giovedì 11 aprile 2013

Self-publishing: democratico strumento per emergenti o meccanismo di un mercato malato?

 Il self-publishing e il mercato dei libri digitali sono le grandi novità con cui l'editoria sta facendo i conti. Sono due fenomeni speculari. Infatti l'auto pubblicazione è sempre esistita -  pensiamo a fenomeni come quello di Federico Moccia, intento a distribuire copie fuori dai Licei – ma è in correlazione al mercato digitale che si sta imponendo come una fetta di mercato da tenere in considerazione. Lo spazio online, soprattutto se messo a disposizione da grandi colossi come Amazon, permette di azzerare i costi di produzione e di distribuzione, ma anche il lavoro di editing. Il costo di produzione è difatti inesistente in quanto copia digitale ,del cui formato e della cui “manutenzione” si occuperebbe l'autore stesso, e il lavoro di editing, così come il lavoro di distribuzione, sono anch'essi a carico dello scrittore-pubblicatore (condividere sul web graverebbe unicamente su di lui, dipenderebbe dal suo impegno, non dal reparto marketing di una casa editrice).  Insomma il self-publishing riduce all'impotenza la casa editrice, mediatrice tra scrittore e pubblico.  C'è chi gioisce perché vede nell'auto pubblicazione un mezzo democratico per emergere senza dover “regalare” soldi a intermediari spesso scomodi, poiché è radicata in molti lettori  e scrittori l'immagine di una casa editrice cinica e sanguisuga, defraudatrice, che lucra sul merito altrui. La realtà, naturalmente, è molto diversa (continua qui)  

Continua l'entusiasmante collaborazione con il blog Sangue d'inchiostro

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