sabato 20 aprile 2013

Ogni pagliuzza di sentimento

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Imbattendovi nella luminosa copertina di Canada, potreste pensare a questo romanzo come ad un “Into the wild”. Un'avventura fricchettona con dei bei paesaggi. Suvvia, si scherza. Anch'io ho pianto. Ma no, Canada non è Into the wild. Il paesaggio più suggestivo è infatti l'animo umano. È un'indagine in questo territorio inesplorato. No, non è un giallo. È la storia che non trovate sui giornali. La storia dietro un reato, in questo caso, una rapina in banca. La parola criminale avrebbe ancora lo stesso senso se foste costretti ad applicarla ai vostri genitori? Dell, narratore delle vicende, e Berner si ritrovano a fare i conti con questo interrogativo. Un evento inaspettato, per certi versi, estremo (anche se Ford ci racconterà i retroscena di un gesto che non ha nulla di eroico ma è più vicino alla miseria, al vuoto di un'esistenza insoddisfacente) che segnerà un confine tra la vita che avete sempre vissuto e la vita che avete davanti. Una frontiera da attraversare. Il Canada a cui fa riferimento il titolo è proprio questo: un non luogo, una terra al limite, un margine. La vita di Dell e Berner si è interrotta dal gesto sconsiderato dei loro genitori. Sono due gemelli di quindici anni e devono attraversare questa muraglia o rimanerci dentro. Berner decide di scappare via, riuscendo soltanto a correre sul margine di questo limite, senza oltrepassarlo mai e rimanendo bloccata in una vita di risentimento e recriminazione. Dell, invece, va in Canada. Un luogo dove il tempo sembra non avere importanza (non più), dove gli spazi sconfinati gli ricordano ancor di più quanto si possa sentirsi piccoli di fronte ad un futuro ignoto. E dove riuscirà a sotterrare la sua vecchia vita. Non è straordinario quando un libro riesce ad intrecciare, a partire da uno stesso episodio, scenari talmente dissonanti? Il modo in cui si reagisce, si seppellisce tutto o si rimane sempre a galleggiare in una marea di ricordi e di emozioni irrisolte (si potranno mai risolvere le emozioni? Forse solo buttarle fuori e darle una sorta di armonia, accettarle).
Dell è un narratore timido, un protagonista passivo, silenzioso. Osserva il mondo con il suo particolarissimo “contropensiero”. I fatti più salienti sono quelli che accadono nella sua mente. E così è il romanzo di Ford: pochi traumatici eventi, un caleidoscopio di reazioni e sentimenti. Un romanzo che si dilunga su ogni pagliuzza di sentimento. Necessariamente. Non è un a narrazione lenta, è una narrazione riflessiva, interrogativa. Non ci siamo più abituati.
Quanto scrive bene Ford.
In ultima istanza, i personaggi. Pochi, delineati in maniera impeccabile, carichi di potenzialità. Flo e Arthur Remlinger, i miei preferiti. Mi hanno ricordato molto Daisy e Gatsby ma a me chiunque ricorda quell' “autorità del fallimento” che era Fitzgerald quindi non badateci troppo.

"La vita che ci passano è vuota. Tocca a noi metterci dentro la parte della felicità"

P.S. Ignorate il commento di Ammaniti sul retro copertina. Provincia americana? Anni 60? Tutti elementi marginali che avrebbero reso il romanzo di Ford canonico, cosa che non è.

5 commenti:

  1. Sappi che sei colpevole dell'allungamento chilometrico della mia wishlist!:D

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  2. che bello, 'sto libro.
    sono arrivato a metà.
    le pagliuzze di sentimento sono così palpabili che, spesso, (mi) mettono (quasi) a disagio.

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    1. Verissimo. Io ho interrotto più volte la lettura. Mi sentivo "indiscreta".

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