Il self-publishing
e il mercato dei libri digitali sono le
grandi novità con cui l'editoria sta facendo i conti. Sono
due fenomeni speculari. Infatti l'auto pubblicazione è sempre esistita - pensiamo
a fenomeni come quello di Federico
Moccia, intento a distribuire copie fuori dai Licei – ma è in
correlazione al
mercato digitale che si sta imponendo come una fetta di mercato da
tenere in
considerazione. Lo spazio online, soprattutto se messo a disposizione da
grandi
colossi come Amazon, permette di azzerare i costi di produzione e di
distribuzione, ma anche il lavoro di editing. Il costo di produzione è
difatti inesistente in quanto copia digitale ,del cui formato e della
cui
“manutenzione” si occuperebbe l'autore stesso, e il lavoro di editing,
così come
il lavoro di distribuzione, sono anch'essi a carico dello
scrittore-pubblicatore
(condividere sul web graverebbe unicamente su di lui, dipenderebbe dal
suo
impegno, non dal reparto marketing di una casa editrice). Insomma il self-publishing riduce
all'impotenza la casa editrice, mediatrice tra scrittore e pubblico.
C'è chi
gioisce perché vede nell'auto pubblicazione un mezzo democratico per emergere
senza dover “regalare” soldi a intermediari spesso scomodi, poiché è radicata in molti
lettori e scrittori l'immagine di una casa editrice cinica e sanguisuga, defraudatrice, che
lucra sul merito altrui. La realtà, naturalmente, è molto diversa (continua qui)
Continua l'entusiasmante collaborazione con il blog Sangue d'inchiostro
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