Imbattendovi nella luminosa copertina
di Canada, potreste pensare a questo romanzo come ad un “Into the
wild”. Un'avventura fricchettona con dei bei paesaggi. Suvvia, si
scherza. Anch'io ho pianto. Ma no, Canada non è Into the wild. Il
paesaggio più suggestivo è infatti l'animo umano. È un'indagine in
questo territorio inesplorato. No, non è un giallo. È la storia che
non trovate sui giornali. La storia dietro un reato, in questo caso,
una rapina in banca. La parola criminale avrebbe ancora lo
stesso senso se foste costretti ad applicarla ai vostri genitori?
Dell, narratore delle vicende, e Berner si ritrovano a fare i conti
con questo interrogativo. Un evento inaspettato, per certi versi,
estremo (anche se Ford ci racconterà i retroscena di un gesto che
non ha nulla di eroico ma è più vicino alla miseria, al vuoto di
un'esistenza insoddisfacente) che segnerà un confine tra la vita che
avete sempre vissuto e la vita che avete davanti. Una frontiera da
attraversare. Il Canada a cui fa riferimento il titolo è proprio
questo: un non luogo, una terra al limite, un margine. La vita di
Dell e Berner si è interrotta dal gesto sconsiderato dei loro
genitori. Sono due gemelli di quindici anni e devono attraversare
questa muraglia o rimanerci dentro. Berner decide di scappare via,
riuscendo soltanto a correre sul margine di questo limite, senza
oltrepassarlo mai e rimanendo bloccata in una vita di risentimento e
recriminazione. Dell, invece, va in Canada. Un luogo dove il tempo
sembra non avere importanza (non più), dove gli spazi sconfinati gli
ricordano ancor di più quanto si possa sentirsi piccoli di fronte ad
un futuro ignoto. E dove riuscirà a sotterrare la sua vecchia vita.
Non è straordinario quando un libro riesce ad intrecciare, a partire
da uno stesso episodio, scenari talmente dissonanti? Il modo in cui
si reagisce, si seppellisce tutto o si rimane sempre a galleggiare in
una marea di ricordi e di emozioni irrisolte (si potranno mai
risolvere le emozioni? Forse solo buttarle fuori e darle una sorta di
armonia, accettarle).
Dell è un narratore timido, un
protagonista passivo, silenzioso. Osserva il mondo con il suo
particolarissimo “contropensiero”. I fatti più salienti
sono quelli che accadono nella sua mente. E così è il romanzo di
Ford: pochi traumatici eventi, un caleidoscopio di reazioni e
sentimenti. Un romanzo che si dilunga su ogni pagliuzza di
sentimento. Necessariamente. Non è un a narrazione lenta, è una
narrazione riflessiva, interrogativa. Non ci siamo più abituati.
Quanto scrive bene Ford.
In ultima istanza, i personaggi. Pochi,
delineati in maniera impeccabile, carichi di potenzialità. Flo e
Arthur Remlinger, i miei preferiti. Mi hanno ricordato molto Daisy e
Gatsby ma a me chiunque ricorda quell' “autorità del fallimento”
che era Fitzgerald quindi non badateci troppo.
"La vita che ci passano è vuota.
Tocca a noi metterci dentro la parte della felicità"
P.S. Ignorate il commento di Ammaniti sul retro copertina. Provincia americana? Anni 60? Tutti elementi marginali che avrebbero reso il romanzo di Ford canonico, cosa che non è.
bella la "pagliuzza di sentimento".
RispondiEliminaSappi che sei colpevole dell'allungamento chilometrico della mia wishlist!:D
RispondiEliminaChiedo perdono :)
Eliminache bello, 'sto libro.
RispondiEliminasono arrivato a metà.
le pagliuzze di sentimento sono così palpabili che, spesso, (mi) mettono (quasi) a disagio.
Verissimo. Io ho interrotto più volte la lettura. Mi sentivo "indiscreta".
Elimina