW1nVIzDGHOUL_ckpbTyC2sR7rbGkspZnuxXh3A9kyg_me2UjdQ_fezE/s1600/IMG_2876.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiifYwtNeRZRhGjKO_B1CdsGaFa5ijTOCcX6-82nCFuErjotICWQaJUN2kkQk_jp_FjQQhBJvVdcMW7NKYWq3zoW1nVIzDGHOUL_ckpbTyC2sR7rbGkspZnuxXh3A9kyg_me2UjdQ_fezE/s640/IMG_2876.jpg" width="636" /></a></div>
<div style="box-sizing: border-box; margin-bottom: 10px;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="box-sizing: border-box; margin-bottom: 10px;">
<span style="font-family: inherit;">C'è questa espressione che non mi va più via dalla testa: "<i>spolveriamoci il cuore e non pensiamoci più</i>". Sembra una di quelle frasi simpatiche, ironici inserti colloquiali che gli scrittori usano spesso. </span><span style="font-family: inherit;">Io invece credo che racchiuda tutta la tristezza del mondo. E D'arzo ci avverte: <i>"quando ci si mette il mondo sa ben essere triste, però. Ha perfino intelligenza in questo"</i>. I racconti provano a sussurrarci le cose che si possono dire solo al buio, che non si ha il coraggio di riportare del tutto alla luce. Come la signora Nodier. Una vedova che, senza morire, ha arrestato il corso della sua esistenza. Quando un soldato le riporta a casa l'amata cagnolina del marito defunto, non riesce a sopportarne la forza della vita e la fa imbalsamare.</span></div>
<div style="box-sizing: border-box; margin-bottom: 10px;">
<span style="font-family: inherit;">La dimensione di questi brevi racconti è quella di un'infelice (ma sopportabile) quiete, quella di un'eterna sera. I personaggi sono quasi tutti senili, ipnotizzati dagli spettri dei ricordi. Attendono. Più che le parole (per cui i protagonisti provano addirittura vergogna), parlano i colori del cielo di montagna: il viola, il blu, il grigio, l'ottone. Stiamo sospesi, non nella malinconia, né nel dolore né nel rimorso (come ci avverte il protagonista alla fine del racconto principale). Bensì in un grande vuoto. <i>"Qualcosa era successo, una volta, e adesso era tutto finito".</i> </span></div>
<div style="box-sizing: border-box; margin-bottom: 10px;">
<span style="font-family: inherit;">Per fortuna Henry James si fa sentire a distanza di molte lune (che D'Arzo ama tanto). La sua influenza, sebbene ovvia, non è ingombrante e questa raccolta è una gemma. Lo stesso non si può dire per l'edizione Einaudi del 1980. Capisco tutte le vicissitudini editoriali che ha passato questo piccolo libriccino però non si può trovare nel testo "Cecof" al posto di Cechov, e una cascata di virgole messe a caso, due punti ripetuti come se fosse uno scritto in codice morse ecc.. Noto con piacere che è stata fatta una nuova edizione (in biblioteca purtroppo era disponibile solo una copia malconcia dell'edizione trapassata) e spero che sia stata corretta (o quanto meno, rivista!) la singhiozzante punteggiatura. Mi rifiuto di credere che D'Arzo la usasse in maniera così scellerata.<br style="box-sizing: border-box;" />Ad ogni modo, leggetelo, amici.</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-6501790135498831302015-04-25T23:19:00.000-07:002015-04-25T23:19:14.196-07:00Stalin + Bianca, Iacopo Barison. Il balletto meccanico dell'apocalisse. <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmg5oA3ekbBBUWnG9AlqOUda_XAxreohEbMU7gCsmllnbyyoLQnii9nFCjoOhoJ-VcIgIyiSFvIht3Av_VCXr-2dhpp7SjRdFWNk8Ul1lmvu7Tv2NSN8XC5kN_TApCS3rpEs1Q5vsMXE8/s1600/IMG_1513.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmg5oA3ekbBBUWnG9AlqOUda_XAxreohEbMU7gCsmllnbyyoLQnii9nFCjoOhoJ-VcIgIyiSFvIht3Av_VCXr-2dhpp7SjRdFWNk8Ul1lmvu7Tv2NSN8XC5kN_TApCS3rpEs1Q5vsMXE8/s1600/IMG_1513.jpg" height="640" width="611" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tra i candidati del Premio Strega 2015 (poi escluso dalla cinquina)<br />
Edito da Tunué, collana Romanzi, pag. 175, 9,90 <span style="background-color: white; color: #545454; font-family: arial, sans-serif; font-size: x-small; line-height: 18px; text-align: left;">€</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div style="min-height: 15px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0px; letter-spacing: 0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Un ragazzino con una videocamera in uno stadio vuoto. Accanto a lui, Bianca - una ragazza cieca e bellissima - di cui è innamorato. Stalin, lo chiamano. Per via dei suoi folti baffi. Soffre d’improvvisi attacchi d’ira che riesce a tenere a bada ingurgitando pillole da un blister che porta (quasi) sempre con sé. Sta per compiere diciotto anni (anche se non vorrebbe). Sta per commettere un’azione a cui non potrà più porre rimedio (anche se non vorrebbe). Sono entrambi giovani e soli. Questa è la storia della loro fuga, attraverso un mondo contaminato e freddo che sembra non avere più molto da offrirgli. </span></span><br />
<div style="min-height: 15px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"><b></b></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><b>“Il mondo è arrivato ad un punto morto”</b>. </span></span><br />
<div style="min-height: 15px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La provincia da cui fuggono è gelida e quasi disabitata, una “palette di grigi” da cui tutti tentano di allontanarsi. Verso dove? “<i>Dove non c’è la neve</i>”. </span></span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">La realtà immaginata da Barison è infatti cupa, dagli accenti apocalittici. Il mondo è irrimediabilmente contaminato, guasto, al capolinea. Eppure la morte descritta di Barison non è fatta di violenza, brutalità, panico. è una disperazione sorda, avvolgente, pigra. La foschia circonda tutto, il lento deteriorarsi del pianeta è uno spettacolo malinconico.</span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"> La società occidentale ha perso colore e autenticità ma non i suoi comfort. D’altra parte, <i>“il mondo è sull’orlo del baratro ma non è ancora caduto”. </i>La Capitale è lasciva, squallida, irreale. I paesaggi metropolitani sono marchiati da una nuova fase del capitalismo, non più sgargiante e promettente ma conformista e grigio. Il marketing si è ridotto all’osso, persino nel consumo ormai c’è ben poca scelta. Non è più uno svago ma il riflesso condizionato dei tempi andati. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La Capitale (che non ha nome né coordinate geografiche precise) è un territorio esploso: <i>“L’orizzontalizzazione delle razze, la mescolanza di peculiarità etniche” </i>hanno creato bizzarri risultati: fast food di cucina fusion, veg burger, e altri amalgami di culture disperse.<i> Ogni quartiere assomiglia a quartieri lontani, situati addirittura in altri emisferi”</i>. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Non manca elettricità, né cibo, né acqua in questa triste apocalisse. Ma le verdure sono liofilizzate, il mondo è sterile e spento. Stalin si chiede come mai non ci siano più arcobaleni, ogni traccia di bellezza sia stata risucchiata, così come ogni speranza per il futuro. </span></span><br />
<br />
<div style="min-height: 15px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"><b></b></span><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJSGSjksDuwzFTaqFM0s0kEIOjhlrvo_X67YPUVgq76IPQvY1DEYxEioPWS2sYuhz00upoZRRGV2o5ocGLuFiIfeiiL8MhZ7aSaCdaXE11hadFZhHlBZsDZXIYFwR43Wp2ruGOZ2Qwl-8/s1600/IMG_1510.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJSGSjksDuwzFTaqFM0s0kEIOjhlrvo_X67YPUVgq76IPQvY1DEYxEioPWS2sYuhz00upoZRRGV2o5ocGLuFiIfeiiL8MhZ7aSaCdaXE11hadFZhHlBZsDZXIYFwR43Wp2ruGOZ2Qwl-8/s1600/IMG_1510.jpg" height="288" width="640" /></a></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><b><span style="font-family: inherit;"><br /></span></b></span>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><b><span style="font-family: inherit;">“Respireremo la crisi di un’epoca che ha fatto il suo tempo”.</span></b></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Tutto questo ci viene restituito attraverso frammenti, istantanee, esattamente come il corto che sta girando Stalin. Il protagonista infatti è percorso da due tensioni: una distruttrice (i suoi attacchi d’ira) e una creativa che lo porta ad esprimersi attraverso il racconto visivo del loro viaggio. A fare da contrappunto alla <i>“lunga parete nera”</i> che è la vista di Bianca, c’è l’obbiettivo della videocamera di Stalin. La narrazione è quindi estremamente visiva, ci restituisce <i>un mosaico dei nostri tempi</i> fatta di spezzoni incoerenti e spietati. Il romanzo procede come una puntata di Blob: sulle note di <i>What a wonderful world</i>, si susseguono accostamenti paradossali, immagini di giocolieri in una discoteca, scheletri che elemosinano droghe, individui che indossano maschere antigas come accessorio fashion. Tutto danza attorno a noi come un balletto meccanico. C’è qualcosa di inspiegabilmente melanconico in questo romanzo: un movimento che simula l’organico ma non possiede lo stesso slancio, un movimento senza scopo, automatico. Come il viaggio dei due protagonisti, diretti verso il vuoto. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La domanda che si pone Barison: cosa succede se anche i posti in cui fuggire sono finiti? </span></span><br />
<div style="min-height: 15px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Il romanzo s'indebolisce nella seconda parte, caratterizzata da una serie di banalizzazioni sul maledettismo giovanile. Anche lo stile risente di un’esasperata drammatizzazione, un’eccessiva sentenziosità. Per descrivere atmosfere così particolari funzionano meglio certe immagini come l’insegna al neon sgangherata della pensione che ospita i due giovani o la fontana di ghiaccio che diventa una grottesca attrazione turistica. Show, don’t tell. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Quello che dovrebbe essere un viaggio di crescita in realtà è un’involuzione esacerbante del protagonista che, improvvisamente libero dal disturbo di cui soffre, si crogiola nel proprio ego, perde in umanità per diventare invece il grande eroe di una tragedia (senza pathos). </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">I dialoghi si fanno artificiosi - laddove nella prima parte erano essenziali e taglienti - dei giri a vuoto. Stalin e Bianca si ritrovano a vivere tra artisti di strada, pochi soldi, molti ideali e droga. L’intenzione dell’autore è quella di dipingere uno scenario d’apatia ma il talento artistico dei protagonisti più che sprecato sembra inconsistente. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Infine Bianca. Dovrebbe essere la co-protagonista ma è un fantasma, riflesso di Stalin: irreale, piatta. L’ennesima figura femminile oggetto di sguardo e pressoché inerme. Bellissima e ininfluente. Nella narrazione, chiusa completamente nella soggettività (spesso ottusa) di Stalin, gli altri personaggi risultano opachi, inutili. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Se si dovesse trovare una causa da imputare ai difetti di <i>Stalin+Bianca</i>, certamente, sarebbe la megalomania del protagonista principale. Un difetto che è possibile perdonare al romanzo di uno scrittore molto giovane (è quasi impossibile non trovare un eccesso di slancio retorico nelle prime opere, specialmente in quelle di autori ambiziosi). </span></span><br />
<div style="min-height: 15px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"> </span></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Una serie di campi lunghi, una storia crudele, dalla bellezza cupa che, sebbene traballi dal punto di vista narrativo (come racconto breve sarebbe stato perfetto), ci restituisce un’originale visione del mondo, suggestiva e intensa. </span></span><br />
<div style="min-height: 15px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Note a margine: se l’istinto non m’inganna, Barison è un lettore di DeLillo, che ritroviamo soprattutto nell’idea di Metropoli incoerente e labirintica. Mi sembra poi che gli artisti che vivono in un palazzone abbandonato siano un chiaro accenno ad <i>Underworld</i>. </span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-86178348067690713832015-04-07T06:15:00.001-07:002015-04-07T06:22:23.156-07:00Lettori si cresce: invito alla lettura senza slogan. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwGqI2XvI9PynhswxMj_IS3s1x2rpRDUAh4RtbJtQJx3x0PO90DOfDRyQ8DFwwpgixmDhMuZ-_RM_RhmymNGiQrgiRee01dY6fwDdMK8S3qO9Vt09fGY9W0rhIpHZKcd__a_4xyI3zYKc/s1600/5307948_358115.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwGqI2XvI9PynhswxMj_IS3s1x2rpRDUAh4RtbJtQJx3x0PO90DOfDRyQ8DFwwpgixmDhMuZ-_RM_RhmymNGiQrgiRee01dY6fwDdMK8S3qO9Vt09fGY9W0rhIpHZKcd__a_4xyI3zYKc/s1600/5307948_358115.jpg" height="640" width="408" /></a></div>
<span id="reviewTextContainer1246220506"><span id="freeTextreview1246220506"> </span></span><span id="reviewTextContainer1246220506"><span id="freeTextreview1246220506"> </span></span><br />
<span id="reviewTextContainer1246220506"><span id="freeTextreview1246220506">È possibile trasmettere l'amore per la lettura senza slogan, senza
retorica spiccia, senza trasformare la letteratura in un passatempo
lezioso, in un rifugio alienante, buono per nutrire un business da
giostrai? Sto parlando di tutto quel filone editoriale che fa leva sulla
magia dei libri (alimentata dal profumo della carta naturalmente),
sulla bontà dei librai e su altre baggianate ruffiane. La variante
pseudocolta dell'amico gay. Molto graditi gatti, tazze fumanti e donnini
in gonnellina e ballerine, stampati sulla copertina, grazie.
L'ultimissimo prodigio: La lettrice di mezzanotte (?). Ma davvero si
vuole salvare la letteratura rendendola innocuo hobby per signorine un
po' tocche? Per piacere. </span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghND-tdVnFUF_4PCcNLh8acM0PF4y86F00lgsgeWG9RP7An1zQrvF8OE5h8rAgpsM-UFs77cqnn0fUOFnEuyjrkxiefXeVoO5smQlY2J84wFVKLyg8TOdHUup754dEkDXNEDj9FhqtTj4/s1600/Tutta-colpa-di-un-libro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghND-tdVnFUF_4PCcNLh8acM0PF4y86F00lgsgeWG9RP7An1zQrvF8OE5h8rAgpsM-UFs77cqnn0fUOFnEuyjrkxiefXeVoO5smQlY2J84wFVKLyg8TOdHUup754dEkDXNEDj9FhqtTj4/s1600/Tutta-colpa-di-un-libro.jpg" height="320" width="208" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfQR685bGsf8Esf-GJ0xyZvcUhUljHYddlxHBs4J2vPl9AgX1prTbmJgGGK3m5tk41sOgIq3F27ukBikXaVRLGpfZaXp8gUz9sy7f-1BCaik485LBuSd9EoBqanqGDdEoj8wQqr6xvoDM/s1600/La-lettrice-che-part%C3%AC-inseguendo-un-lieto-fine.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfQR685bGsf8Esf-GJ0xyZvcUhUljHYddlxHBs4J2vPl9AgX1prTbmJgGGK3m5tk41sOgIq3F27ukBikXaVRLGpfZaXp8gUz9sy7f-1BCaik485LBuSd9EoBqanqGDdEoj8wQqr6xvoDM/s1600/La-lettrice-che-part%C3%AC-inseguendo-un-lieto-fine.jpg" height="320" width="208" /></a></div>
<br />
<span id="reviewTextContainer1246220506"><span id="freeTextreview1246220506"></span></span><span id="reviewTextContainer1246220506"><span id="freeTextreview1246220506">Giusi Marchetta, al contrario, punta tutto
sulla letteratura che infiamma. Mette al bando, i diritti del lettore di
Pennac, o almeno uno: il verbo leggere sopporta l'imperativo. Leggi è
un bellissimo comandamento. Scansa luoghi comuni polverosi e vuoti:
"leggere è bello, interessante, educativo ecc..". Va al cuore della sua
ossessione, mostrandone anche i lati cattivi, oscuri. La lettura non è
naturale, non è bella e basta. Si legge anche per isolarsi, per
allontarsi dal mondo. La letteratura non sempre insegna, non ci rende
migliori, non ci rende più bravi. Leggere non è utile ma è necessario.
Leggere in modo critico, curioso, che poi è anche l'unico modo
autentico.<br />I libri non sono più interessanti delle persone. La
letteratura è fatta per le persone, dalle persone. Qualsiasi tentativo
di rendere più facile, più rassicurante, più sgargiante il mondo dei
libri rispetto a quello della vita è imbarazzante.<br />"Lettori si
cresce" è un ibrido tra narrazione e saggio, per nulla prevedibile, di
un'ironia sagace. Tanti spunti, tante tipologie di non-lettori (e anche
qui si dimostra l'intelligenza e l'antiretorica di indagare la realtà a
partire dall'esperienza e non dalla volontà di imbonire quel mostro
gigantesco, sorgente di tutti i mali, che è diventato "l'italiano che
non legge"). Davvero molti i passaggi illuminanti, li inserisco qui sotto. Scusate per la qualità infima. </span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvu1LIkEjC4py9VcUe2XQFygJLaODBYajYdEnElTvZENzrWL_kClsbREwX_vWwXFP9eQhEY-_nXRlhZCs0_ntLzm5HENX0XIw_m1a7p6EftjgmekGvyZJTPtjpAAErKtObBKrUT4MjFyY/s1600/11129753_10152597033341572_1789032278_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvu1LIkEjC4py9VcUe2XQFygJLaODBYajYdEnElTvZENzrWL_kClsbREwX_vWwXFP9eQhEY-_nXRlhZCs0_ntLzm5HENX0XIw_m1a7p6EftjgmekGvyZJTPtjpAAErKtObBKrUT4MjFyY/s1600/11129753_10152597033341572_1789032278_n.jpg" height="264" width="640" /></a></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-XfFkI6lcOPB3-1-lyzvQ-hkecBKLxlXBnSU2RJEgekHaZF8UQxhUJVeCrnPC8kbhZDvyud_CDym7KCPLaDnSosrt4Y3da7QJMb9woriU89GQ-V09eYNuuBsVBROFAzE9tsWW7k9aiOU/s1600/11134396_10152597033411572_1979637720_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-XfFkI6lcOPB3-1-lyzvQ-hkecBKLxlXBnSU2RJEgekHaZF8UQxhUJVeCrnPC8kbhZDvyud_CDym7KCPLaDnSosrt4Y3da7QJMb9woriU89GQ-V09eYNuuBsVBROFAzE9tsWW7k9aiOU/s1600/11134396_10152597033411572_1979637720_n.jpg" height="280" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-2y6GDSEExxLntmZ7_w-_5dchBvQ0-ggMPCI1lN5LKBVi0FaEFHlZGZHvdHT4rW9L12k7rOZZAbCBFX9yAix3YVYxrZkfZxgSf1DtdWzdsZZQDKIMDIiOb_-jdxQsIJ5ZXOllAOerme8/s1600/11146015_10152599384331572_2074809977_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-2y6GDSEExxLntmZ7_w-_5dchBvQ0-ggMPCI1lN5LKBVi0FaEFHlZGZHvdHT4rW9L12k7rOZZAbCBFX9yAix3YVYxrZkfZxgSf1DtdWzdsZZQDKIMDIiOb_-jdxQsIJ5ZXOllAOerme8/s1600/11146015_10152599384331572_2074809977_n.jpg" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span id="reviewTextContainer1246220506"><span id="freeTextreview1246220506">Quando ci scontriamo con letture particolarmente ricche, succede che improvvisamente anche le discussioni più banali, trite e ritrite nella quotidianità, acquistino una luce diversa. <a href="https://www.facebook.com/GalassiaCartacea/posts/965478663470746?__mref=message_bubble" target="_blank">V'invito a leggere questo post su facebook da cui è partita una discussione interessante su cosa la letteratura per ragazzi dovrebbe e non dovrebbe fare. Prima della lettura di "Lettori si cresce" probabilmente avrei risposto in maniera diversa, con più cinismo, senza dubbio. </a></span></span><br />
<span id="reviewTextContainer1246220506"><span id="freeTextreview1246220506">Il secondo spunto invece c'entra più che altro con l'invito alla lettura e le risorse che la tecnologia ci mette a disposizione. Argomento che non è affrontato direttamente nel saggio ma su cui ho riflettuto. Vi riporto per intero il messaggio ricevuto sul mio profilo tumblr e la mia risposta a riguardo. </span></span><br />
<br />
<div class="answer-text question">
<h4>
Ho letto la
tua recensione su anobii riguardo "Lettori si cresce" e mi hai convinto a
prenderlo :-) Tu lo hai letto in cartaceo o eBook? Sono indecisa per
via del prezzo: rispettivamente 14 e 8 euro.. È un bel risparmio ma 8
euro per un ebook mi sembrano sempre troppi :/</h4>
</div>
<hr />
<br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">L’ho letto in ebook
grazie alla biblioteca (le novità più interessanti ci sono quasi
sempre, è incredibile). Il sistema MLOL (lo so che fa ridere) mi sta
salvando la vita. Ha accresciuto enormemente il mio accesso a
tantissimi titoli che anche solo per pigrizia (sai quanto è faticoso
andare in biblioteca? molto poco ma ogni scusa è buona) non avrei
mai letto. Con un click, hai tra le mani la risorsa desiderata. Anche
per lo studio, è un sistema rivoluzionario! Immagina di scrivere una
tesina. Con il cartaceo per trovare quel passaggio da citare ci
staresti duemila anni, con il digitale c’è la funzione “trova”,
sprecando un massimo di tre minuti d’orologio. In Europa,
soprattutto al Nord, tutte queste cose sono scontate e anche
ostacolate da molti meno limiti (molte biblioteche italiane non
aderiscono, il catalogo digitale va accrescendosi poco alla volta, si
possono scaricare solo quattro titoli mensilmente ecc..). Ecco perché
è importante che facciate richiesta alla vostra biblioteca del
servizio e facciate tantissimo passaparola. La cultura genera valore
al di là del profitto diretto. Cosa voglio dire? Prendiamo l’esempio
di questo saggio. Io l’ho letto gratuitamente. La mia recensione su
goodreads (oltre al mio passaparola tra amici lettori ed interessati
all’argomento) ha attirato già un minimo di sette persone che
hanno affermato di voler acquistare il libro. Bada che sto tenendo
conto SOLAMENTE dei risultati tangibili (cioè persone che hanno
manifestato di voler procedere all’acquisto), non ho contato le
influenze (in un futuro magari compreranno il libro o ne parleranno
con qualcuno). Io stessa, essendo rimasta particolarmente
impressionata dal saggio, voglio procurarmene una copia cartacea.
Dove voglio andare a parare? La biblioteca (ma in generale i
contenuti accessibili su internet) non sono risorse “regalate”. E
producono risultati. Il saggio di Giusi Marchetta non l’avrei
comprato perché non ho ancora un’autonomia economica che mi
permette di comprare libri solamente perché ne sono incuriosita.
Devo essere spinta da una sorta di sicurezza. Con la biblioteca
invece sono libera di leggere quello che voglio, risparmiando laddove
non vale la pena, aggiungendo valore e moltiplicandolo all’interno
delle mie cerchie sociali laddove invece ciò che ho trovato mi
entusiasma. Valore inteso come sia discussione sui contenuti del
libro, sia stimolandone l’acquisto. Una copia gratuita disponibile
= sette possibili acquisti. Una copia a pagamento che non potrò
comprare = zero patata. Il discorso è lungo e complesso ma ci credo
fortemente. Detto ciò, il libro merita di essere supportato. Se non
sei un tipo che sottolinea, o legata in modo particolare al supporto
fisico, prendi l’ebook che risparmi. Credimi, gli otto euro li vale
tutti. </span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
P.S. Se hai proprio i
soldi contati ti consiglio di prenderlo su siti di e-commerce online
come IBS, c'è sempre lo sconto (ho controllato: 11 euro!). Amazon
boicottalo ché è malvagio. Oddio, pure Ibs ha una dose di
cattiveria non indifferente al suo interno visto che mi ha levato le
spese di spedizione gratuite. Vergognatevi tutti. </span></span>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-12690874038249453792015-03-26T08:20:00.000-07:002015-03-26T08:20:23.225-07:00La verità capovolta, Jennifer duBois <br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZRVtPT9ncb5RrzPNIx6-oYhVKvOra075xJ9zI2KFtwYWP6YS22fpPOXSTMWwCk-Lrh-GoLTu1W_bVxTZ3uLWBa5lYiye5A7sgFEupvBgUDQcjsabczGri5OueP4eCBxb3aDblXU0Mcro/s1600/duBOIS_Cartwheel.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZRVtPT9ncb5RrzPNIx6-oYhVKvOra075xJ9zI2KFtwYWP6YS22fpPOXSTMWwCk-Lrh-GoLTu1W_bVxTZ3uLWBa5lYiye5A7sgFEupvBgUDQcjsabczGri5OueP4eCBxb3aDblXU0Mcro/s1600/duBOIS_Cartwheel.jpg" height="400" width="265" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxWdj-Q5FayTRTdyU9DqcxftgQSKfHifCsirf_OvuH2ifU4tWSc_Yi5tr8lBD_yhjM5Hj7Yh5zQ5cgk6EyZJ8ui1kq7velWeUrRq7F6sMtjJn_DI1Cxxx2W7s8WRQpWjTPcq3crSCwza4/s1600/NZO.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxWdj-Q5FayTRTdyU9DqcxftgQSKfHifCsirf_OvuH2ifU4tWSc_Yi5tr8lBD_yhjM5Hj7Yh5zQ5cgk6EyZJ8ui1kq7velWeUrRq7F6sMtjJn_DI1Cxxx2W7s8WRQpWjTPcq3crSCwza4/s1600/NZO.jpeg" height="400" width="260" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ma quanto è brutta la copertina italiana?</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<i>"Da bambino era stato paziente con le domande, sicuro che un giorno sarebbero arrivate le risposte. E adesso che era cresciuto si voltava a guardare e ritrovava tutte le domande là dove le aveva lasciate: coperte di polvere, forse, ma straordinariamente ben conservate. Le domande duravano più di ogni altra cosa, in realtà; le domande e gli oggetti. Tutto il resto andava verso la distruzione". </i><br />
<i><br /></i>
<i><br /></i>
<div style="min-height: 14px;">
<span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">Se il romanzo d'esordio della scrittrice ("<i>Storia parziale delle cause perse</i>") rappresenta l'esempio di una narrazione eccezionale</span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"> </span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">- soprattutto, ma non solo - per merito della storia, la seconda opera della Dubois ("<i>La verità capovolta</i>") è un libro sorprendentemente ben riuscito nonostante la storia. </span></div>
<div style="min-height: 14px;">
<span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">Un episodio di cronaca nera </span>è l'ispirazione per il romanzo, un caso di omicidio <span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">piuttosto conosciuto e sfruttato in tutti i modi possibili (dal </span>becero <span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">intrattenimento televisivo al sensazionalismo della stampa, al libro verità, al docu-film ecc..). La scelta,</span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"> </span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">all'apparenza molto scaltra, di riaccendere i riflettori sul delitto di Perugia, l'omicidio di Meredith e il conseguente circo mediatico su Amanda Knox, </span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">ricade invece nella categoria: mancanza d'immaginazione. Non che un omicidio non sia interessante. Tuttavia la scelta di questo particolare caso non può che evocare l'immagine di una carogna servita ad un sontuoso ricevimento. Lo spettro del cattivo gusto aleggia su questo romanzo, soprattutto in virtù del fatto che è stato riaperto il processo (e sta per giungere una sentenza proprio in questi giorni!). La letteratura certamente non deve avere argomenti tabù. Eppure non si può dire che la duBois provi a ribaltare certe bassezze compiute all'interno della narrazione dei media tradizionali: lo strisciante sessismo, l'elemento scabroso, la morbosità del connubio erotismo e violenza. </span></div>
<div style="min-height: 14px;">
<span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">La cronaca nera gioca da sempre sul giudizio preventivo, sull'apparenza, sul processo alle intenzioni, sul "mai chiarito", che però non è una categoria del pensiero ma un pretesto per poter scegliere da soli il proprio colpevole, il proprio movente, la propria preferenza. </span></div>
<div style="min-height: 14px;">
<span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">La duBois è infinitamente più raffinata del grossolano e crudele carosello mediatico. Sì, condanna la superficialità dei giudizi, il cannibalismo dei sentimenti, la parzialità delle storie. Ma in fondo fa tanto meglio? Il suo romanzo è un gioco: sulla fallibilità delle percezioni, sulla verità, sulla psicologia di personaggi nebulosi(forse fin troppo), cerebrali, annosi. Ed ecco perché si resta tanto male alla fine. La desolazione delle ultime trenta pagine ci sorprende e mal si adatta al resto. Tutto il romanzo è ludico, enigmatico, quasi mai drammatico. Siamo affascinati, mai pienamente coinvolti. Capiamo Lily,</span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"> </span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">apprezziamo il suo carattere ambivalente, egocentrico e inconsapevole, di un’inconsapevolezza fatale che ti porta a cacciarti nelle situazioni più spiacevoli per quell’assurda convinzione che il male non ti tocchi.</span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"> </span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">Sviluppiamo empatia, soprattutto perché sappiamo che Lily è una persona come noi, reale, possibile, complessa.</span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"> </span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">è una ragazza che fa la ruota durante un interrogatorio.</span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"> </span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">Il perché però è lasciato all’interpretazione. Questo è il problema. Il fatto che nel romanzo della duBois, esattamente come in un servizio di cronaca nera trasmesso al telegiornale, tutto si trasformi alla fine in un gioco delle parti. E ti senti anche tu uno spettatore idiota che magari ci ha creduto alla buona fede del sospettato x e invece che peccato dovrai pagare la scommessa al tuo barbiere che invece aveva puntato sull’altro, quello innocente.</span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"> </span></div>
<div style="min-height: 14px;">
<span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">Il punto è che non c’è una morale più profonda di questa. è un romanzo straordinariamente buono nella misura in cui tutti i personaggi hanno una voce distintiva, bella, potente. è un romanzo riuscito perché nonostante la storia si trascini più del dovuto verso volute davvero non necessarie, resti lì a leggere perché la duBois è così brava nell’avvincere il lettore alle sue parole, così lontane dall’ordinario, dal prosaico. è un bel romanzo perché ti lascia sperare che ci sia qualcosa di più rispetto al gioco vero/falso e in effetti c’è: nel groviglio di storie e ricordi e malinconie che sparpaglia intorno la scrittrice, nei dettagli sommersi del resoconto dei personaggi. Al centro però c’è una storia evitabile, brutale senza essere null’altro che questo.</span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"> </span></div>
<br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Il finale è doppiamente malvagio: da un lato, ti fa stare male quasi fisicamente perché hai vissuto nella mente di personaggi brillanti ma non così tanto da sfuggire alla bestialità del mondo. Dall’altro, ti lascia l’amarezza di aver letto un romanzo di una brava scrittrice che ha deciso di prendere una scorciatoia. No, non ci sono beceri colpi di scena o scivoloni disastrosi ma rimane un romanzo che sfiorisce in fretta. </span></span><br />
<br />
Note a margine: titolo in italiano decente, peccato che in inglese il senso è decisamente meno banale e si riferisce alla ruota che la protagonista esegue mentre è interrogata dalla polizia. Gesto che getta sospetti e ambiguità sulla protagonista: fredda calcolatrice o ingenua vittima delle circostanze?<br />
La copertina italiana invece non mi piace, la trovo asettica. Molto meglio l'originale.<br /><span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"></span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-56186608608905567532015-03-16T09:59:00.000-07:002015-03-16T14:07:19.974-07:00Annientamento di Jeff Vandermeer. Luoghi non segnati sulle mappe. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEig4K7s0ZXkpTrAgG841UAbQi6uHoGSZNFn3xQ845R2lOi82I0RUFSQHhjU8iP3YM_j2I9dlv5I0OVUQwlCH6qatqhBk8TAz49cJ-bcibQFH6EHm0JZOJrpDRoSGPEryEoCoue6kJBFHk8/s1600/IMG_0405.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEig4K7s0ZXkpTrAgG841UAbQi6uHoGSZNFn3xQ845R2lOi82I0RUFSQHhjU8iP3YM_j2I9dlv5I0OVUQwlCH6qatqhBk8TAz49cJ-bcibQFH6EHm0JZOJrpDRoSGPEryEoCoue6kJBFHk8/s1600/IMG_0405.JPG" height="640" width="640" /></a></div>
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i><span style="font-family: inherit;">“L’osservazione di tutto questo ha soffocato le ultime ceneri del mio irresistibile impulso a conoscere ogni cosa…”.</span></i></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Quattro donne senza nome si avventurano per scopi scientifici all’interno dell’Area X. Si tratta della dodicesima spedizione all’interno della zona: un’area disabitata sulla costa americana che la natura ha iniziato a reclamare per sé. Un luogo altro, in cui le leggi fisiche sembrano rispondere ad altri dettami, in cui opera una Forza che altera l’ambiente in modi imprevedibili e <i>innaturali</i>. La Southern Reach, segreta agenzia governativa, è incaricata di indagare sulle anomalie del luogo attraverso cicliche missioni di scienziati, il cui compito principe è l’osservazione. Scrivono i risultati della loro esplorazione su un diario (e sono proprio le pagine del diario della Biologa che leggeremo). Sono vietate le comunicazioni verso l’esterno così come l’uso di strumenti tecnologici. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><i><br /></i></span></span>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><i>Annientamento</i> è caratterizzato dal ritorno al primitivo. Jeff Vandermeer ci introduce in un contesto selvaggio, primordiale, fitto di mistero, al confine con il paranormale. Adesso che siamo così immersi nella cultura tecnologica, in cui si ingigantiscono le ombre degli incubi proiettati dalla fantascienza, Hal 9000 e leggi della robotica sono messi da parte. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La lotta ingaggiata in <i>Annientamento</i> non riguarda l’uomo e le sue creature. Più vicino è forse <i>Alien </i>e il suo predatore dall’intelligenza spietata. Tuttavia il senso incombente di minaccia inevitabile - così ben reso dalll’autore - non proviene dall’esterno, nello Spazio sconfinato. L’attenzione è rivolta al nostro pianeta. Perché cercare altrove se così poco percepiamo e conosciamo del nostro mondo, di cui ci crediamo i padroni? </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Tutto ciò che succede nell’Area X è infatti oltre la capacità dei sensi umani di capire e orientarsi. Figuriamoci di controllarne l’ambiente. Apprendiamo che l’Area si è formata a seguito di un disastro ecologico, causato dall’azione umana. La zona contaminata è la risposta della Natura agli effetti devastanti dell’umanità. Anziché considerare il nostro pianeta come qualcosa di dato ed immutabile, Vandermeer ci apre gli occhi su come la Natura sia sempre in fase di mutazione, imprevedibile, adattivo. E se la Terra avesse creato una forza superiore all’Uomo, che possa contrastarlo, assimilarlo, annientarlo? </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La narrazione è investita da una grande attenzione alla percezione. L’autore possiede un’intensa consapevolezza di quanti mondi nascosti vi siano al di sotto dei paesaggi naturali e sulla fallacia dei sensi umani di percepirli. Gioca su questa mancanza. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La protagonista di <i>Annientamento</i> vede ribollire l’inspiegabile, tenta di risolvere l’enigma dell’ignoto con mezzi razionali (con quanta sicurezza all’inizio si aggrapperà al suo microscopio!). Chi meglio di lei? Biologa, esperta degli ecosistemi in transizione, figlia unica ed <i>esperta negli usi della solitudine</i>, un’osservatrice perfetta, che si mimetizza, si confonde con il paesaggio. Il suo soprannome è <i>uccello fantasma</i>. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Probabilmente proprio grazie a queste sue capacità di adattamento, subisce da subito l’influenza dell’Area X, ne è infettata. Diventa quindi una narratrice inaffidabile: la sua percezione dell’ambiente è amplificata, distorta. Il suo è un viaggio incubo che la porterà ad un mutamento totale, una metamorfosi.</span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Vandermeer sembra andare oltre al genere del <i>body horror </i>alla Cronenberg. <i>Annientamento</i> è un lavoro che fa dell’ibridazione una cifra stilistica, non solo il nucleo narrativo. La contaminazione è presente nell’ambiente, nei personaggi, nello stile. è possibile creare dei parallelismi con Lost, Alien, Stalker e autori come Lovecraft, China Mieville, Clive Barker. Le influenze sono tante, la rielaborazione che ne fa Vandermeer si rifiuta di essere etichettata. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La corrente è quella del <i>new weird </i>che accoglie autori anti-tolkeniani,<i> </i>impegnati nella creazione di mondi ibridi, al confine tra fantasy e fantascienza, originali e rigorosamente verosimili. Altra caratteristica è quella di arricchire la narrazione di un tessuto simbolico fitto e donare una complessità psicologica ai personaggi che permetta di superare le distinzioni canoniche tra bene e male. Proprio questo elemento aggiunge ancora più ambiguità alla storia. Viene in mente la citazione di Lorne Malvo in Fargo (serie tv): <i>“There are no saints in animal kingdom. Only breakfast and dinner</i>”. Non ci sono santi nel regno animale: solo colazione e cena. L’Area X è un luogo ancestrale, l’orientamento (soprattutto morale) è reso vano dalla più micidiale delle tecnologie: il mimetismo. Distinguere la realtà dai suoi camuffamenti è decisivo per la sopravvivenza. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><i><br /></i></span></span>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><i>Annientamento </i>è una fionda tesa. La fascinazione verso il mistero insondabile non basta, ciò che dona bellezza inquietante alla storia è la vena immaginifica dello scrittore, le brillanti riflessioni sui limiti del sapere e soprattutto l’indagine nella mente della protagonista. Che cosa l’ha condotta davvero nell’Area X? Qual è la sua storia?</span></span><br />
<span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">Il romanzo è un’angosciosa apnea, disturbante e contorto, ti lascia in uno stato di indeterminatezza. Le risposte sono poche ma non inesistenti o incoerenti (qualcuno ha citato Lost una volta di troppo). La filosofia è questa: </span><i style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">“Quando siamo troppo vicini al cuore di un mistero, non c’è modo di riallontanarsi per vederlo nel suo insieme”</i><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">.</span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Dobbiamo, come la Biologa, accontentarci di indizi, deduzioni, approssimative e parziali.</span></span><br />
<i style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"><br /></i>
<i style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">“Mi rendo conto che tutti questi ragionamenti sono incompleti, inesatti, imprecisi, inutili. Se non ho vere risposte è perché non sappiamo ancora cosa chiederci. I nostri strumenti sono inutili, i nostri metodi approssimativi, le nostre motivazioni egoistiche”.</i><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"> </span><br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><i><br /></i></span>
<span style="letter-spacing: 0px;"><i>Annientamento</i> è un luogo non segnato sulla mappa: difficile inquadrarlo; inoltrarsi al suo interno può essere azzardato ma, una volta entrati, la curiosità avrà la meglio. <span style="font-family: inherit;"><br /></span></span><br />
Note a margine:<br />
L'aspetto che mi ha più colpito del romanzo è l'attenzione meticolosa al mimetismo. Io ho delle teorie riguardo alle misteriose creature della storia che si rifanno precisamente a questa capacità naturale che trovo stupefacente e pericolosissima. Attendo di parlarvene prossimamente in un post zeppo di spoiler.<br />
<a href="http://www.huffingtonpost.com/jeff-vandermeer/southern-reach-trilogy_b_5381331.html?utm_hp_ref=technology&ir=Technology" target="_blank">Qui</a> potete trovare un elenco di tutti i libri che hanno aiutato l'autore alla composizione del romanzo. Domani, 17 Marzo, sarò a Torino per partecipare ad un incontro con l'autore, insieme ad altri blogger, giornalisti e scrittori. Non vedo l'ora.<br />
<i>Annientamento</i> è il primo romanzo della trilogia dell'Area X che uscirà nel corso di quest'anno, sempre per Einaudi.<br />
La bellissima copertina è opera di LRNZ (autore di <i>Golem</i>, Bao). Si è occupato anche delle copertine degli altri due volumi della trilogia a cui potete dare una sbirciata <a href="http://www.einaudi.it/speciali/Jeff-VanderMeer-Trilogia-dell-Area-X" target="_blank">qui</a>.<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-2975765580884720052015-03-03T21:41:00.001-08:002015-03-04T00:26:30.837-08:00Il business plan non è la lista della spesa #Dilloinitaliano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh80tT8mhFIzPjtjTqsXyCwBRLcvu7-_HumQHiOZbB3S-hLB4LHNtGtmayCXumToj_hD8Mgq8PJ-Irv7No90EYcsSTDvvAA4P36wKhccSJ6GpuDpPYB8T2CF48LeK_l2Ed5xFYeBmAchFs/s1600/IpinZiconBFUlIN-800x450-noPad.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh80tT8mhFIzPjtjTqsXyCwBRLcvu7-_HumQHiOZbB3S-hLB4LHNtGtmayCXumToj_hD8Mgq8PJ-Irv7No90EYcsSTDvvAA4P36wKhccSJ6GpuDpPYB8T2CF48LeK_l2Ed5xFYeBmAchFs/s1600/IpinZiconBFUlIN-800x450-noPad.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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Sto cercando di smetterla di utilizzare termini inglesi (o meglio, il celebre mezzo-inglese) per ogni quisquilia perfettamente traducibile in italiano da quando ho letto di <a href="https://www.change.org/p/un-intervento-per-la-lingua-italiana-dilloinitaliano" target="_blank">questa iniziativa</a> dell'Accademia della Crusca (hanno lanciato anche un hashtag: <a href="https://twitter.com/search?q=%23dilloinitaliano&src=tyah" target="_blank">#dilloinitaliano</a> ). Ditemi che anche voi avete lo stesso problema. Non mi reputo una di quelle sciroccate che usa termini come briefare, brainstorming (per indicare l'incontro al bar con gli altri anziani ed elaborare la strategia migliore per far suonare meglio l'ascella), cool, car-sharing, meeting, droppare, killare, deliverare (santo cielo), apericena (ah, questo non è un termine mongo-inglese? ah, avete ragione, questo è solo ILLEGALE). Tuttavia devo dire che anch'io ho ceduto a diversi termini malevoli come, ahimè, instagrammo, che almeno, però, uso con la giusta dose di ironia. E ammetto con vergogna di aver pronunciato fin troppo spesso "top" come un milanese qualunque.<br />
Sarà che studiando economia aziendale e marketing mi sono sentita più dentro ad una distopia con un linguaggio tecnico-rincoglionente, oltre che brutto quanto i gemellini Miseria e Ignoranza ne <i>Il canto di Natale</i> di Dickens. Mi serve un brainwash...ehm...un cambiamento radicale. L'iniziativa #dilloinitaliano potrebbe aiutarvi a non sembrare arrogante e fulminato come Flavio Briatore (memento: ha chiamato suo figlio NATHAN FALCO).<br />
Le contaminazioni dalle altre lingue ovviamente sono bellissime. I prestiti, tuttavia, sono riusciti ed eleganti quando veramente arricchiscono una lingua, non quando la storpiano. E soprattutto: volete veramente incominciare a parlare come Nicole Minetti?<br />
Vi giuro che ho sentito in tram una signora dire che necessitava di un hair stylist. UN PARRUCCHIERE, signò. Un parrucchiere, si chiama.<br />
Fate un piccolo sforzo, fate sparire dal vostro vocabolario termini come: mission, vision. Compra una vocale, gira la ruota e salva una parola in italiano!<br />
Avete notato, poi, come ci sia una coincidenza che crea quasi spavento tra le persone che parlano come dei profughi dal Paese a metà strada tra Ibiza e la Costa Smeralda e il non conoscere nemmeno per sbaglio la lingua inglese? Fateci caso. Sono degli impostori, degli ingannevoli fingitori. E no, non come il poeta.<br />
Un conto è il linguaggio specialistico adatto ad ogni settore lavorativo (come nel caso della comunicazione e dell'economia), un altro è usare espressioni come "sei out", skills, appeal, asset, wrap-up (!!!). Amici, il business plan non è un termine adatto per indicare la lista della spesa. Senza contare che un mortaccitua non sarà italiano standard ma è sempre valido.<br />
Nel caso di dubbi, trovate <a href="http://nuovoeutile.it/300-parole-da-dire-in-italiano/" target="_blank">qui</a> un compendio di 300 parole da dire in italiano che non hanno nessun bisogno di essere rese in inglese.<br />
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Discorso a parte va fatto per il linguaggio cciovane, il genere di abomini partoriti dalle chat che DEVONO rimanere nelle chat. Sto parlando di tutto l'armamentario di LOL, YOLO (ancora non ho capito che accidenti voglia dire), IMHO, LMFAO ecc.. Se questi termini sono assolutamente impronunziabili o ancora peggio vi fanno assomigliare a dei lama sotto sedativi quando vengono emessi dalle vostre boccucce di rosa significa che sono nati per essere scritti (se proprio dovete usarli anche lì).<br />
Attendo con terrore il momento in cui troverete il modo di tormentare noi poveri plebei con il simbolo della luna nera delle culture giovanili ai giorni nostri: la faccina XD. Smettetela, vi supplico.<br />
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L'unico mezzo inglese riconosciuto dalla sottoscritta è questo capolavoro:<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/-bkOelx7Hls" width="420"></iframe>
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P.S. Mi rendo conto di quanto sia ironico il fatto che la petizione in realtà salti fuori come petition ma la giustificazione c'è: il sito è internazionale.<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-27971251152777501502014-12-20T00:23:00.000-08:002014-12-20T00:24:06.092-08:00Consigli per non rovinare il Natale ad un Lettore <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4atk973zdsNu651GwvG6VDdCX3Q-_tS-jHl5oYrOg2mKgT4jqfo7JrQMvVfqd4xV2YAzRI5ipbmQEyhRF5-jrvBDtaRO3Pvxo6AvAD28iCZqBGqxEgRvvexyCLcfvHziVECioQ2yHspY/s1600/Libri-per-Natale-2011.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4atk973zdsNu651GwvG6VDdCX3Q-_tS-jHl5oYrOg2mKgT4jqfo7JrQMvVfqd4xV2YAzRI5ipbmQEyhRF5-jrvBDtaRO3Pvxo6AvAD28iCZqBGqxEgRvvexyCLcfvHziVECioQ2yHspY/s1600/Libri-per-Natale-2011.jpg" height="452" width="640" /></a><br />
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Lo scorso Dicembre ho stilato una lista di romanzi che avreste potuto regalare o farvi regalare (celando in ogni pertugio delle dimore di potenziali benefattori bigliettini con titoli scarabocchiati a penna rossa, in stampatello). In molti condividiamo il dramma della sindrome del lettore sotto le feste. I sintomi sono: ansia, possibili eruzioni cutanee, sudorazione eccessiva, scatti d'ira e depressione post scartamento. La nostra condizione di lettori ci condanna a ricevere qualsiasi cosa abbia una forma quadrata o rettangolare, con dentro pagine e inchiostro. Purtroppo nella categoria rientrano fin troppi libri e, ahimè, nessuno dei vostri desiderata finirà tra le vostre mani a meno di un'esplicita richiesta. Il motivo è inspiegabile ma ciò non smentisce il teorema. L'unica soluzione è immettere nella vulgata delle vostre cerchie i romanzi davvero belli, e non solo Veronika decide di morire, che non è nemmeno di buon auspicio, per altro. Condividiamo allora le irresistibili liste di Natale. Chi non le ama? Possiedo un taccuino solo per stilare liste. Cose che non farò mai, viaggi che non farò mai, vestiti che non indosserò mai e soprattutto libri che mi aspetto di ricevere a Natale, questa volta però non è detto che il messaggio non arrivi a destinazione.<br />
Quali sono le vostre wishlist natalizie? Condividetele sui vostri social network, in modo che finalmente abbiano (forse) una reale utilità e non solo quella di farsi rimorchiare dai cinquantenni con famiglia.<br />
Buone feste, cari e grazie del supporto che ormai mi date da più di anno (sic!).<br />
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<a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/12/consigli-per-non-rovinare-il-natale-ad.html" target="_blank">Qui</a> trovate il post dell'anno scorso (nel caso vogliate più titoli tra cui scegliere) <a href="http://www.anobii.com/01267cd4f33839a7fe/wishlists" target="_blank">qui</a> e <a href="http://www.pinterest.com/amoreesquallore/wishlist-natalizia/" target="_blank">qui</a> invece trovate le mie wishlist anobi e pinterest (il sito in cui il tempo è immobile e da cui, una volta entrati, è quasi impossibile riemergere).<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="//www.youtube.com/embed/zcGg_I3Z5BI?list=UUKFa1cwpswLhUvHxyjhVVrg" width="560"></iframe>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-67812243768714795262014-10-24T05:13:00.003-07:002014-10-24T05:14:13.833-07:00Come finisce il libro? E i lettori? <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnrlGC1c0iZhdVKTfaYR-jWpnObMKiBDNpk0F_td_4tR9e7YSJboaGqznyfmgc4LD_AqJVQXDBneI6Yh1la4WLnGEdGsB4eZO5U3cce0hpugLMVTT-yR08ihBRRfPJ-Avc-vS6UVN8zVI/s1600/IMG_6403.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnrlGC1c0iZhdVKTfaYR-jWpnObMKiBDNpk0F_td_4tR9e7YSJboaGqznyfmgc4LD_AqJVQXDBneI6Yh1la4WLnGEdGsB4eZO5U3cce0hpugLMVTT-yR08ihBRRfPJ-Avc-vS6UVN8zVI/s1600/IMG_6403.JPG" height="400" width="400" /></a></div>
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Come finisce il libro? Questo è la questione del saggio di Alessandro Gazoia, noto già ai lettori del web con il nome di <a href="http://jumpinshark.blogspot.it/" target="_blank">jumpinshark</a>, edito da <a href="http://www.minimumfax.com/libri/scheda_libro/655" target="_blank">minimum fax </a> quest'anno. Ottime riflessioni sull'editoria trendy e sulla retorica trionfalistica con la quale accogliamo inconsapevolmente pericolosi monopoli come Amazon. La disamina coinvolge temi che animano da tempo il mondo dell'editoria come l'autopubblicazione, la pirateria digitale e il dibattito culturale sul web. La scrittura di Gazoia riesce ad essere acuta e pungente, senza mai cedere allo snobismo provocatorio o all'antipatica compiacenza delle elite culturali ma, anzi, muovendosi disinvolto tra i campi della cultura pop. In linea con un approccio concreto e vivace, l'autore decide di fare appello costante al lettore. L'interrogatio, oltre a rendere la lettura più partecipativa, sottolinea l'importanza e l'unicità del ruolo del lettore nel mondo editoriale oggi. Non la scambiate per una ruffianeria. La lettura è in nuce un atto che ormai assume pratiche diverse e uniche per ogni soggetto. Tutte da valutare ed interpretare. <i>"Come finisce un libro"</i> lo raccomando per un consumo consapevole della literary fiction, soprattutto a chi si sente soffocato da promozioni commerciali e opzioni di acquisto volte al Cliente e non al Lettore. Consiglio anche un altro saggio complementare (oltre a quelli già citati nelle note del libro): "Rete padrona - Amazon, Apple, Google & co. Il volto oscuro della rivoluzione digitale" di Federico Rampini, edito da Feltrinelli (2014). </div>
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La lettura di questo libriccino è avvenuta a ridosso dell'uscita di questo video in cui espongo il mio parere sulla rincorsa del successo facile da parte di editori poco lungimiranti. Ma parlo anche, come fa Gazoia, del cambiamento nella fruizione dei prodotti culturali (dovuto in parte allo sviluppo di sempre più accessibili interfacce) e sul destino dell'entertainment. </div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="//www.youtube.com/embed/QJ_z6WqbJ9Y" width="560"></iframe><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 17px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: inherit; line-height: 17px;">Sotto il video si è sviluppato un interessante confronto di idee che vi invito a leggere, almeno per farvi un'idea più chiara riguardo la mia opinione, che in video spesso è intrecciata alla mia verve, per alcuni troppo infuocata. Un commento tra i molti, ho giudicato particolarmente fertile. </span><br />
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<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: inherit; line-height: 17px;">Enrica:</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: inherit; line-height: 17px;">"Il punto è che la sempre crescente immediatezza dei mezzi di comunicazione non viene sfruttata nel modo giusto. Se invece di utilizzarla per bombardare i lettori (o come giustamente dici, i consumatori) con informazioni e promozioni, venisse usata per creare momenti di condivisione, di confronto, di scambi di idee, la lettura sarebbe maggiormente interpretata come un'esperienza e un'esperienza si individuale, ma anche collettiva. Non è un caso che la gente ti scriva che guardando i tuoi video ha riscoperto l'amore per la lettura! proprio perché si crea quel momento di aggregazione e anche di crescita che la "letteratura di consumo" (come ignobilmente la si definisce) non potrà mai dare. Alla fine di cosa di tratta? Semplicemente di scegliere tra un beneficio di brevissimo termine e uno che potrebbe produrre i suoi effetti anche per il resto della vita. Solo che spesso le persone non sanno proprio che ciò che cercano e di cui hanno bisogno esiste già. In questo senso apprezzo che molte librerie si stiano evolvendo in café letterari: perché se anche la motivazione di fondo è economica, non è in contrasto con una visione strategica ( e quindi di lungo periodo) del modo di concepire la letteratura, come appunto momento di condivisione tra persone accomunate dalla stessa passione, prima che razionali consumatori".</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: inherit; line-height: 17px;"><br /></span>
<span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white; color: #333333; line-height: 17px;">A proposito dei café letterari, ultimamente mi ritrovo a frequentare sempre più spesso una libreria, la </span><span style="background-color: white; color: #333333; line-height: 17px;">Gogol&Co a Milano, dove per altro ho acquistato il libro di Gazoia. Io mi reco lì per studiare, ma tra una pausa e l'altra ne approfitto per leggiucchiare e per origliare i discorsi del librario con fornitori e altri personaggi. Vi giuro che è vero! Ogni giorno che mi sono recata lì, l'ho sentito discutere animatamente di editoria, di librerie indipendenti e di come si possa sopravvivere in questo mondo di squali, facendo un lavoro corretto e soddisfacente dal punto di vista umano e culturale. Io ero appollaiata al piano di sopra e pensavo: "Allora si può fare!". </span></span><br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="//www.youtube.com/embed/eJPGXwfM6CM?list=UUKFa1cwpswLhUvHxyjhVVrg" width="560"></iframe><br />
<h3>
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: arial, sans-serif; font-size: x-small; line-height: 17px;">(Qui trovate una mia incursione nella libreria milanese, insieme ad altri posti dedicati alla lettura che ho esplorato) </span></h3>
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 17px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #333333; line-height: 17px;"><span style="font-family: inherit;">Credo fermamente nel fatto che le persone siano disposte a spendere per la letteratura tanto quanto sia il valore ad essa riconosciuto. Se attribuiamo al libro un prezzo al ribasso - come qualsiasi altra merce - nessun lettore vorrà spendere più di quel valore fissato (magari da un bollino, a 9,90 euro). Se escludiamo dall'equazione la variabile artistica e umana, qualsiasi libro costerà sempre troppo ed è così che abbiamo iniziato a perdere i lettori. </span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-5252426457743839972014-09-18T12:46:00.000-07:002014-09-18T23:40:44.772-07:00Milano, i libri, le valigie e il tram Mi è capitato di rileggere dei post che ho scritto negli ultimi settant'anni, evidentemente sotto una cattiva stella. Si aprivano tutti con una domanda retorica. Un'orrenda, inelegante e inadeguata domanda retorica. Indi per cui farò uno sforzo sovrumano e cercherò di NON iniziare con tale sgradevolezza. Andiamo dritto al punto.
Ho cambiato città. Mi sono immessa anch'io nella genia degli studenti fuori sede. Un'altra meridionale a Milano.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMO4UUVSJvVdgmnlpi2A67ZmuD_7H8U4pUpnAy0K6wJLQdPUruyVL46FcQQBja6AeYI_c_t1LPiBdhA68lFu0MzcJEEk5nWvIsdl3e0yeOwPV1o_2La5GMcn87RJTStbUnhjt7EM1uVLg/s1600/IMG_5053.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMO4UUVSJvVdgmnlpi2A67ZmuD_7H8U4pUpnAy0K6wJLQdPUruyVL46FcQQBja6AeYI_c_t1LPiBdhA68lFu0MzcJEEk5nWvIsdl3e0yeOwPV1o_2La5GMcn87RJTStbUnhjt7EM1uVLg/s1600/IMG_5053.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMO4UUVSJvVdgmnlpi2A67ZmuD_7H8U4pUpnAy0K6wJLQdPUruyVL46FcQQBja6AeYI_c_t1LPiBdhA68lFu0MzcJEEk5nWvIsdl3e0yeOwPV1o_2La5GMcn87RJTStbUnhjt7EM1uVLg/s320/IMG_5053.JPG" height="320" width="320" /></a><br />
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Saltiamo la riflessione socio-economica-storica-psicologica da servizio di Studio Aperto, e passiamo alle cose allegre. Ancora le lezioni non sono iniziate. Sono libera di scorrazzare per la città, perdermi, prendere i tram sbagliati, mangiare in posti troppo costosi per le mie tasche, camminare fino a farmi venire il mal di schiena e le vesciche ai piedi.<br />
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Da una settimana faccio la turista. Solo che al posto delle calamite per il frigo, compro quaderni, in vista della mia entrata trionfale all'università. No, davvero, ho una malattia grave. Ne ho comprati sette in cinque giorni. Non dovete farmi visitare il reparto cartoleria, divento indomabile. Siete mai entrati in posti come Muji o Tiger? Ecco, allora potete capire. Seguono a mena dito l'antica arte dell'ipnotismo per sedurti, convincerti di avere un disperato bisogno di oggetti inutili e leziosi, spremerti come un limone e abbandonarti poi sul ciglio della strada come il più miserevole dei clochard, provvisto altresì di un portabanane e otto chili di incenso.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihhy5Y04JqRLnpeZI_r0woEqp8mNMJE0jve1Q-D5zzV305_t7GAeEvk0KzIa7okGBHfjk0wUYWT3hlWiHrSzBcI-FtsZIoZKWOIU9G6zdnR9W6TBrrAMDBoTCgY92VZNuUQ4H6mg_tV5M/s1600/IMG_5089.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihhy5Y04JqRLnpeZI_r0woEqp8mNMJE0jve1Q-D5zzV305_t7GAeEvk0KzIa7okGBHfjk0wUYWT3hlWiHrSzBcI-FtsZIoZKWOIU9G6zdnR9W6TBrrAMDBoTCgY92VZNuUQ4H6mg_tV5M/s1600/IMG_5089.JPG" height="400" width="400" /></a></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1T5kYUu-E79TiVUkb_l0By67aqVHXv-LzOWMO5JLNRduOAqCbHYv0i_Egz6VqaK-S2BQWrNF3tJiKPz8g94N1HZBiaLEffTIpguu5xfmGB4-T9k8SYELbn9oI69b9GoX_szMiFnng0Lw/s1600/IMG_5140.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1T5kYUu-E79TiVUkb_l0By67aqVHXv-LzOWMO5JLNRduOAqCbHYv0i_Egz6VqaK-S2BQWrNF3tJiKPz8g94N1HZBiaLEffTIpguu5xfmGB4-T9k8SYELbn9oI69b9GoX_szMiFnng0Lw/s1600/IMG_5140.JPG" height="400" width="400" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNQWxGCIioFUiJ4-mgaXnpgT6mAwRpymUNWvRvM3zlyQCSORXrC9Ict0JuKMfh9LkBSqkkQdqo24exMiIx5JdF5b1CuFYjbJY3aTHd97898DIIDD_Uh-XenKvdsF0uktR5leOPTGlevsQ/s1600/IMG_5156.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNQWxGCIioFUiJ4-mgaXnpgT6mAwRpymUNWvRvM3zlyQCSORXrC9Ict0JuKMfh9LkBSqkkQdqo24exMiIx5JdF5b1CuFYjbJY3aTHd97898DIIDD_Uh-XenKvdsF0uktR5leOPTGlevsQ/s1600/IMG_5156.JPG" height="400" style="cursor: move;" width="400" /></a></div>
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Il paradosso è che ho la netta sensazione che tra poco conoscerò meglio Milano che la mia città natale. Mi ha fatto riflettere il commento di una ragazza alla mie peregrinazioni: "Io vivo a Milano da un po' e pare che tu in una giornata abbia visitato più posti di me in quattro anni". La verità è che ho sempre sentito parlare di Milano, è uno di quei poli d'attrazione che non puoi fare a meno di subire, almeno per me è stato così. E ora che ci sto, mi sento come risucchiata. Ne voglio assaggiare ogni pezzetto. Ho tutta la foga di una turista che ha a disposizione solo una settimana per godersi una città. Ho lasciato a casa la pigrizia (qui sto usando un'iperbole, signori) e mi è rimasta solo tanta voglia di esplorare.<br />
<br />
MOMENTO INTELLETTUALE
Sto girando tantissimi musei, li scelgo attraverso un semplice criterio: devono essere gratuiti. Almeno, all'inizio cercherò di trattenermi perché potete comprendere il fatto che mi sono appena trasferita e devo ammortizzare certe spese. No, non ho un lavoro, ahimè. Mi ha sorpreso notare che in effetti la scelta non manca. Il Museo del Novecento (personalmente non mi ha elettrizzato) e le splendide Gallerie d'Italia, ad esempio. Le riduzioni di prezzo sono comunque onnipresenti. Le mie prossime tappe sono: il museo Poldi Pezzoli e il museo di scienze naturali. La meta più ambita rimane la Pinacoteca, che però attendo di visitare la prima Domenica di Ottobre. Se non lo sapeste già, vi ricordo che in quella data, tutti i musei sono aperti gratuitamente al pubblico. Milano comunque non manca di esempi di magnifica arte anche en plein air. A parte la monumentale architettura, ci sono tantissimi artisti di strada (specie Corso Vittorio Emanuele).<br />
FINE MOMENTO INTELLETTUALE<br />
Allego speciali foto della mia esperienza al museo, coronata dalla sirena assordante dell'allarme fatto scattare da me medesima accidentalmente, cercando di aprire una porta che avrebbe dovuto portarmi alla toilette ma che evidentemente conteneva le sacre reliquie di qualche nobile briccone.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuft5FQox4nf_ZOMzlLtbMZAuG1umTdUr3kZiaTv2XkWAHKtCNelyTA0gh5Cc41vGfvijJTS3JfLhQcnpn55WFQQZPcBGYGvBv7otGw_PMM031WBivewJC6q8nFVOoDAPgnkyzXqAazAE/s1600/IMG_5208.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuft5FQox4nf_ZOMzlLtbMZAuG1umTdUr3kZiaTv2XkWAHKtCNelyTA0gh5Cc41vGfvijJTS3JfLhQcnpn55WFQQZPcBGYGvBv7otGw_PMM031WBivewJC6q8nFVOoDAPgnkyzXqAazAE/s1600/IMG_5208.jpg" height="400" width="352" /></a></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8VyuBpSGZ3ew31D6oOS26VBsZZxYO-Z6LnXEh65Q34L3rtVwy8sdzcJmYpcJEos2WMPrFQmR_TV6ePtGe9rvTraKG9MvzsPLmivO__1Gfh9LokBKGRUUGJqCChchn-jODazEuRVUQLq0/s1600/IMG_5210.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8VyuBpSGZ3ew31D6oOS26VBsZZxYO-Z6LnXEh65Q34L3rtVwy8sdzcJmYpcJEos2WMPrFQmR_TV6ePtGe9rvTraKG9MvzsPLmivO__1Gfh9LokBKGRUUGJqCChchn-jODazEuRVUQLq0/s1600/IMG_5210.jpg" height="391" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgy33FA0rfi5zCF9c0ecn_wIS5ZVOcFiRAqdfkiXXsk9yZfIRUQSw7KE_cc9Q62S20Mc4cQ3RjftyBxSxHXplJ_x6R6U1wu9__Z2UProXd5a18L9SmmP82qlQkqPPWRRzFV3AR4jd6u9es/s1600/IMG_5212.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgy33FA0rfi5zCF9c0ecn_wIS5ZVOcFiRAqdfkiXXsk9yZfIRUQSw7KE_cc9Q62S20Mc4cQ3RjftyBxSxHXplJ_x6R6U1wu9__Z2UProXd5a18L9SmmP82qlQkqPPWRRzFV3AR4jd6u9es/s1600/IMG_5212.jpg" height="400" width="338" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGN0IFxBQSnSz_wwV9WkydEVOT-i0TyEF9SEZeiI5qhVIhWgzNcSEbH424gObQy_YVSgaYWZT97OIytO8dR7dk_Duv0WfHUW2P98aUdoyqoh-LXPvBC5jt9NHx2Ro5ACimR8S18BF3veM/s1600/IMG_5220.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGN0IFxBQSnSz_wwV9WkydEVOT-i0TyEF9SEZeiI5qhVIhWgzNcSEbH424gObQy_YVSgaYWZT97OIytO8dR7dk_Duv0WfHUW2P98aUdoyqoh-LXPvBC5jt9NHx2Ro5ACimR8S18BF3veM/s1600/IMG_5220.JPG" height="400" width="400" /></a></div>
<br />
Il lato più curioso della vicenda è che ho modo di privilegiare un aspetto delle esplorazioni in città aliene che spesso viene del tutto trascurato, appunto per mancanza di tempo. I libri. Ho sempre pensato che uno dei tanti modi di giudicare una città fosse legato al rapporto di quest'ultima con la lettura, i librai, le biblioteche, i lettori e persino i non-lettori. è difficile che Milano non riesca a soddisfare le esigenze di un lettore onnivoro. C'è tutto ciò che avete sempre sognato. Le librerie sono tantissime, da quelle più grandi (come la Hoepli, vicinissima al centro che offre anche tantissime letture in lingua) a quelle più piccine; dalle grandi catene alle librerie indipendenti, librerie tematiche (la libreria del mare e della montagna!), diversi punti vendita Libraccio, e non dimentichiamo le bancarelle di libri usati per le strade.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiun99JZ9C966o_D7ZOcSyB7wAV0_7mneVkbBrW1BHKPzdPpFDKbtsKISnIyDoxm0uYW-WF8tpH9vg40g5sSwLPwcKxnb6m5ONMp-ZMx5WLxSVnw_uW3Ez6NNiN4HKpY4utsOT9-gXFTq0/s1600/IMG_5166.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiun99JZ9C966o_D7ZOcSyB7wAV0_7mneVkbBrW1BHKPzdPpFDKbtsKISnIyDoxm0uYW-WF8tpH9vg40g5sSwLPwcKxnb6m5ONMp-ZMx5WLxSVnw_uW3Ez6NNiN4HKpY4utsOT9-gXFTq0/s1600/IMG_5166.JPG" height="320" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Adelphi al 40% in Piazza Fontana</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq9osAoFqfBm4vl7txM1nTP5edHmEw0xk6VK8y1zD0OrOt7fwlOjiA8z-qKxAercrZ9RYDkqtgbNguMnnuQTJ_qEAPIFb2sLGmdX-DKJKJc_A88IwhNihC9fogmJTWwMvZf7DccHP14H4/s1600/IMG_5088.JPG" height="320" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="268" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La trovate a Cairoli, è adorabile</td></tr>
</tbody></table>
<br />
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Solo da una settimana sono arrivata e già ne ho girate parecchie. Dei piccoli eden per noi lettori. Potevo non approfittarne? Sì, a Milano da pochi giorni e ho già comprato un libro. Qualcosa mi dice che costruirò casa mia, usandoli come mattoni.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgc5T6ssN81ZSa_3ZVV2XfHKO7i7dOQLlT7SHwjPH1-12PimNFmfDaVq3ijTMZ5MCp1abPpklExeP0eDjDQfyShQckH32IFnyW-njG-WQVokVqgMVxP7FMqJVASSgx-Jiwy1-_97r5vJyk/s1600/IMG_5167.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgc5T6ssN81ZSa_3ZVV2XfHKO7i7dOQLlT7SHwjPH1-12PimNFmfDaVq3ijTMZ5MCp1abPpklExeP0eDjDQfyShQckH32IFnyW-njG-WQVokVqgMVxP7FMqJVASSgx-Jiwy1-_97r5vJyk/s1600/IMG_5167.jpg" height="400" width="304" /></a></div>
<br />
Come ci insegnano i peripatetici, passeggiare è ottimo per riflettere e partorire idee. A me ne è venuta in mente una semplice. E se vi portassi con me? Visitiamo insieme Milano, piena di angolini nascosti e paradisiache oasi per noi lettori. Suggerimenti? Consigli? Ricordate che sono solo una principiante, guidatemi voi. Una volta raccolto il materiale, filmerò tutti i miei viaggi in questa città di carta e spero di superare la mia goffaggine e il mio imbarazzo tecnologico per montare un video con i fiocchi.
Spero che l'idea vi entusiasmi. Io m'impegnerò a filmare tutto decentemente. Vi assicuro che riprendere in pubblico è più imbarazzante di quanto crediate. Ma ho l'alibi della turista, sicché.<br />
Vi risparmio i dettagli sul vero e unico tour che sto facendo: quello culinario. Pensate che sono riuscita a mangiare persino pane e panelle (quelle buone, quelle vere!)quassù. Chi l'ha detto che si mangia male? Forse i milanesi. Ma fin ora io di milanesi non ne ho visti, secondo me non esistono. Milano, New York d'Italia?<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMTM1V6WaxTLf392WtM94QAH59DAiLMGZZxXNzpOfWlNgvo0U-Xka41oYKCBYR3WavVlIofm0kR4kSJ1KhkGJ_I_WW1qneolaldgiaMk4TGXR5sXNzLbx3iJWxLKN_a1uEJEyDOblhiCs/s1600/IMG_5218.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMTM1V6WaxTLf392WtM94QAH59DAiLMGZZxXNzpOfWlNgvo0U-Xka41oYKCBYR3WavVlIofm0kR4kSJ1KhkGJ_I_WW1qneolaldgiaMk4TGXR5sXNzLbx3iJWxLKN_a1uEJEyDOblhiCs/s1600/IMG_5218.jpg" height="400" width="300" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Antica Focacceria San Francesco, Via San Paolo</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<!-- Blogger automated replacement: "https://images-blogger-opensocial.googleusercontent.com/gadgets/proxy?url=http%3A%2F%2F3.bp.blogspot.com%2F-5tUV1KTFwLo%2FVBsxXC1niTI%2FAAAAAAAABwE%2FGRbTuA3UPw8%2Fs1600%2FIMG_5156.JPG&container=blogger&gadget=a&rewriteMime=image%2F*" with "https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNQWxGCIioFUiJ4-mgaXnpgT6mAwRpymUNWvRvM3zlyQCSORXrC9Ict0JuKMfh9LkBSqkkQdqo24exMiIx5JdF5b1CuFYjbJY3aTHd97898DIIDD_Uh-XenKvdsF0uktR5leOPTGlevsQ/s1600/IMG_5156.JPG" -->Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-52931579513803991462014-06-22T00:07:00.001-07:002014-06-22T00:08:04.728-07:00Considerazioni (lunghe e noiose) su La vita in tempo di pace di Francesco Pecoraro <div style="font-family: 'Times New Roman';">
<div style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;">
<img src="http://www.sololibri.net/IMG/arton63356.jpg" height="320" width="215" /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman;"><span style="font-size: small;"><i><br /></i></span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman;"><i>Il
futuro si è deteriorato, sembra che non ci attenda niente di buono,
su questo sono tutti d'accordo, quando ero piccolo non era così: il
futuro aveva qualche problema ma complessivamente era radioso,
lucente, interplanetario, interstellare, intergalattico,
trans-spazio-temporale.</i></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">Per
Ivo Brandani, un <i>soggetto residuale fuori dal ciclo
riproduttivo</i> (un vecchio ingegnere di sessantanove anni), le
uniche dimensioni temporali possibili sono il passato e il presente. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">L’intero
romanzo è giocato sull’alternanza tra questi due tempi narrativi.
L’arco di una giornata - il ventinove Maggio 2015 - è lo spazio
riservato alla disamina di una nauseante contemporaneità. I capitoli
sono scanditi dall’orologio: dalle 9:07 A.M a 7.47 P.M.
Un’interminabile giornata trascorsa con la debordante contrarietà
del protagonista. Ivo attende all’aeroporto di Sharm-el-Sheik il
volo di ritorno a casa. Si trova in Egitto per ricostruire con
materiali sintetici la barriera corallina. In questo speciale limbo,
l’unica dinamicità è offerta dalle sue associazioni mentali -
echi di Proust e di Celine - che generano un torrenziale monologo, un
feroce attacco al presente.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">Il
presente che descrive Pecoraro è in realtà un futuro prossimo,
appena ad un anno di distanza dal nostro. Un anno che nel secolo
accelerato in cui viviamo può anche significarne dieci. I
riferimenti a questa realtà sono assoluti: le città sono indicate
come Citta di Dio (Roma) o Città di Mare. Con le maiuscole anche i
luoghi del potere, freddi, distanti: il
Governatorato, l'Amministrazione, i Distretti. I luoghi
decisionali sono lontani dall'individuo, vuoti. Tale descrizione
di una burocrazia spersonalizzante ricorda Saramago (il Centro nel
romanzo La Caverna, in particolare). E non è in ogni caso per niente
lontana dal senso di smarrimento, solitudine e inerzia che appartiene al
nostro tempo. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">Il
fiume straboccante di parole contro la contemporaneità non è solo
il risultato dell’IMS (Irritable male syndrome anche conosciuto
come il ronzante rosicamento dei vecchiardi, a cui tutti noi siamo
abituati). Ma è una disamina acutissima della realtà coeva. Il
quadro è fosco. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">Un
presente fasullo, vuoto e privo di bellezza. Il pianeta è ormai per
metà in decomposizione e per metà plastificato, popolato da
non-morti continuamente rigenerati dalle sostanze chimiche,
risollevati dalla chirurgia, sempre più lucidi, artificiali. La vita
ancora più lunga, quasi eterna, dove tutto è una copia di una copia
di una copia. Persino il cibo è assemblato artificialmente. Un <i>fake
planet, </i>devitalizzato ma in cui è quasi impossibile morire.
Anzi, si direbbe che morire sia faccenda d’altri tempi. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman;"><i>Stiamo
lentamente transitando dal naturale al post-naturale, una surrealtà
dove tutto è immagine di un originale scomparso. </i></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">E Ivo
- con il Rifacimento dei fondali marini in sintetico - contribuisce
alla ricostruzione di un mondo fantoccio, alterato, imitazione di una
realtà ormai perduta. Il tema della distruzione e della
ri-costruzione si intrecciano: Ivo fabbrica un mondo nuovo mentre
porta alla rovina quello vecchio, assume il doppio ruolo di homo
faber e homo destruens. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">La
sua carriera di ingegnere strutturista infatti non l'ha portato a
progettare proprio un bel niente. Che contribuisca al disastro,
allora. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman;"><i>Io
sto al gioco, mi piace l'Apocalisse, mi ci trovo bene, ci godo...</i></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">I
toni apocalittici con cui viene descritta la contemporaneità
sanciscono il collasso del mondo in cui è cresciuto. L’ingegnere
si trova in una realtà dal volto irriconoscibile, da cui si sente
già scollato, lui e la sua mentalità novecentesca. Vorrebbe passare
gli ultimi stralci di tempo a sua disposizione assistendo ad un
grandioso disastro - qualcosa di veramente emozionante, finalmente -
è ossessionato dal senso della catastrofe. <i>Non si inverte la
freccia del tempo , gli direi a questi qui dietro il banco. Tutto
deve andare a male, marcire, degradarsi, rovinarsi, fottersi
definitivamente. </i>Ma non ci sarà nessuna esplosione, solo un
lento deteriorarsi che cambierà il volto del mondo. E Ivo si si
sente già prossimo alla fine. <i>Come i soldati che muoiono
l’ultimo giorno di guerra, come a quei bambini che presero la
poliomielite quando il vaccino era già in distribuzione</i>. Sulla
soglia di una nuova era. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">A
queste amare invettive, si alternano capitoli dedicati alle
reminiscenze del suo passato. Sgorgano dalla mente di Ivo ricordi a
ritroso, da quelli più recenti all’infanzia, fino ad un finale
fuori dal tempo. Dunque mentre la giornata del ventinove Maggio
procede in senso orario - dalla mattina alla sera - il passato di Ivo
si ripropone in senso antiorario, dalla vecchiaia alla sua nascita.
La narrazione procede perfettamente su questi due binari
temporali, alternando questi due ritmi. La struttura del romanzo
fa sì che la fine di Ivo - sappiamo dal primo capitolo cosa lo
ucciderà - coincida con l’inizio della sua vita. Un motivo
circolare che si ripresenta costantemente: il viaggio di ritorno
dall’Egitto, il ritorno con la mente alla casa d’infanzia, al
nucleo familiare d’origine e soprattutto al padre, paradigma
tirannico e irrefutabile. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">Se
inoltre il 2015 aveva caratteristiche vaghe, un contesto
futuristico, il passato di Ivo al contrario ripercorre la Storia
d'Italia. Un contesto a noi familiare, che viene però riletto con
una nuova chiave da Pecoraro. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">Queste
immersioni nel passato - alcune rappresentano dei perfetti racconti
autoconclusivi - danno una giustificazione al cinismo dell’attuale
Brandani. Il suo vissuto è segnato dall’inadeguatezza e dai
fallimenti. La vita lo ha attraversato, e lui l’ha subita. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman;"><i>EFFETTO
CORIOLIS: ogni traiettoria subisce una curvatura, talvolta fino ad
avvitarsi su se stessa...Non sei mai dove avresti voluto essere, non
arrivi mai nel punto dove hai messo la prua, ma sempre da qualche
altra parte e ti dice bene se riesci a finire nei pressi del tuo
obiettivo...Io, ammesso che avessi un obiettivo, non solo l'ho
mancato in pieno, ma da qui nemmeno lo vedo più</i></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">La
vita di Ivo scorre in tempo di Pace ma in realtà è un susseguirsi
di conflitti meschini da cui uscirà sempre sconfitto. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">Il
conflitto Originario è quello con il Padre, figura ostile e
fascista, fedele a due unici Valori: Coraggio e Orgoglio. Due qualità
che sfortunatamente Ivo sembra non avere. Padre costruisce per lui un
mondo non-alla sua altezza, di fatto castrandolo e rendendolo un
inadeguato-a-vita. Ivo così chiuso nel suo <i>invernale voler
restar dentro</i> è spinto a forza <i>fuori. </i>Un <i>fuori </i>barbarico
e primitivo: il mondo dei ragazzini, in cui si riproducono le
dinamiche sociali della prevaricazione e della violenza. Ivo è
persino una pippa a giocare a calcio, qualità invalidante.
Nonostante il dopoguerra, il boom economico e l’ottimismo degli
anni Cinquanta, il microcosmo della Città di Dio nasconde una realtà
vile e brutale. La lotta sociale è spietata, l’unico modo
per galleggiare è <i>menare. </i>Farsi riconoscere come
uno che mena garantisce lo status di <i>dominante</i>. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">La
giovinezza di Ivo squarcia subito qualsiasi illusione. Il grande Male
della Pace è la lotta per emergere, per imporsi sugli altri. Un
conflitto eterno. Il Tempo di pace è la <i>lotta di tutti
contro tutti, </i>la violenza è del tutto privata, egoistica.
Non c’è una guerra - e quindi una violenza imposta, obbligata -
che ti costringa a definirti secondo valori civili condivisi come
quelli di Patria o che ti spinga a fare i conti con la sopravvivenza,
con la parte più intima di te stesso. L’alternativa vertiginosa
tra vita o morte non esiste nel tempo di Pace. La Pace <i>ti
cuoce lentamente </i>ti culla con antidepressivi, ansiolitici e
ti confonde, ti istupidisce, ti isola. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">In
questo caos in cui Ivo fatica ad imporre la sua individualità (se lo
ripete sempre:<i>Brandani tu non sei un combattente, non sei un
competitore…</i>) il protagonista cerca un ordine alternativo
alla crudeltà del comandamento homo homini lupus. Tenta con la
rigidità del Pensiero: si iscrive alla facoltà di Filosofia. è
coinvolto nelle lotte del 68’ e gli basta poco per capire che
qualsiasi gruppo -persino quelli che propugnano idee di uguaglianza e
di fraternità - nascondono la stessa ossatura, naturale negli
uomini, gli stessi meccanismi di dominanza e sottomissione, lo
stesso gregarismo. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">E
d’altronde Ivo capisce di essere inadatto alla lotta politica,
qualsiasi scenario di battaglia lo atterrisce. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><i>Sono
un non-eroe, un non-coraggioso, un non-dominante, uno che non ci
crede, che non crede a niente, che non ha mai creduto a niente…sono
uno-che-molla, uno che per lui niente conta, se non restare in vita
nelle migliori condizioni possibili </i> </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">Durante
un viaggio in Inghilterra, si trova davanti al Firth of Fourt Bridge.
Ha un’illuminazione. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">Se la
Natura lo ha tradito, se è inadatto a qualsiasi contesto di
selezione naturale - e quindi inevitabilmente di prevaricazione
fascista e violenta - allora, la Scienza, la costruzione, possono
essere usate contro la Natura. La filosofia non aveva portato ordine,
non aveva dato un Senso ma soprattutto non aveva dato un risultato
visibile. La Scienza, al contrario, opponendosi ai diktat naturali
permette di unire ciò che è separato, può creare dei ponti.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman;">A
seguito dell’epifania, abbandona la facoltà di Filosofia (ma non
gli Ideali di sinistra, per quello c’è tempo) e si iscrive ad
Ingegneria. Finalmente, eliminata la variabile umana, Brandani ha
un <i>mestiere. </i></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">Il
mondo del lavoro si rivelerà ancora più mortificante di quello
adolescenziale e universitario. Non ci si fa la guerra né con le
bombe né con i cazzotti come nel quartiere, ma con mezzi assai più
subdoli. Il suo capo De Klerk è un manager di successo, aderisce al
mondo così com’è e non come dovrebbe essere, al contario di Ivo
ancora ancorato alla chimera dell'idealità. Questo capitolo è un
piccolo capolavoro di narrativa: Pecoraro fornisce attraverso il
racconto di un viaggio in barca una perfetta allegoria della
fortissima pressione che esercita il capitalismo su di noi. De Klerk
è tutto ciò che Ivo odia: maschilista, predatore, tirannico, un
dominante. Brandani coltiva infatti nei confronti della mentalità
borghese e materialista - tutto ciò che De Klerk rappresenta - un
retro pensiero infantile: <i>non mi avrete mai</i>. Eppure De
Klerk è più forte di lui, il suo modello prima lo affascina, poi lo
avvince e infine lo schiaccia. Ivo non può niente. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><i>Di
fatto ti collocasti nella grande Catena dei Sì. (...)Ti consegnerai
nelle mani del capitale, sarai un ingranaggio del profitto.</i> </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;">La
sua blanda riserva mentale - “non mi avrete mai” - è una vana
resistenza. Tutto è dentro la logica di mercato, senza scampo.
Sembra di leggere le pagine profetiche di Cosmopolis (di Don
DeLillo): “non esiste niente fuori dal mercato”.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman;"><i>La
Grande Classe Media Uniforme dell'Occidente Democratico, quella che
ha divorato e inglobato in sé tutte le altre classi, compresa quella
operaia, dedita alla ragione passiva. I nativi del capitalismo
mediatico non conoscono la nozione di opposizione, di alternativa.</i></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman;">Ha
ragione Cortellessa quando parla di Pecoraro come scrittore di
guerra. La guerra dei “sessant’anni di pace, nei tanti inferni
del fare umano”. è questa la grande forza del romanzo: la sua
potenza demistificatrice, il pessimismo lucido, la coscienza della
complicità e della colpa. Ma anche la rassegnazione al caos
dell'esistenza, alla <i>non forma</i> delle cose. <i>Come
pretendiamo che ci sia ordine se viviamo, anzi, siamo ciò che resta
di un'esplosione? </i></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
<span style="color: black;">Il
delirio lucido di Brandani sgorga fuori con aggressività, una lingua
corrosiva, senza tabù. Seguendo gli stilemi del modernismo, Pecoraro
redige un romanzo verboso - come gli anziani Brandani è
puntiglioso, si ripete senza sensi di colpa - contaminato da nozioni
scientifiche, architettoniche, storiche, biologiche. Il suo è
un epos rovesciato, senza eroismi né imprese. Può darsi
che <i>La vita in tempo di pace</i> sia la perfetta
anti-epica, l’uomo senza qualità del nostro Tempo. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
<span style="color: black;">Indubbio
è che questo romanzo per gli scrittori italiani rappresenti - già -
una tappa obbligata. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
<span style="color: black;">“<span style="font-family: Times New Roman;"><i>Niente
tornerà più, nessuna promessa è stata mantenuta: Dio non c'era, il
mondo non ti stava aspettando, nessuno ti cercava, di là dal mare ci
sono solo altri ristoranti di fritto misto e il mestiere, che
prometteva, alla fine si è negato. O forse tu eri negato per farlo
bene, Ivo...”.</i></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<img src="http://premiomondello.it/upload/assets/files/1994,it,965/933-3.jpg" height="377" width="400" /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Times New Roman;"><i><br /></i></span></span></span></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-73142125048555996832014-05-24T01:49:00.001-07:002014-05-24T01:49:17.546-07:00W la trance! - L'armata dei sonnambuli o lo leggete o sbrisga. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmaFAUCmjSZFXc2r_UPwyZ7WF47o5VqAUkdbgsLkOVXR6aYap1Wvxz12LI8dhCJgXVvihhuEpt12sHay233W6pGg3LVIVjzA7uxLmgOfLoxr7m8ByRHZuuN9tECa6gxr9aiS3I6Fv_-1w/s1600/armata.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmaFAUCmjSZFXc2r_UPwyZ7WF47o5VqAUkdbgsLkOVXR6aYap1Wvxz12LI8dhCJgXVvihhuEpt12sHay233W6pGg3LVIVjzA7uxLmgOfLoxr7m8ByRHZuuN9tECa6gxr9aiS3I6Fv_-1w/s1600/armata.jpg" height="320" width="205" /></a></div>
<span style="font-family: Helvetica; letter-spacing: 0px; text-align: center;">Con "L’armata dei sonnambuli" i Wu Ming hanno portato a compimento la pluridecennale riflessione sulla rivoluzione e il potere che da sempre ha contraddistinto i loro romanzi storici.</span><br />
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px; text-align: left;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Il discorso si era aperto con Q, ambientato nella tempesta delle guerre di religione e della riforma protestante del Cinquecento, ed è proseguito con altri romanzi, tra cui Manituana in cui è narrata la guerra tra i rivoluzionari delle colonie americane e i lealisti inglesi, dal punto di vista dei nativi (e di cui troviamo un’eco proprio nell’Armata).</span><span style="letter-spacing: 0px;"> </span><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px; text-align: left;">
<span style="letter-spacing: 0px;">L’ultimo romanzo invece abbraccia quella che per noi europei è forse il più romantico e terribile dei rovesciamenti storici: quello francese. Quando pensiamo alla rivoluzione, immaginiamo la testa di Luigi che cade per mano della ghigliottina. O a Lady Oscar.</span><span style="letter-spacing: 0px;"> </span><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px; text-align: left;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Come decidono di raccontarci questo sconvolgente spartiacque storico i Wu Ming?</span><span style="letter-spacing: 0px;"> </span><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0px;"><br /></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Come se fosse un’opera teatrale.</span><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i>“I parigini erano sempre interessati al teatro, ma il teatro era divenuto grande quanto Parigi (…) Gli spettacoli più emozionanti erano quelli dove la gente perdeva la testa per davvero, i cannoni tuonavano e poteva capitare, da un momento all’altro, che gli spettatori si trovassero a recitare”.</i></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">La narrazione è divisa in cinque rocamboleschi atti. L’espediente drammatico è efficace soprattutto a mettere in luce il binomio politica-spettacolo che avvelena la nostra contemporaneità: </span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i>“Questi politici si alzano sui banchi per i loro discorsi come un attore calcherebbe le scene. Per loro il popolo è un pubblico, nient’altro”.</i></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Tuttavia i veri protagonisti della rivoluzione non sono i vari Robespierre, Marat, Desmoulins, Danton - i cui volti ci adocchiano dalle pagine dei libri del liceo - bensì personaggi che stanno all’ombra della storia.</span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Sul palcoscenico de “L’armata dei sonnambuli” il popolo non è affatto uno spettatore. Leo Modonnet, attore bolognese dalla scarsa fortuna in Francia, decide di indossare la maschera di Scaramouche, diventando così un Batman ante litteram. L’Ammazzaincredibili - che parla per allitterazioni e assonanze come V da V per Vendetta - il vendicatore del popolo, metterà in scena delle maldestre aggressioni (il superomismo di stampo machista va sempre un tantino sbeffeggiato) a danno dei muschiattini, controrivoluzionari monarchici e reazionari, la cosiddetta gioventù termidoriana. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZWfQUuITQlJEEhy6rdezvV-_NnnTFwgN9YTYTcEZF70gbJ4RM26yZwcxePnwZg_h0K9-tMkUjcHe-_fmrA3igUKhyEP3LmejgJJqKxWbo8-eEEl8DmqUSKk2QRTgQithb9Li7imdMauY/s1600/a89067bb05fdd21198aaf5f725d29df5.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZWfQUuITQlJEEhy6rdezvV-_NnnTFwgN9YTYTcEZF70gbJ4RM26yZwcxePnwZg_h0K9-tMkUjcHe-_fmrA3igUKhyEP3LmejgJJqKxWbo8-eEEl8DmqUSKk2QRTgQithb9Li7imdMauY/s1600/a89067bb05fdd21198aaf5f725d29df5.jpg" height="400" width="271" /></a></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Ma forse il cuore del romanzo, al di là degli aspetti scenografici, è un’altra popolana: Marie Nozier, orgogliosa sarta dal foborgo giacobino di S. Antonio, ferrea paladina della rivoluzione che si arruolerà persino con le amazzoni di Claire Lacomb. Marie non ha maschere a proteggerla, è una disgraziata eroina (e </span><i style="letter-spacing: 0px;">“una pessima madre”</i><span style="letter-spacing: 0px;">) a viso scoperto. Lotta rischiando di perdere tutto. Una combattente amareggiata, dai modi bruschi, dal carattere difficile. Ma pur sempre una formidabile guerriera. </span><span style="letter-spacing: 0px;"> </span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Centrale nel romanzo dei Wu ming è la ferocia e la potenza dei moti dal basso. In barba a chi ha rivalutato come rivoluzione borghese l’evento straordinario che fu quella marea che si sollevò nel 1789, i Wu ming rivendicano la forza della spinta popolare, le azioni di personaggi umili. Anche proprio laddove le aspettative del popolo sono state disilluse e frustrate. La rivoluzione francese in parte fu un fallimento. Ma se i Wu Ming non si astengono dal tratteggiare una rivoluzione fallita ( senza tralasciarne tutte le lacerazioni e i compromessi e le trappole in essa insiti), non rinunciano ad un concetto di lotta vivo, più vivo che mai. E L’armata dei sonnambuli è un romanzo che parla soprattutto di Resistenza contro il potere.</span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i></i></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i>“Perché a rifletterci bene, Leo doveva ammettere che la sua era una partita privata. Non era la rivoluzione ad averlo deluso, come era capitato a tanti, ma la vita stessa (…) Chissà se esisteva un destino fissato negli astri. Chissà quale finale l’Essere Supremo aveva in serbo per lui. La coscienza gli diceva che non sarebbe stato nulla di buono, ma la testacea ribatteva che il colpo andava restituito e doveva essere all’altezza di quello subito. A buon gatto, buon ratto. Alla battuta dell’antagonista, il protagonista doveva rispondere riprendendosi la scena”. </i></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">I Wu Ming, come sempre, sono abilissimi nell’estrarre dalla lezione del passato, nuove sfide per il presente. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Ho immediatamente associato Marie ad un’altra donna combattente, protagonista del romanzo di un altro collettivo di scrittori, “In territorio nemico”: Adele, prima operaia e poi gappista negli anni della Resistenza. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Due figure di donne che lottano, entrambe presenti in due romanzi contemporanei (recentissimi, tra l’altro) che reinterpretano il passato in chiave attuale. Un segnale importante che vede emergere una serpeggiante tensione rivoluzionaria in Italia. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Il soggetto de “L’armata dei sonnambuli” è la rivoluzione francese ma potrebbe essere anche la Russia, l’Italia degli anni 70’, la lotta no tav. Qualsiasi scenario di sopraffazione che renda necessaria una risposta altrettanto forte, altrettanto decisa. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Significativo il fatto che il popolo intervenga in prima persona, il soggetto collettivo s’inserisce nella narrazione come un coro greco, alternandosi alle gesta dei protagonisti. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Ma non c’è solo il popolo vessato, anche la borghesia gode di rappresentanza. Una borghesia illuminata, dal volto ideale, che collabora con la collettività per una causa nobile e giusta. Il medico D’Amblanc, con il corpo (ma soprattutto la mente) tormentati da ferite di guerra, è un magnetista che si mette al servizio della Rivoluzione. Il suo compito è quello di stanare una potenziale fazione di magnetisti controrivoluzionari. I Wu Ming usano, per mettere in scena l’altra faccia della rivoluzione (quella reazionaria e monarchica) il mesmerismo, che ha agito dietro le quinte della rivoluzione. Una scelta coraggiosa che avvicina il romanzo al filone fantasy. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVFpdXYggsoC85rueXiLYWEEUUJDWlVBDSYStv2SXG_nt_0ims-n2iXU1A3zb4HYgpl9T0QxpPDRxBc0em5L77Xi3N3ehsEMCkIrXEcBCbdJwfJ3ewYtp1vd7XvFWMaw_Z4XuT007GOTM/s1600/Mesmerismo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVFpdXYggsoC85rueXiLYWEEUUJDWlVBDSYStv2SXG_nt_0ims-n2iXU1A3zb4HYgpl9T0QxpPDRxBc0em5L77Xi3N3ehsEMCkIrXEcBCbdJwfJ3ewYtp1vd7XvFWMaw_Z4XuT007GOTM/s1600/Mesmerismo.jpg" height="238" width="400" /></a></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><br /></span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Il magnetismo animale è infatti soggetto ad una duplice interpretazione: o come un vero e proprio incantesimo o in chiave razionale come una sorta di ipnotismo (e appunto i sonnambuli del titolo sono sprofondati in un sonno indotto). Il conflitto messo in scena è quello tra un mesmerismo democratico e razionale, che segue i principi dell’illuminismo e dell’etica (quello di D’Amblanc) e dall’altro lato un mesmerismo totalitario, usato per raggiungere scopi personali e che non tenga minimamente in considerazione la volontà dei sonnambulizzati, trattati alla stregua delle bestie (quello del misterioso </span><i style="letter-spacing: 0px;">villain </i><span style="letter-spacing: 0px;">del romanzo, dall’identità fittizia).</span><span style="letter-spacing: 0px;"> </span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Il magnetismo diventa quindi un’ottima metafora politica, una riflessione sempre attuale sugli abusi del potere e sulla libertà. Non è forse un caso che le vittime del magnetismo scellerato siano rappresentati nel romanzo per lo più da bambini, per sempre danneggiati e irrimediabilmente corrotti da una volontà fascista e brutale. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">L’indagine di D’Amblanc non avviene nella tempestosa Parigi - come invece le parallele azioni di Leo e Marie - ma nella provincia francese, attraverso paesaggi ostili e terrificanti. Queste sono forse le ambientazioni più cariche di fascinazione, che risentono di un’evidente influenza horror (che l'armata del titolo non sia forse "l'armata delle tenebre?) che insieme al filone magico (e abbiamo visto prima l’universo fumettistico dei supereroi) rendono il romanzo un’opera contaminata e stratificata, ricca di riferimenti alti e bassi, dalla cultura pop alla letteratura, alla documentazione storica. Tutto può entrare nella narrazione. E lo fa in maniera credibile. Il genere diventa uno spazio aperto, senza limiti. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">La lettura diventa così un processo attivo, un atto di partecipazione. Leggendo un romanzo dei Wu Ming siamo continuamente investiti da una sensazione di deja vu perché gli scrittori ci colpiscono con simboli (da loro rielaborati) del nostro immaginario, che ci invitano a riconoscere. Non è solo un gioco letterario, un carosello di citazioni. è un modo di concepire l’opera letteraria come “aperta”, dinamica, viva. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Il tema della libertà e della democrazia dall’intreccio si estende e ingloba lo stesso concetto di romanzo. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Si prenda ad esempio l’atto quinto. Il “come va a finire” potrebbe trarci in inganno. All’apparenza potrebbe sembrare un epilogo. Oppure un elenco di fonti. Si attiva un processo di straniamento nel lettore. Come è possibile che un “atto” dello spettacolo sia dedicato ad un barboso elenco di documenti? Eppure non è affatto così. L’atto quinto rappresenta un “oggetto narrativo non identificato”. Un’ibridazione (l’ennesima) della narrazione, al di fuori di essa ma allo stesso tempo parte di essa. I personaggi sono sottoposti ad esame. Quali tra le informazioni che ci danno gli scrittori sono vere e quali false? L’atto quinto preannuncia un atto sesto. Un atto che dovrà essere scritto dal lettore. L’armata dei sonnambuli non finisce, le sorti dei personaggi sono lasciate nelle mani di chi le vorrà reinterpretare. La Storia e le storie non muoiono mai, fin quando ci sarà qualcuno pronto a farle rivivere. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsAfsxhCDz6JTQPYIKkwUNCK3fclMPtYgd0nDsiDJmHpFz5672hqxi2eAMsJegdFhLSSDCcpHRW-Q9U4tfLfkLzouXbZnCSeiLJNduRsEflA_DsxJmpxFOunxEokLKNQwH_MxG0Zfmzsk/s1600/altroScaramouche.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsAfsxhCDz6JTQPYIKkwUNCK3fclMPtYgd0nDsiDJmHpFz5672hqxi2eAMsJegdFhLSSDCcpHRW-Q9U4tfLfkLzouXbZnCSeiLJNduRsEflA_DsxJmpxFOunxEokLKNQwH_MxG0Zfmzsk/s1600/altroScaramouche.jpg" height="372" width="400" /></a></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><br /></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Il "vasto palcoscenico rivoluzionario della Francia" che hanno allestito i Wu Ming è formidabile. Francamente irresistibile il vortice di personaggi e situazioni che ti trascinano per pagine e pagine, senza requia. Si passa dal tragico al farsesco, dal turpiloquio popolare alle inclinazioni filosofiche degli scenziati magnetisti, dai comunicati ufficiali della Convenzione alle epistole familiari. Sanculotti, brissottini, girondini, controrivoluzionari, patriote repubblicane divise in brigate, amazzoni e pesciare che se le danno di santa ragione.</span></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">“L’armata dei sonnambuli” riesce ad essere popolare, leggero e accattivante e nello stesso tempo crepato, bombardato da interrogativi sulla storia e sulla vita. Esattamente come i suoi eroi. Sgangherati, disfatti, amareggiati. Eppure combattivi.<i> A buon gatto, buon ratto o sbrisga. </i> </span></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i></i></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i>“La rivoluzione, diceva, è come quei mazzi di carte da gioco dove re, dame e cavalieri son divisi a metà, una diritta e l’altra rovesciata, testa insù e testa dabbasso, giri e rigiri la carta ma cambia un cazzo, il re che sta diritto è sempre insieme a quello capovolto, che è come se gli tirasse il ghignone, come se da sotto gli dicesse: “Io sono te che vai a finire male”! Goditela finché puoi, perché il mondo si arbalta” </i></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<br />
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-45165369192307989752014-03-25T01:06:00.000-07:002014-03-25T04:24:07.625-07:00Il pezzo mancante - I granchi dell'editoria #10<a href="http://www.youbookers.it/rubriche/i-granchi-dell-editoria/item/1058-il-pezzo-mancante-i-granchi-dell-editoria-10" target="_blank">Articolo originale, uscito per Youbookers </a><br />
<br />
<img alt="ilenia 001" src="http://www.youbookers.it/images/stories/ilenia_001.jpg" height="269" style="float: left; margin-bottom: 20px; margin-right: 10px;" width="287" /><br />
Uno dei molti problemi di noi lettori
della nuova era consumistica è la mania del possesso. Mi ritrovo
giornalmente a discutere (anche contro me stessa) sul valore della
biblioteca e del prestito – poi del girone infernale creato
appositamente per coloro che non restituiscono i libri parleremo
un'altra volta. Cerco in tutti i modi di convincermi che possedere un
libro non è indice del suo valore. Uno dei libri che mi ha cambiato la
vita è stato: “La fabbrica di cioccolato” di Roald Dahl, letto a sei
anni in biblioteca. Mai avuto una copia. Eppure, dopo molti anni, ancora
riesco a citarlo con disinvoltura in un pezzo che non c'entra
assolutamente nulla. Finiamo sempre a parlare dei nostri libri
preferiti, non importa su cosa verte la discussione.
<br />
Tuttavia non posso negare che esista nella mente di noi lettori un
tarlo materialista e vorace che ci spinge a divorare tutti i nostri
risparmi, comprando, comprando, comprando libri. Tantissimi.<br />
L'effetto più evidente di questo circolo vizioso (formato da quattro
tappe: accumuli risparmi-bruci i risparmi-accumuli libri – muori
sotterrato dai libri) è la ricerca spasmodica dell'edizione più
economica. Sì, perché tanti libri equivale a tanti soldi. E siccome
tanti soldi non si hanno nell'era della condivisione di tutto tranne che
dei suddetti, allora ci si arrangia. Questa rubrica che curo da qualche
mese, fondamentalmente dovrebbe convincervi di una verità
inoppugnabile: l'edizione è importante. È meglio spendere di più per un
lavoro svolto come si deve che spendere meno per un lavoro trasandato.
Una verità che le vostre mamme - rifiutandosi di comprarvi qualsiasi
cinesata, in attesa di un dolcevita di lana vera anziché i fuseaux di
Barbie (che bramavo più di ogni altra cosa) - vi avrebbero
dovuto inculcare da piccini, insieme al culto della canottiera sotto la
camicia. E invece no. Invece siamo venuti su male. Noi disperati pronti a
raccattare qualsiasi prezzo straccione, vi ricordate la discussione sui
Newton a 0,99 centesimi? Se non ve lo ricordate andate <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/03/il-valore-del-romanzo-e-il-suo-prezzo.html" target="_blank">qui</a>.
Ma prima dei Newton a #menodizero c'erano loro: i libri dell'edicola. I
classici di Repubblica-L'Espresso a un euro. Le collane del Corriere. I
raccontini del Sole 24 Ore. “Ce l'ho tutti”. Come le figurine
all'asilo.<br />
S'innesca un meccanismo pericoloso che non mi sento né di condannare
in toto né di celebrarlo come la vittoria dei poveri lettori contro il
malvagio e ingordo sistema editoriale. Dove ci rimette uno ci rimettono
entrambi. Molto spesso ad un prezzo miserevole, corrispondono traduzioni
scimmiesche o decrepite, o peggio ancora: le edizioni incomplete, il
mio personale supplizio. Dopo <a href="http://www.youbookers.it/rubriche/i-granchi-dell-editoria/item/781-i-granchi-dell-editoria-3-tenera-e-la-notte-di-f-s-fitzgerald" target="_blank">Tenera è la notte</a>
(ed. Dalai) e I demoni (ed. Newton) si aggiunge un altro nome alla
triste lista: “Il carteggio Aspern”, edizione facente parte della
collana “La biblioteca di Repubblica”, a cui manca il capitolo finale.
La narrazione s'interrompe in maniera repentina e brutale. Il lettore è
dapprima spiazzato, poi incredulo, poi imbufalito.<br />
Capisco che costi un euro e non è che si può pretendere il lavoro
editoriale di un team di filologi. Capisco che è l'era del precariato e
ogni azienda si raccapezza come può - proprio Lunedì la Feltrinelli ha
scambiato il contenuto del mio pacco ordinato online con quello di un
omino con dei gusti tremendi in fatto di gialli incolpando dello
sciagurato errore proprio la mancanza di personale - ma questa è un
altra storia.<br />
Davvero, mi mostro molto comprensiva. Tuttavia il fatto che manchi il
finale può essere semplicemente o 1) il risultato di una sbronza
epocale – avete presente il miglio d'oro ne la fine del mondo? 2) il ritorno dalla Costa
Crociere. Tra l'altro i viaggi in crociera veri sono molto più mesti e
ti lasciano addosso una vaga sensazione di appiccicaticcio, non di certo
un'irresistibile voglia di tornarci.<br />
Cosa ci rimane da fare, a questo punto? Esatto, amici. Spendere il
doppio per procurarci un'altra edizione. Nell'elenco di libri da
ricomprare per un mio personale (e sbagliato) spirito da collezionista
ho già sette libri che avevo comprato in una pessima edizione. Sto
adocchiando (fissando per ore in libreria in attesa che mi venga il
coraggio/la malsana idea di buttare altri soldi dalla finestra,
comprandoli)<a href="http://www.einaudi.it/libri/libro/f-dor-dostoevskij/i-demoni/978880621941" target="_blank"> quest'edizione</a> e <a href="http://www.ibs.it/code/9788806219154/fitzgerald-francis-scott/tenera-e-la-notte.html" target="_blank">quest'altra</a>.
Tutta colpa della taccagneria. E per le suddette cantonate ora sarò
costretta a spendere il doppio. Un lavoro editoriale non è facilmente
sostituibile. Ci rimettono tutti. Ma adesso il quesito più urgente è: a
chi rifilerò quest'edizione immonda, questo moncherino fetido?Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-46420655764789630972014-01-23T03:01:00.005-08:002014-03-25T01:27:44.794-07:00Il vostro potenziale libro preferito è al macero. Che fare? - I granchi dell'editoria #9<div class="itemIntroText" style="background-color: white; color: #666666; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 22px;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><img alt="ilenia 001" height="269" src="http://www.youbookers.it/images/stories/ilenia_001.jpg" style="float: left; margin-bottom: 20px; margin-right: 10px;" width="287" />Cosa succede quando scoprite che il libro che agognavate è fuori produzione? Escludiamo per un attimo le reazioni fumantine, l'adozione di un linguaggio colorito e lo sciopero della fame. Come fare per recuperare il tomo dei nostri desideri?</span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="color: black;">Quando appare la dicitura: “non più disponibile sul sito”, una parte di noi lettori già si dispera e si arrende, pensando che non ci sia modo di recuperare il suo potenziale libro preferito. Sì, sono un'ottimista. Fingete che nessun romanzo si riveli mai una delusione: il fantastico mondo dell'irreale e della possibilità non ci delude mai (Gatsby mi ha traviato in giovane età).</span></div>
</div>
<div class="itemFullText" style="background-color: white; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 22px;">
<div style="font-size: 14px; margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
Alcuni lettori più navigati (o più ostinati) invece andranno in un luogo mistico che ricorda, neanche troppo vagamente, la stanza delle necessità in Harry Potter: il mercatino dei libri usati.</div>
<div style="font-size: 14px; margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
Le più varie tipologie di lettori si muovono in questo universo meraviglioso: molti si limitano a spulciare negli anfratti più bui per poi accontentarsi di classici in edizioni rilegate (io non ci sputerei) ma senza trovare il romanzo contemporaneo per cui erano arrivati speranzosi. Altri (i bibliotecari) si limitano a catalogare nella loro mente ogni singolo tomino (compresa la posizione del banchetto – stile battaglia navale - e un bozzetto del volto del venditore) in attesa di tempi migliori. Pochi conquistano addirittura il titolo di pirata (tutto quello che vogliono lo conquistano con la forza a prezzi stracciati).</div>
<div style="font-size: 14px; margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
E poi ci siamo noi. La categoria degli sfigati. Quelli che non hanno un mercatino di libri usati nella propria città. E che hanno tre opzioni: traslocare in una città migliore; mettere tra i preferiti il sito del Libraccio o supplicare la casa editrice colpevole del misfatto di ristampare il vostro potenziale libro preferito.</div>
<div style="font-size: 14px; margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
Lo scorso mese, tuttavia, si è profilata per la sottoscritta – che cercava come un segugio Amore e morte a Varanasi – un'altra opzione: la strada del digitale. Il libro che è andato fuori commercio, per i motivi più disparati, può rientrare nel circolo dell'amore letterario grazie all'opportunità che offre l'edizione digitale. L'ebook costa di meno, permette di recuperare un romanzo fuori produzione e potete averlo senza fare il giro del mondo in ottanta camicie di sudore, ma con un semplice click. I vantaggi del digitale ancora una volta tornano utili a noi lettori (che troppo spesso demonizziamo questo miracoloso mezzo). Se il vostro potenziale libro preferito non è ancora stato digitalizzato, potreste chiedere voi stessi alla casa editrice di farlo e sono sicura che la possibilità sarà vagliata (al contrario della ristampa, ipotesi remota sulla quale è meglio non sperare troppo).</div>
<div style="font-size: 14px; margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
Insomma chi ci rimette? Sicuramente non la foresta amazzonica.</div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="color: red;">Articolo originale <a href="http://www.youbookers.it/rubriche/i-granchi-dell-editoria/item/1006-il-vostro-potenziale-libro-preferito-e-al-macero-che-fare-i-granchi-dell-editoria-9" target="_blank">qui</a></span></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-76040542389338591602014-01-14T03:00:00.000-08:002014-03-25T01:41:01.504-07:00L'omonimo di Jhumpa Lahiri: prima delusione dell'anno<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">Quest’anno ho deciso di non fossilizzarmi sulla letteratura americana, tendenza di cui penso vi siate accorti tutti. Così ho deciso di ampliare i miei orizzonti, leggendo un romanzo di una scrittrice di origini bengalesi, nata a Londra ma cresciuta negli Stati Uniti: Jumpha Lahiri. Vincitrice del premio Pulitzer nel 2000 per la sua raccolta di racconti </span><i style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">“L’interprete dei malanni”, </i><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">è una delle autrici americane più apprezzate. Come dite? Ah, dovevo allontanarmi dallo scenario statunitense? Un passo alla volta, ragazzi. Un passo alla volta. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<br />
<img src="http://photogallery.outlookindia.com/images/gallery/20130925/jhumpa_lahiri_20131007.jpg" height="283" width="400" /></div>
<br />
<div style="min-height: 13px;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Recentemente soprattutto in Italia si è parlato molto di Jhumpa. La scrittrice infatti si è trasferita a Roma nel 2012 (parla molto bene italiano, tra l’altro) ed è da poco uscito, edito da Guanda, il nuovo romanzo <i>“La moglie”, </i>che pare essere il suo miglior lavoro<i>. </i></span></span><br />
<div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Tuttavia, spinta dai riscontri più che positivi e sicurissima di dover recuperare tutta la produzione della scrittrice, ho deciso di iniziare dal suo primo romanzo: <i>The namesake</i>, che ho letto in lingua originale. In Italia “L’omonimo” è edito da Marcos y Marcos (se bazzicate i mercatini dell’usato e siete molto fortunati dovreste riuscire a trovare anche un’edizione Guanda, ormai fuori commercio). </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img src="http://ecx.images-amazon.com/images/I/31QFhtKGhxL._SY300_.jpg" /><img src="http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRvHSD2NtNV9vmcZpG-CcC_O8LEIR-2HVT7FCwU4CnJ1kEPf7Gxbw" /></div>
<br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Credo che qualcuno più furbo di me, avrebbe iniziato dall’opera con cui ha vinto il Pulitzer. E avrebbe fatto bene. Se una scrittrice è acclamata per le sue short stories, perché leggere il suo primo romanzo? Già perché? <i>L’omonimo</i> per me è stata una lettura davvero deludente. </span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Il romanzo è incentrato sulla lotta di una coppia bengalese che emigra negli Stati uniti e forma una famiglia in un ambiente per loro sconosciuto e in cui si sentono spesso fuori posto. Ashima e Ashoke, uniti da un matrimonio combinato, danno alla luce un figlio che per una serie di circostanze ed inconvenienti, viene chiamato Gogol, come lo scrittore ucraino. Per il padre infatti il nome di Gogol assume una valenza emotiva speciale, di cui però Gogol resta all’oscuro. Crescendo egli comincerà a sentire il peso di questo nome così bizzarro che non percepisce come proprio e che rappresenta anche il simbolo di un passato (quello di suo padre e quello dello scrittore) che egli non comprende e non accetta. Il conflitto attorno al nome diventa una ricerca della propria identità, del proprio scopo, della propria appartenenza. <a href="http://www.youtube.com/watch?v=jTh4xF-VawE&google_comment_id=z121xzoadrjzzfmdj23cjpbbkmrmhjqmz&google_view_type#gpluscomments" target="_blank">Come il romanzo della Selasi,</a> <i>L’omonimo</i> - scritto nel 2003 - è un romanzo potenzialmente cosmopolita e ricco di tutti quei temi sull’incontro-scontro tra le varie culture nella società globalizzata e soprattutto negli Stati Uniti, melting pot di tradizioni. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">L’idea del romanzo (e badate bene, l’idea) ruota non solo attorno al conflitto tra il nome e l’identità, ma è anche il conflitto tra due culture, quella americana in cui Gogol si sente perfettamente a suo agio e quella indiana a cui sente di non appartenere ma che non può rinnegare, soprattutto per il senso del dovere che ha per i suoi genitori. </span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
<br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La trama e il substrato del romanzo sono assolutamente promettenti e ambiziosi. Il problema però è che tutti questi temi sono sbiaditi. L’impressione viva che si ha durante la lettura è quella dell’attesa. Attesa di una svolta. Si ha la perenne sensazione di star leggendo un’introduzione mastodontica ad un bellissimo romanzo che non arriverà mai. Da cosa è causato questo turbamento? Indubbiamente dalla struttura del romanzo. La narrazione è tutta (e quando intendo tutta, intendo per intero) sviluppata attraverso il discorso indiretto. Un’intera vita (quella di Gogol), dalla nascita all’età adulta, raccontata attraverso quelli che - ahimè - mi tocca definire riassunti. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">I dialoghi sono un miraggio lontano, le interazioni tra i personaggi sono rare e poco esaltanti. In compenso abbiamo un ingorgo di informazioni. La Lahiri mi ha dato la sensazione di essere una scrittrice molto “materiale”. Sono descritti con grande dovizia di particolari gli oggetti che arredano gli ambienti, i vestiti che indossano i personaggi, i colori e gli odori. Per quanto riguarda la natura umana, invece, niente di pervenuto. A parte un sottilissimo involucro superficiale. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Posso comprendere una scelta stilistica di questo tipo. La Lahiri vuole sottolineare la difficoltà del protagonista (Gogol) a trovare una sua identità, la sua distanza dai genitori, i suoi sforzi per cercare di connettersi ad una realtà che gli sembra aliena. Ma tutto questo non è mai sublimato da immagini forti, potenti. A livello stilistico non comprendo la necessità di mettere ogni singolo dettaglio della sua vita sotto forma di riassunto. Per esempio: ci sono diverse relazioni che il protagonista intreccia con delle donne ed esse appaiono talmente superficiali - per come sono narrate, non per la natura del rapporto - che ci si chiede dove si stia andando a parare. Mi sembra che i temi siano stati indeboliti da questo continuo spostare l'attenzione su dettagli e descrizioni molto fredde e prosaiche. L’interiorità del protagonista non è sublimata dalla narrazione che invece è per una buona parte piatta e cronachista. Si è persa così gran parte dell’emotività del romanzo che infatti risulta asettico e pedante.</span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Il romanzo per me è debole e poco incisivo. è scritto bene ma non benissimo, la storia è interessante ma non eccezionale. Non è brillante, gli manca slancio creativo. Nonostante ci siano degli sparuti scorci di sapienza narrativa - come la ricorrente immagine-simbolo del treno e i riferimenti a “Il cappotto” di Gogol - essi sono insufficienti a risvegliare l’emotività del lettore.</span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">La parte più gradevole risulta quella iniziale, la storia di Ashima infatti è quella che possiede più cuore e vitalità. Non è un caso che la Lahiri abbia ripreso questo nucleo tematico - che è quello che effettivamente le risulta più congeniale - nel suo ultimo romanzo che, nonostante tutto, voglio leggere: <i>“La moglie”</i>. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"> </span></span><img src="http://www.educational.rai.it/materiali/immagini_articoli/23660.jpg" /><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-21012171258381332922014-01-10T05:03:00.001-08:002014-03-25T01:46:42.795-07:00Educazione alla gentilezza: Dieci Dicembre di George Saunders<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: left;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Dieci Dicembre è l’ultima raccolta di racconti di George Saunders, uno degli scrittori più influenti del nostro </span></span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">tempo. Vi ho intimoriti?</span></div>
<div style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: left;">
<span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">Indubbiamente è l’autore più citato al momento, </span><a href="http://www.minimaetmoralia.it/wp/il-discorso-di-george-saunders-agli-studenti" style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;" target="_blank">avete già letto il suo splendido discorso ai laureandi della Syracuse University del 2013?</a></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><br />Non credo di aver torto quando affermo che il clamore attorno a Dieci Dicembre - il New York Times l’ha definito “il miglior libro che leggerete quest’anno” - sia da imputare quasi interamente a questo signore. </span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;">Saunders piace, anche parecchio. Prima ancora della sua scrittura, è proprio lui ad accattivarci. </span><span style="background-color: white; color: #444444; font-family: arial, sans-serif; font-size: x-small; font-weight: bold; line-height: 16px;">È</span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"> un tipo garbato, autoironico. Con una caratteristica particolare, però. Ha negli occhi una bislacca convinzione: vuole migliorare il mondo con un sorriso. Appartiene a quella brutta razza in via d’estinzione: i sognatori. Con l’aggravante di avere una penna in mano.</span><span style="font-family: inherit; letter-spacing: 0px;"> </span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Comprensibile quindi l’effervescente entusiasmo che genera Dieci Dicembre e che è ancora più intensificato dalla lettura (Sì, ad un certo punto bisogna anche leggerli i libri, mica solo parlarne!). </span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<a href="http://www.minimumfax.com/upload/images/libri/sotterranei/172_saunders_dieci_dicembre_x_giornali.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://www.minimumfax.com/upload/images/libri/sotterranei/172_saunders_dieci_dicembre_x_giornali.jpg" width="235" /></a><span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Anche se non arriverete a definire questa raccolta “il miglior libro dell’anno” - cosa che nemmeno io credo, d’altronde - comunque è difficile che non restiate almeno un po’ scossi dall’euforia creativa di Saunders. Tanto che, se non vi piacciono i libri troppo osannati, potete benissimo iniziare da altro. Per esempio, in questo momento, voglio appropriarmi de “Il megafono spento”, sempre edito dalla minimum fax e di cui ha parlato oggi su Internazionale, Giovanni De Mauro.</span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La raccolta contiene narrazioni molti diverse tra di loro, soprattutto a livello stilistico. Saunders è un camaleonte e adotta diversi registri e soluzioni formali, di modo che il lettore resti sempre spiazzato e debba “ri-sintonizzarsi” quando inizia un nuovo racconto. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Nonostante quest’imprevedibilità, vi è una costante emotiva che fa da filo conduttore per la raccolta: la scelta tra l’avarizia dei sentimenti o la compassione, l’individualismo meschino o un atto di altruismo. </span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Un motivo ricorrente è quello del salvataggio, di particolare rilevanza nel primo (“Giro d’onore”) e nell’ultimo racconto (“Dieci Dicembre”) - per me, i migliori dell’intera raccolta. I personaggi si trovano nella posizione di dover rinunciare alle proprio regole, al proprio ritmo di vita per soccorrere qualcuno, per aiutare uno sconosciuto. Saunders si interroga sulla possibilità di poter ancora compiere atti di disinteressata umanità in un mondo governato da mercati e dove le emozioni sono mercificate. </span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Dieci storie originalissime che contengono immagini bizzarre e mondi fantasiosi che celano un intento morale ammirevole e per niente scontato. La satira del mondo moderno che fa l’autore texano ha una vena surreale e immaginifica, non ha i toni duri dell’indignatio ma un’ironia garbata. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Ciò non vuol dire che sia innocuo o privo di spigoli. Quello che voglio dire è che non è mai disturbante (come invece è stata per me la lettura di quel meraviglioso romanzo che è Mattatoio n. 5 di Vonnegut a cui Saunders è stato spesso accostato).</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="letter-spacing: 0px; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img height="310" src="http://www.minimaetmoralia.it/wp/wp-content/uploads/2013/12/georgesaunders.jpg" width="400" /></span></div>
<br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: arial, sans-serif; font-size: x-small; font-weight: bold; line-height: 16px;">È</span><span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"> difficile costruire delle storie “assurde” che non si rivelino dei vuoti esercizi di stile, dei giochini cerebrali e autoreferenziali. Il rischio di quest’artificiosità è di lasciare tiepido il lettore. Devo ammettere che alcuni racconti, secondo me, sono freddi, non tutti hanno la stessa carica emotiva. Ma d’altra parte è anche normale il fatto che in una raccolta ci siano racconti più o meno belli. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La possibile mancanza di cuore di alcune short stories è comunque compensata dalle buone intenzioni dell’autore. Insomma Saunders è troppo bravo per non piacerci, troppo anomalo per lasciarci indifferenti. Un libro che dà una chance all’altruismo e alla speranza, di questi tempi è più unico che raro. Sto dicendo che Dieci Dicembre è ruffiano? Probabilmente lo è ma Saunders non lo fa pesare.</span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Dirò la verità: secondo me, Dieci Dicembre non è un capolavoro. Ma è una sfida contro l’individualismo e gli egoismi del nostro tempo, ecco perché entusiasma (e meno male!).</span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Saunders ci dice che la disperazione del mondo è sopportabile. Non è buonista, non è mieloso, non è troppo rassicurante. </span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"><i></i></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i><span style="font-family: inherit;">“Il bambino si accostò alla recinzione. Se avesse potuto dirgli, solo con uno sguardo: Non è detto che sarà sempre così. All’improvviso la tua vita potrebbe diventare stupenda. Può succedere. A me è successo”.</span></i></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Dieci Dicembre è un libro prezioso. Per me ha soprattutto un merito: quello di avermi dato una nuova visione della letteratura. Fin ora mi sono sempre accostata ad autori di rottura, immagino sia una fase, che riuscissero a sconvolgermi, a descrivere la brutalità e le contraddizioni del mondo. Ora penso che c’è ancora posto per una sorta di educazione alla tenerezza, al garbo e alla gentilezza nella letteratura, nell’arte. Ed è anche grazie a Saunders. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
<span style="letter-spacing: 0px;"><img src="http://www.finzionimagazine.it/wp-content/uploads/2013/12/saunders-500x390-570x300.jpg" /></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-43141962112292931112013-12-19T00:05:00.002-08:002013-12-19T00:05:05.266-08:00Saghe interrotte: soluzioni e fesserie -I granchi dell'editoria #8<div class="itemIntroText" style="background-color: white;">
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Qualche<span style="line-height: 22px;"> tempo fa su Twitter è sbucato fuori l'hashtag </span><a href="https://twitter.com/search?q=%23odioleserieinterrotte&src=typd" style="line-height: 22px; text-decoration: none;" target="_blank">#odioleserieinterrotte</a><span style="line-height: 22px;">. Cliccando sulla parola chiave, vi sareste trovati di fronte ad un'ondata di indignazione, livore e scontento. Un gruppo di lettori italiani si stava (giustamente) lamentando del fatto che molte delle loro saghe fossero state interrotte nel corso della pubblicazione, a causa del poco successo di vendite.</span></span></div>
</div>
<div class="itemFullText" style="background-color: white; line-height: 22px;">
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Un fenomeno che diventa sempre più evidente nella letteratura di genere, soprattutto urban-fantasy. Da qui l'iniziativa legittima di far sentire la propria voce, di fare rimostranza nei confronti delle case editrici da cui si sono sentiti, in un certo senso, traditi. Oltre al disappunto, però, sono state fatte anche delle proposte per uscire dal pantano delle serie abbandonate, che potete trovare <a href="http://nelcerchiodeltempo.blogspot.it/2013/11/odio-le-serie-interrotte.html%20" style="-webkit-transition: color 0.2s linear; text-decoration: none; transition: color 0.2s linear;" target="_blank">QUI</a> e <a href="http://www.atelierdeilibri.com/2013/11/odioleserieinterrotte.html" style="-webkit-transition: color 0.2s linear; text-decoration: none; transition: color 0.2s linear;" target="_blank">QUI</a>.</span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Di seguito le riporto:</span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span face="Georgia, Times New Roman, serif"><span style="font-family: inherit;">A. Pubblicare i numeri successivi a quelli già pubblicati esclusivamente in ebook ad un prezzo ragionevole tra i 2-4 euro</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span face="Georgia, Times New Roman, serif"></span><span face="Georgia, Times New Roman, serif">B. Non investire in cover costose, perché non sono quelle che ci interessano.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span face="Georgia, Times New Roman, serif"><span style="font-family: inherit;">C. Rinegoziare i diritti d'autore: Spiegando agli agenti degli autori la situazione.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span face="Georgia, Times New Roman, serif"><span style="font-family: inherit;">D. Traduzione: fare una sorta di asta tra i traduttori: chi offre la migliore traduzione al prezzo più basso ottiene il lavoro.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span face="Georgia, Times New Roman, serif"><span style="font-family: inherit;">E. Commercializzazione dell'ebook: Per evitare di pagare percentuali a siti di vendita on line, perché non usare solo il sito della Casa Editrice?</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em;">
<span style="font-family: inherit;">Intelligente e fattibile la soluzione di pubblicare solo in digitale, attutendo così i costi di stampa e distribuzione. I vantaggi del digitale vanno sfruttati. Il prezzo però in base a quali criteri è stabilito? Purtroppo c'è sempre il problema dell'IVA al 22% e inoltre ebook non è sinonimo di nessun lavoro editoriale. Ci sono sempre molti costi. Direi che ci avviciniamo di più ai 4 euro che ai 2.</span><span style="color: #666666; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px;"><span style="height: auto !important; margin: 10px auto; max-width: 100% !important;"><img alt="odioleserieinterrotte-586x199" height="199" src="http://www.youbookers.it/images/stories/rubriche/I_granchi_delleditoria/odioleserieinterrotte-586x199.jpg" style="border: 0px; display: block; height: auto !important; margin: 10px auto; max-width: 100% !important;" width="586" /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">L'idea di usare solo il sito della Casa Editrice, sarebbe buona anche se in questo caso bisognerebbe fare il doppio del lavoro di distribuzione (i siti di vendita si usano anche per la pubblicità che fanno). Anche qui, chi li paga questi costi? Dietro le case editrici ci sono delle persone che spesso sono sotto pagate e sobbarcate di lavoro. E qui arriviamo al nocciolo dell'intervento. Il discorso sulle traduzioni. Ritengo offensivo il fatto che si proponga ad una persona di lavorare GRATIS per poi svendere la propria fatica al prezzo più infimo. I traduttori non sono abbastanza mal pagati? Una traduzione scadente non è proprio ciò che ci infastidisce di più in un libro? Come si può parlare di “rispetto per il lettore” quando non c'è rispetto per chi lavora? È chiaro che con uno stipendio da fame nessuno si sentirà incentivato e motivato nel fare il proprio meglio. Specialmente se questa è l'idea che voi avete del lavoro altrui. Sgobbare per poi vedere il proprio prodotto venduto sottocosto, quando non direttamente liquidato.</span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Dietro queste soluzioni, per quanto alcune attuabili, vi è un'idea molto aleatoria e naive di quello che è l'attività di una casa editrice: “parlare con gli agenti spiegando la situazione”?</span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Comprensibili di certo sono lo scontento e la delusione dei lettori ma d'altronde anche la posizione della casa editrice non è condannabile più di tanto. È legittimo per un'azienda non pubblicare più una saga se non vende. Perché una casa editrice dovrebbe andare in perdita se non crede più nel progetto e gli stessi lettori non ci hanno creduto?</span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Parliamoci chiaro: nella maggior parte dei casi si tratta di libri commerciali sul quale o c'è un ritorno economico o altrimenti non vale la pena investire a livello intellettuale. Infatti – ahimè sempre meno spesso – una c.e. investe su un contenuto di qualità che non venderà ma che può dargli prestigio. Ma se bisogna investire anche su un contenuto di puro intrattenimento (sacrosanto!) anche quando non vende, siamo al paradosso.</span></div>
<div style="color: #666666; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<a href="http://www.youbookers.it/rubriche/i-granchi-dell-editoria/item/984-saghe-interrotte-soluzioni-e-fesserie-i-granchi-dell-editoria-8/984-saghe-interrotte-soluzioni-e-fesserie-i-granchi-dell-editoria-8" target="_blank">CONTINUA QUI</a></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-6186085833750982612013-12-11T04:29:00.000-08:002014-03-25T01:42:27.531-07:00Consigli per non rovinare il Natale ad un lettore Sfatiamo il mito sul ricevere libri a Natale. Un lettore non è sempre felice di ricevere un dono fatto di carta e inchiostro. Non basta avere una forma rettangolare e un titolo stampato sopra per essere un regalo ben gradito. No, non ho il dovere di mostrarmi eccitata solo perché è un libro. Essere un lettore onnivoro non significa leggere qualsiasi cosa. Significa leggere ogni tipo di storia ben raccontata. Essere ben disposti a conoscere scrittori di diverse nazionalità, che trattano temi distanti tra loro con stili molto diversi. Non significa di certo scartare un regalo con occhi sgranati e fiduciosi per poi rimanere inevitabilmente delusi dal nuovo romanzo di Dan Brown (e che originalità, poi). Abbiamo ancora il diritto di rimostranza. Diciamo no alla vessazione di migliaia di lettori, costretti a pagare per la cieca ignoranza in cui vi muovete voi non-lettori. Come si può pensare che ricevere un romanzo scadente possa rendere felice qualcuno? Forse non avete capito che a noi non piace leggere perché ci piace leggere. Altrimenti anche l'elenco telefonico andrebbe bene. Ciò che conta è quello che sta dentro un libro, non è un oggetto vuoto.<br />
<img height="452" src="http://cdn.blogosfere.it/cultura/images/Libri-per-Natale-2011.jpg" width="640" /><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
Pensereste mai di regalare un pacco di würstel ad un amante della cucina? O un cartone di Tavernello ad un appassionato di vini? Ecco. Quindi per quale ragione dovrei essere felice di ricevere un libro se non è un buon libro? Allora, partecipate anche voi alla campagna: <b>salva un lettore da un abominevole regalo natalizio</b>. Per dire NO a Fabio Volo e Paolo Coehlo. Per la libertà d'indignazione, per il diritto di critica, perché è ora di ribellarsi, amici.<br />
Se proprio non avete modo di accedere alla lista desideri dei vostri cari lettori (che è il modo migliore ed efficace per rendere felice qualcuno), allora dovrete rischiare. Dando ascolto ai miei suggerimenti.<br />
Questi consigli sono basati unicamente sulle letture che ho fatto nel 2013 perciò non lamentatevi che, per esempio, non ci sia <b>Cosmopolis di Don DeLillo</b>.<br />
<br />
<span style="font-size: large;">Romanzi per tutti i gusti: </span><br />
Inizio barando perché questi li ho letti nel 2012, però non smetterò mai di consigliarveli:<br />
<b>Sofia si veste sempre di nero di Paolo Cognetti</b><br />
<b>Storia parziale delle cause perse di Jennifer Dubois</b><br />
<b><br /></b>
<b>Il signore degli Orfani di Adam Johnson</b><br />
Il premio pulitzer non delude. Una narrazione che tenta di spiegare attraverso una storia ricca di simboli il regime della Corea del Nord. Ma non si riduce a questo e diventa una ricerca d'identità e una riflessione sulla verità e sulla menzogna. <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/08/al-riparo-dal-potere-il-signore-degli.html" target="_blank"> Qui la recensione.</a><br />
<b>Il posto dei miracoli di Grace McCleen </b><br />
Un esordio promettente per la scrittrice britannica. Il romanzo è la storia di Judith, una bambina che cresce nell'ambiente soffocante di una comunità religiosa estremista, che crea un mondo tutto suo per cercare di sfuggire alla realtà e di trovare l'affetto del padre. <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/03/la-fede-e-un-balzo-grace-mccleen-il.html" target="_blank">Qui la recensione.</a><br />
<b>Canada di Richard Ford</b><br />
Un romanzo eccezionale. La storia di un ragazzo i cui genitori rapinano una banca. Le conseguenze di questo gesto indagate con occhio clinico. Ogni pagliuzza di sentimento. Un romanzo sul senso del limite, sul superamento delle frontiere. <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/04/ogni-pagliuzza-di-sentimento.html" target="_blank">Qui la recensione. </a><br />
<b>Le stelle del cane di Peter Heller</b><br />
Questo romanzo l'ho preso per curiosità. Non ha ricevuto premi importanti, probabilmente l'autore verrà presto dimenticato ma è una bella storia. Un contesto apocalittico, un uomo e un cane. Mi ha veramente preso. Magari regalate Heller quest'anno al posto del solito Ken Follett, che ne dite?<br />
<b>Dio di illusioni di Donna Tartt </b><br />
Una scrittrice che non deve mancare nella libreria di...chiunque. Un romanzo che è diventato, per me, oggetto di culto. <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/12/la-bellezza-e-crudele-dio-di-illusioni.html" target="_blank">Qui la recensione. </a><br />
<b>Le rane di Mo Yan</b><br />
Premio Nobel dello scorso anno. Il ritratto di un paese maestoso e terribile. La Cina di Mo Yan divisa tra progresso e tradizione. Un romanzo familiare dalle immagini potenti e dai personaggi straordinari. Attraverso il suo peculiare "realismo magico" Mo Yan affronta un tema spinoso: il controllo delle nascite. <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/05/il-solco-di-mo-yan-le-rane.html" target="_blank">Qui la recensione. </a><br />
<b>La bellezza delle cose fragile di Taiye Selasi</b><br />
Un altro ritratto familiare. Di una famiglia africana, emigrata negli Stati Uniti. Un romanzo sul valore dell'identità culturale nel mondo globalizzato ma anche e soprattutto una storia di amori difficili. <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/11/consigli-di-lettura-obbligatori.html" target="_blank">Qui la recensione. </a><br />
<b><br /></b>
Questi li metto insieme perché sono corrosivi.<br />
<b>Don Winslow </b>(prendetene uno qualunque, il capolavoro è <b>Il potere del cane</b> ma a me è piaciuto anche - seppur con riserva - <b>I re del mondo</b>)<br />
<b>Invisible Monsters di Chuck Palahniuk</b><br />
<b>Rosso americano di Rick Moody. </b><a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/08/rosso-americano-rick-moody.html" target="_blank">Qui la recensione.</a><br />
<b><br /></b>
Per gli amanti delle narrazioni surreali e paradossali:<br />
<b>Invito ad una decapitazione di Nabokov</b><br />
<b>Il processo di Kafka </b><br />
<b><br /></b>
<b>L'isola di Arturo di Elsa Morante</b><br />
Un romanzo che dentro ha tutto.<br />
<b>Una questione privata di Beppe Fenoglio</b><br />
Oh, Milton. Veramente, se non l'avete ancora letto, vergognatevi.<br />
<a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/09/consigli-di-lettura-parte-ii.html" target="_blank">Qui la recensione</a><br />
<b>Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino</b><br />
Il regalo PERFETTO per un lettore. La domanda che si pone Calvino è che cos'è la letteratura?<br />
<br />
Questi tre li metto anche se non li ho ancora finiti, perché rappresentano la letteratura italiana contemporanea che non solo è di talento ma addirittura di un talento straordinario. Gettate dalla finestra Fabio Volo.<br />
<b>Resistere non serve a niente di Walter Siti</b><br />
<b>Mandami tanta vita di Paolo Di Paolo </b><br />
<b>Ferito a morte di Raffaele La capria </b><br />
<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: large;">Per i ragazzi o per i lettori che non hanno perso la fantasia:</span><br />
<b>Chi sarà mai a quest'ora di Lemony Snicket </b>(o siete ancora in tempo per recuperare <b>Una serie di sfortunati eventi</b>). Se non sapete chi è Lemony, cliccate <a href="http://www.youtube.com/watch?v=hzegWANLzzc" target="_blank">qui</a>.<br />
<b>La trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud</b><br />
<b>Wildwood di Colin Meloy</b><br />
<b>The Raven boys di Maggie Stiefvater</b><br />
<b>Eleonor and Park di Rainbow Rowell</b><br />
<b>Cercando Alaska di John Green</b><br />
<br />
<span style="font-size: large;">Per gli amanti dei classici: </span><br />
<b>I miserabili </b>di Victor Hugo ma se volete veramente distinguervi <b>L'uomo che ride</b> (q<a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/06/luomo-che-ride-victor-hugo.html" target="_blank">ui la recensione</a>).<br />
Non so cosa scrivere per convincervi. Potreste pensare, data la mole, che siano noiosi. Ma avreste comunque irrimediabilmente torto. E non sapete quanto. Vi state perdendo bellezza in grande quantità.<br />
<b>Il rosso e il nero di Stendhal </b><br />
Julien Sorel, il personaggio perfetto. L'eroe antieroe. Il cattivo, idealista e presuntuoso Julien. Questo romanzo è fantastico.<br />
<b>Cuore di cane di Bulgakov</b><br />
Un racconto piccino in cui troverete grandi idee. La satira sociale è il fulcro della narrazione. Una Russia in balia degli estremismi, folle e grottesca. Un esperimento alla Frankenstein che porterà il lettore a ridere e a riflettere sui limiti della natura umana e della storia.<br />
<b>Nord e Sud di Elizabeth Gaskell </b><br />
Agli amanti di Orgoglio e Pregiudizio: qualcosa di più impegnato, più contraddittorio e più "sporco". Senza rinunciare a del sano sentimentalismo che ci fa innamorare di personaggi di epoche passate, mai esistiti.<br />
<b>Il grande Gatsby o Tenera è la notte di Fitzgerald</b><br />
Seriamente? Questo blog potrebbe considerarsi il fan-sito ufficiale di Fitzgerald<br />
<br />
Ok, questi due non li ho letti ma vorrei che qualcuno me li regalasse, li considero dei capisaldi della letteratura americana<br />
<b>Furore di Steinbeck </b><br />
<b>L'urlo e il furore di William Faulkner</b><br />
<br />
<span style="font-size: large;">Per gli amanti dei racconti: </span><br />
<b>Undici solitudini di Yates</b><br />
Undici anime solitarie, chiuse nella loro infelicità. Una raccolta sulle crepe della vita, sulle fratture dell'America e sulla lotta all'infelicità. <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/07/una-finestra-su-yates-e-carver.html" target="_blank">Qui la recensione.</a><br />
<b>Una cosa piccola che sta per esplodere di Cognetti </b><br />
Il passaggio dalla linea d'ombra dell'adolescenza ad una fase adulta. Cinque racconti intensi sulla ricerca della propria identità. I protagonisti sono schiacciati sotto il peso di edifici familiari pericolanti che fanno ombra ai loro sogni confusi.<br />
<b>America oggi di Carver</b><br />
Come per Yates, drammi quotidiani che fanno i conti con l'indifferenza dell'America. Finali brutali, scorci di violenza che scuotono il lettore. <a href="http://conamoreesquallore.blogspot.it/2013/07/una-finestra-su-yates-e-carver.html" target="_blank">Qui la recensione. </a><br />
<b>Il nuotatore e altri racconti di Cheever</b><br />
<i>Il nuotatore</i> credo sia il racconto più bello che ho letto quest'anno. Riesce ad essere originalissimo, vagamente surreale e molto simbolico. Un vero gioiello. <br />
<b>Troppa felicità di Alice Munro.</b> Insomma, è il premio Nobel di quest'anno. Brutta figura non potete fare. <br />
<b>Racconti di Friedrich Durrenmatt</b><br />
La solita letteratura allegra e piena di speranza, insomma. Racconti sulla caduta, paradossali e grotteschi. Lui è un genio, nel caso non lo conosceste. Donatelo al vostro amico intellettuale, amante di Kafka.<br />
<br />
<span style="font-size: large;">Per gli amanti della non fiction: </span><br />
<b>Leviatano di Philiph Hoare </b><br />
Un racconto magico di una ricerca. La ricerca del segreto di questo animale leggendario che tanto ha influenzato la letteratura e l'immaginario degli uomini. Un libro che ti appassiona come se fosse un romanzo, un'impresa. Poi quanto sono belle le balene?<br />
<b>La caduta di Diogo Mainardi </b><br />
Un bellissimo libro sull'amore paterno, la famiglia e il concetto di normalità. Mi ha lasciato sorpresa. Pensavo fosse un libro shock sulla malattia e invece è scritto in maniera particolare, bella e sincera. Un libro intelligente e di cuore.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-66259377317932502832013-12-05T05:02:00.005-08:002014-03-25T01:49:16.836-07:00La bellezza è crudele. Dio di illusioni, Donna Tartt. <span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">La letteratura è più efficace di un’arma da fuoco. Un proiettile segue una traiettoria breve. Colpisce in un istante. Ultimata la parabola, si conficca nel bersaglio e perde la sua efficacia. La letteratura invece ha un raggio d’azione potenzialmente infinito. Donna Tartt, ad esempio, nel 1992 ha scritto il suo <i>Dio di illusioni</i> (titolo originale: <i>The secret history</i>) e oggi nel 2013 le sue parole come frecce scagliate da un altrove lontano, hanno raggiunto e colpito il mio petto. Il potere strabiliante delle idee. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><i>Dio di illusioni</i> è un romanzo formidabile. La storia è un susseguirsi di rivelazioni, ma non come potrebbe accadere in un thriller. La narrazione piuttosto si avvicina agli schemi della tragedia greca. E il dio di illusioni del titolo è proprio il dio greco Dioniso. <i>“Maestro d’illusione, rende capaci i suoi devoti di vedere il mondo come non è”. </i></span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><i><br /></i></span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<img src="http://dovegreyreader.typepad.com/photos/uncategorized/tartt_1.jpg" /><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La vicenda è ambientata in un elitario college nel Vermont in cui si reca Richard Papen, squattrinato e inquieto giovane, narratore degli eventi. Si lascerà affascinare da un gruppo di cinque brillanti ed eccentrici studenti di greco antico e dal loro professore, Julian, un esteta che esercita sugli allievi una forte seduzione spirituale. Julian contagerà i giovani discepoli con la sua passione per quel mondo antico e misterioso. Un mondo in cui l’irrazionale, il dionisiaco non erano tabù. “<i>È un’idea tipica dei greci, e molto profonda. Bellezza è terrore. Ciò che chiamiamo bello ci fa tremare. E cosa potrebbe essere più terrificante e più bello che perdere ogni controllo?”</i>. Ma instillare queste idee di superamento del reale, in giovani ricchi e annoiati che si sentono onnipotenti non si limita ad essere una dissertazione filosofica. Si trasformerà in una sfida, un gioco pericoloso. Nelle vite dei ragazzi, tra gli stordimenti di alcol e droga, si affaccerà il fantasma della violenza e della depravazione. </span></span><br />
<div style="min-height: 13px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Il romanzo della Tartt si concentra su un’attenta riflessione sul male, condotta dall’interno. Il narratore infatti è un inside man. Richard Papen è un piccolo borghese californiano, un infiltrato nell’elitario circolo di Julian. La sua non appartenenza crea attorno al ristretto simposio una cortina di fascino e attrazione. Julian assume una statura mitica: mentore, figura paterna, ultimo baluardo di bellezza e grazia in una società prosaica e grigia. Henry, i gemelli Charles e Camilla, Francis e Bunny appaiono agli occhi di Richard inarrivabili. Ricchi, bellissimi, onnipotenti. Richard si lascia catturare dal magnetismo dei colti studenti di lingua e cultura greca. Il mondo classico si rivela essere una dimensione magica, di gran lunga più profonda della sua vita che percepisce come spenta e mediocre. Richard, apparentemente insensibile e apatico, si risveglia dal suo torpore e si avvicina grazie alle lezioni di Julian a questo <i>“bellissimo e tormentoso paesaggio, morto da secoli”. </i>Mentre però Richard è un turista ammirato di quel mondo, Julian e soprattutto Henry ne erano abitatori permanenti. Il mondo a noi noto, il mondo del presente, non era la loro vera casa. Studiando le forze incontrollabili che s’impadronivano degli antichi greci durante i baccanali, bramosi d’impadronirsi essi stessi di quelle forze, di raggiungere quello stato di estasi e di riconoscere il sentimento del sublime, i discepoli di Julian coltiveranno un’illusione. L’illusione di ricreare un’epoca remota, l’illusione di essere sganciati dai ritmi e dalla morale che regola il presente. Ingannati dalle loro stesse menti, accecate da un delirio di onnipotenza, i ragazzi si getteranno in dinamiche di gruppo degeneranti che sfoceranno in un atto di brutale violenza. </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">The secret history è però un romanzo che non si concentra tanto sull’atto di depravazione, sulla malvagità, quanto su “l’infinità di trucchi grazie ai quali il male si presenta come bene”. Tanto più che i protagonisti hanno un’età vulnerabile (e quanto suona ironico questo aggettivo riferito a tali personaggi!) e sono incapaci di scorgere la trappola in cui sono finiti. La narrazione è estremamente soggettiva e poco lucida. Sia perché il narratore fa spesso uso di sostanze stupefacenti, sia perché egli stesso è continuamente ingannato dalla natura dei personaggi e delle loro azioni. Il racconto procede per ribaltamenti. Chi prima sembrava la vittima, si rivela il carnefice. Ciò che prima appare sublime e lirico, si trasforma in torbida scelleratezza. Le illusioni attorno alle personalità dei personaggi vengono squarciate. Lo stesso romanzo è una continua rivelazione. Sguscia via da qualsiasi definizione di genere. Ha molti elementi del giallo, del thriller, del romanzo psicologico, del romanzo di formazione. Sarebbe fare un torto alla scrittrice racchiuderlo in un’etichetta.</span></span><br />
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<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La Tartt intreccia l’interrogativo sul fascino del male con il rapporto tra moralità e denaro. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Il fatto che i protagonisti appartengano a delle famiglie abbienti (nonostante non abbiano tutti lo stesso livello di agiatezza) è fondamentale. Perché l’azione che i protagonisti compiono è causata da una sorta di distanza dall’ordinario, la solida certezza di appartenere ad un genio superiore. Il denaro li inebria, li fa sentire diversi, migliori, onnipotenti. Ma soprattutto annoiati. Grazie ai soldi di Henry, che non dà alcuna importanza alle contingenze materiali proprio perché troppo ricco per preoccuparsene, i protagonisti diventano in un certo modo insensibili alla vita normale. Si sentono sempre più attratti dall’idea di trasgressione, di vitalità. Diventa un’ossessione: la ricerca di oblio, di un atto che possa ancora di più svincolarli dalla quotidianità e concedergli un singulto vero, difficile da trovare nelle alterazioni di farmaci e altre sostanze inebrianti, a cui ormai sono assuefatti. </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Quello che però potrebbe sembrare un romanzo nichilista (nel senso positivo e vitalistico che gli attribuiva Nietzsche) in realtà cova un severo giudizio morale. Il vero tema del romanzo non è un cinico atto superomistico bensì il senso di colpa. I protagonisti dalla loro perversione non troveranno altro che alienazione e sofferenza. Non quella terribile bellezza che gli antichi greci provarono nella liberazione di ogni istinto. Non reggono il fardello delle loro azioni (<i>“Mi sentii addosso tutta l’amara, irrevocabile realtà della nostra azione, la sua malvagità”</i>). Non superuomini, ragazzi dietro i cui atti si cela egoismo, marciume, perfidia. La bellezza è crudele, khalepà tà kalà. </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"><i></i></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i><span style="font-family: inherit;">“Forse avrebbe considerato quei delitti come delle cose tristi folli tormentate pittoresche (Ho fatto tutto, si vantava il vecchio Tolstoj, anche uccidere un uomo) invece che atti fondamentalmente egoistici e malvagi quali erano”. </span></i></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La scrittrice statunitense costruisce un romanzo che è non solo una forte denuncia del vuoto, del potere alienante di una ricchezza, non supportata da altri valori ma anche un romanzo di disillusione e crescita. Descrive perfettamente il passaggio dalla nebulosità e irrequietezza dell’adolescenza ad uno stadio adulto. </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Analisi dei personaggi <b>(solo per chi ha letto il romanzo!)</b></span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">I personaggi del romanzo sono divisi tra due dimensioni: illusione e realtà. Man mano che la narrazione avanza (e quindi Richard prende coscienza di cosa succede attorno a lui) si accresce il divario tra come appaiono e chi sono realmente i cinque discepoli di Julian. Quello che dapprima gli sembra un circolo di geni superiori in cui è miracolosamente ammesso, si trasforma in un’associazione di capricciosi assassini. Persino dopo aver svelato l’omicidio compiuto, Richard tende a giustificare la loro azione, incolpando lo stato estatico e delirante in cui si trovavano (Henry, Francis e i gemelli organizzano un baccanale durante il quale uccidono per errore un uomo). E paradossalmente è Bunny che, agli occhi di Richard - indottrinato da Henry e Francis - diventa il colpevole, il pericoloso e instabile traditore che, una volta scoperti, minaccia di rivelare il misfatto. Richard infatti anche in questa situazione si sente privilegiato, è stato scelto quale garante, membro insostituibile del gruppo, custode dell’inconfessabile delitto. Il segreto che condividono quindi è ciò che li unisce, che li legherà per la vita. Non lo sfiora neanche per un secondo, in un primo tempo, il sospetto che il fatto di essere stato reso partecipe, possa rappresentare per lui un danno. Non lo tocca il dubbio di poter essere stato manipolato. Ben presto però il segreto che avrebbe dovuto renderli amici per la vita e per la morte diventa una galleria buia e senza uscita. L’universo meraviglioso di Richard si trasforma in un universo terrificante. </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"><i></i></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i><span style="font-family: inherit;">“Chi erano quelle persone? Quanto le conoscevo? Avrei potuto, al bisogno, fidarmi davvero di loro?”.</span></i></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Prima di analizzare nel dettaglio gli altri personaggi, è necessario partire proprio da Richard. Uno degli interrogativi più importanti del romanzo è: perché Richard si lascia ingannare così? Perché è giovane? Perché è un ragazzo ordinario che si scontra con lo straordinario? Perché è povero? Probabilmente per tutte queste ragioni insieme. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Richard sente un complesso d’inferiorità nei confronti del circolo di Julian. Tant’è che la sua infanzia grigia viene sostituita da un passato di ricco californiano, inventato di sana pianta, che riesca a renderlo più simile al club esclusivo. Entra in un universo da cui viene risucchiato e che esercita su di lui, provinciale dalla famiglia ottusa e dalle possibilità limitate, un effetto inebriante. </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i><span style="font-family: inherit;">“Forse che una cosa come il fatale errore,quell’appariscente cupa frattura che taglia a metà una vita può esistere al di fuori della letteratura? Una volta pensavo di no. Ora sono dell’opinione contraria. E penso che il mio sia questo: un morboso, coinvolgente desiderio verso tutto ciò che affascina”.</span></i></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Come non rimanere affascinato dai gemelli? Da Camilla, dalla bellezza di un altro tempo; da Charles, benvoluto da tutti. Come non farsi avvolgere dal carisma da dandy di Francis? E dall’intelligenza di Henry? Henry, cultore delle lingue morte, glaciale e scostante ma che prima gli salva la vita e poi lo reputa addirittura degno di conoscere il loro segreto. Naturalmente la verità viene a galla e Richard capisce che Henry e gli altri gli rivelano il segreto soltanto per anticipare Bunny (che avrebbe rivelato infatti di lì a poco il delitto a Richard, ormai però influenzato e “avvelenato” dalla versione di Henry e Francis). </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Ed è solo la consapevolezza che acquisisce Richard che riesce in un certo senso a salvarlo. Lui è l’unico personaggio che cresce, si allontana e riesce a superare l’esperienza del college mentre gli altri annegheranno nei loro sensi di colpa. Però all’inizio la sua mente è annebbiata, vinta completamente dalla colossale illusione costruita attorno al circolo. </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i><span style="font-family: inherit;">“Alcune cose sono troppo terribili per entrare a far parte di noi a primo impatto. Altre contengono una tale carica di orrore che mai entreranno dentro di noi. Solamente più tardi nella solitudine, nella memoria, giunge la comprensione: quando le ceneri sono fredde, la gente in lutto è andata via. Quando ci si guarda intorno e ci si ritrova in un mondo completamente diverso”.</span></i></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"><i></i></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Forse, per sua stessa ammissione, il vero peccato di Richard è stata la sua “<i>tendenza a considerare buone le persone interessanti”.</i></span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Il nucleo vitale attorno al quale ruotano tutti gli altri personaggi è Henry. <i>“Era l’autore di quel dramma e aveva atteso a lungo, dietro le quinte, il momento di salire sul palcoscenico e recitare il ruolo scritto per se stesso”</i>. Di un’intelligenza sopraffina, ricco oltre ogni immaginazione, distante e freddo. Chiuso nel suo mondo dagli antichi ritmi, dalle lettere antiche e dalle lingue morte. Superiore a chiunque. Un perfetto manipolatore. è lui l’ideatore dell’idea del rito dionisiaco, lui che ha trascinato gli altri nella bufera di trasgressione e depravazione che li avvolgerà. E chi altri se non lui, da cui tutti dipendono economicamente ed emotivamente? Il fatto che lui sia il più agiato, non è un caso. Rientra in quel conflitto tra denaro e morale che la Tartt ha delineato così bene nel racconto<i>.</i> Henry addirittura accoglie con una sorta di perversa curiosità l’ipotesi di dover uccidere Bunny (<i>“sento che si sta profilando per noi una serie di eventi in rapida progressione”</i>). L’architetto di tante macchinazioni, dei cinque l’unico senza rimorsi. Henry arriverà ad ammettere a Richard che la sua vita è sempre stata scialba e stagnante, un luogo deserto, fino a quando non ha ucciso quell’uomo. E paradossalmente avrà la fine più tragica.</span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">L’altro grande protagonista, per quanto nascosto e ai margini della narrazione, è Julian che da benefattore prodigioso passa a vigliacco che si dà alla fuga. Julian è un esteta vanitoso e distante che si gloria del fatto che abbia un’enorme influenza sui suoi allievi salvo poi abbandonare gli stessi quando i suoi discorsi edonistici si concretizzano in un progetto di morte. Da figura paterna amabile e affascinante ad opportunista noncurante e glaciale. </span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Julian dimostra una grande freddezza, indossa una maschera di calore che non è altro che l’ennesima illusione di profondità. In realtà, è “<i>rigido come uno specchio”</i>. </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">La cosa più triste è il rapporto tra l’allievo prediletto, Henry, e il vanaglorioso Julian che finirà per abbandonarlo. La loro relazione, che è anche - procedendo per sommi capi - il motore dell’azione, è l’antitesi del rapporto maestro-allievo raffigurato nel film “L’attimo fuggente”. Il suicidio di Henry è da ricollegare alla spaventosa influenza del professore che è fuggito di fronte ai gesti sconsiderati del discepolo. Henry di certo non si riscatta però dimostra che la delusione che ha procurato a Julian è l’unica cosa che alla fine lo ha commosso, l’unica. </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i><span style="font-family: inherit;">“Non fu per disperazione né per paura che lo fece. Era la storia con Julian che gli aveva fatto una profonda impressione. Penso che sentisse il bisogno di compiere un gesto nobile, qualcosa che provasse a noi e a se stesso che era di fatto possibile mettere in pratica gli alti astratti principi insegnatici da Julian: dovere, pietà, lealtà e sacrificio. Ricordo il suo riflesso nello specchio mentre si puntava la pistola alla tempia; la sua espressione di folle concentrazione, di trionfo, quasi un tuffatore che corra verso la fine del trampolino: occhi stretti, felice nell’attesa del grande salto”. </span></i></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Henry rimane il modello superiore per gli altri, in peggio e in meglio. Un mostro ed un eroe.</span></span><br />
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Tutti noi abbiamo bisogno di sentirci vivi e commettiamo gesti estremi. </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">All’opposto dell’artificiosità menzognera di Henry, troviamo Bunny. Durante la lettura - ed è questa la bravura della Tartt - vi ritroverete ad odiarlo. Perché penserete che la combriccola di Henry in fondo abbia ragione e debba cavarsela. Il ricatto di Bunny è solo fastidioso ed insopportabile. Quando però insieme a Richard prendiamo coscienza di cosa c’è dietro alle nostre illusioni adolescenziali (il voler credere che una persona interessante sia anche buona e abbia in qualche modo una licenza sul resto del mondo) scopriamo l’amara, brutale realtà. E allora impariamo ad apprezzare il carattere fantomatico, la personalità fumettistica di Edmond. Toccava il cuore delle persone. Un ragazzetto arricchito e pieno di debiti non poteva competere con il fascino degli altri, ai nostri occhi ingenui. Lui era un ragazzo normale, non eccezionale. Sacrificabile. Non comprendeva il fascino del male. Era solo sfrontato, anche un po’ volgare. Non possedeva la fede necessaria per abbandonarsi al baccanale. Non aveva la forza necessaria per comprendere quegli atti di follia e crudeltà. Ha ceduto sotto il peso di un segreto troppo grande per le sue spalle. </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Sullo sfondo, i personaggi più enigmatici: i gemelli, Camilla e Charles. Due gocce d’acqua perturbanti, che nascondono una relazione incestuosa e possessiva. La loro rivelazione è forse quella più inaspettata. Charles, da ragazzo benvoluto e amabile si trasforma in un alcolizzato violento. Camilla, di cui tracciare un ritratto chiaro sembra ancora impossibile, da dolce e affascinante diventa una volubile giocatrice. Il suo personaggio rimane criptico. Forse rappresenta il vuoto della bellezza da cui la Tartt ha cercato di metterci in guardia per tutto il romanzo, quella bellezza di cui tutti s’invaghiscono ma che in fondo non ha niente da offrire. Infatti s’innamorano di lei pressoché tutti. E non posso fare a meno di ricollegare (anche) a lei queste righe: <i>“Non c’è nulla di sbagliato nell’amore per la bellezza ma se non è sposata a qualcosa di più profondo è sempre superficiale”.</i> </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Francis,infine, è forse l’unico personaggio positivo del clan. Un omosessuale infelice che si lascia trasportare per amore nel delitto. Perché agisce? Probabilmente per il motivo per cui tutti sono nelle mani di Henry: si sentono accettati, accolti in una famiglia. Tutti loro infatti hanno delle situazioni familiari disastrose, ragion per cui Julian appare ai loro occhi così prezioso. Un padre eletto. </span></span><br />
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<span style="font-family: inherit;"><span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></span></div>
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><span style="font-family: inherit;">Le domande non trovano risposte esaustive. Le dinamiche di gruppo hanno qualcosa di incomprensibile, una sorta di energia magica. Quelle che Durkheim, studiando i fenomeni religiosi, ha chiamato “effervescenze collettive”, correnti che nascono solo nel gruppo, che generano esaltazione e galvanizzazione degli spiriti, che trascinano e trasformano gli individui., </span></span><br />
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<span style="letter-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Non sarebbe giusto ricondurre i comportamenti dei protagonisti ad una pura logica di istinto di branco, eppure è un’importante elemento psicologico nel romanzo della Tartt. Così Richard si sente coinvolto per il debito nei confronti di Henry e l’attrazione per Camilla, e Francis per l’amore verso Charles, e Camilla per l’amore verso Henry e ancora altre sottilissime dinamiche sotterranee che la Tartt tesse per noi. </span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-34271833819146874642013-11-22T00:47:00.000-08:002013-11-22T00:47:34.388-08:00Scelte editoriali di copertina - I granchi dell'editoria #7<img alt="granchi" height="202" src="http://www.youbookers.it/images/stories/rubriche/I_granchi_delleditoria/granchi.jpg" style="float: left; margin-bottom: 10px; margin-right: 10px;" width="215" />Qualche mese fa ho messo in wishlist un romanzo consigliato da John Green a cui, a suo dire, si era stretto il cuore durante la lettura. "Eleonor & Park" di Rainbow Rowell. La copertina e il titolo originali suggerivano una storia d'amore tenera tra due timidi adolescenti. In realtà è una storia ruvida, ambientata negli anni '80 tra due outsider, in bilico tra due mondi. Una storia malinconica. Più sul passare del tempo che sull'amore. Più sul dolore che sull'innamoramento. Una narrazione molto reale sull'adolescenza e sui limiti dei sentimenti.<br />
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Ecco.
Ero ferma a metà romanzo quando ho scorto in libreria la versione italiana di questa piccola perla. Non l'avessi mai vista. Ci sono tanti modi in cui un progetto può essere modificato da una casa editrice. Tante ragioni. Specialmente di marketing. È giusto e doveroso cercare di vendere a quanti più lettori possibili un romanzo, specialmente così valido. E se ciò vuol dire modificare titolo e copertina, ben vengano i cambiamenti che producono un risultato. Il problema si pone quando una trasformazione avviene su altri presupposti. Presupposti non condivisibili.<br />
<img alt="http://www.youbookers.it/images/stories/rubriche/I_granchi_delleditoria/collagegranchi.jpg" class="decoded" src="http://www.youbookers.it/images/stories/rubriche/I_granchi_delleditoria/collagegranchi.jpg" /><br />
La scelta di modificare un progetto grafico così minimale e perfetto come quello di Eleonor&Park è per me incomprensibile. Proprio la semplicità e l'immediatezza avrebbero attratto più pubblico. Magari non solo lettori attratti da storie d'amore, per esempio. Le illustrazioni, poi, sono talmente belle da essere considerate, per me, parte integrante del lavoro. Lo so, forse sono troppo sentimentale ma adoro ciò che comunica la copertina originale. E poi è impossibile paragonarla a quell'immagine pescata a caso su Google da un cane cieco che ha sostituito una tale delizia. Perché? In quale brutto e abominevole paese la copertina italiana attirerebbe più pubblico di quella originale? Magari ci sono stati dei problemi tecnici? D'accordo, pagate un altro illustratore. Pensate ad un'altra idea. Qualcosa di meno grossolano. Qualcosa di più appetibile. Qualcosa che non assomigli ad un Harmony, con tutto il rispetto per gli Harmony ma per prima cosa hanno un pubblico limitato ed inoltre un tipo di progetto così raffazzonato tradisce in tutto gli intenti del libro. La storia è quella di Eleonor, una ragazza grassottella dai capelli rossi. E di Park, mingherlino ragazzo dalle origini asiatiche. Due ragazzi fuori posto. Guardate le copertina italiana. Vi sembra rispecchiare le intenzioni dell'autore? Non so quando siamo diventati dei lettori così poco esigenti. Dei consumatori che divorano e digeriscono romanzi senza alcuno spessore che si assomigliano tutti nella loro mediocrità. Davvero non so quando le case editrici hanno iniziato a pensare che non vale la pena puntare anche su un altro tipo di pubblico. Un pubblico maschile, ad esempio. Davvero non so.<br />
<a href="http://www.youbookers.it/rubriche/i-granchi-dell-editoria/item/956-i-granchi-dell-editoria-7-scelte-grafiche-di-copertina" target="_blank">Collaborazione con il sito youbookers</a><a href="http://www.youbookers.it/rubriche/i-granchi-dell-editoria/item/956-i-granchi-dell-editoria-7-scelte-grafiche-di-copertina" target="_blank"> - continua qui. </a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-7442957606448413263.post-62327088841990193762013-11-16T03:15:00.004-08:002013-11-16T03:19:25.194-08:00Consigli di lettura OBBLIGATORI Considerate questo post come un corso accelerato per diventare persone migliori: più simpatiche, dalla pelle più luminosa e senz'altro più tollerabili il lunedì mattina.<br />
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ISTRUZIONI: <br />
- Sedetevi comodi.<br />
- Prendetevi dei pop-corn, se siete il tipo. Io preferisco le patatine.<br />
- Sorbitevi 12 minuti di video in cui cerco di istillarvi un po' di amore per questa scrittrice. <br />
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Vi sentite già più fortunati e più arrichiti, non è così? Ve lo leggo in volto. <br />
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<iframe width="480" height="360" src="//www.youtube.com/embed/jTh4xF-VawE" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04804637984716178695noreply@blogger.com7