Il titolo del nuovo romanzo di Mo Yan,
Nobel per la Letteratura del 2012, rimanda ad una similitudine tra il
vagito dei neonati e il gracidare un po' stonato della rane. Le rane
sono anche il simbolo della fertilità, grande metafora che
attraversa tutta la narrazione. Il tema controverso della natalità
in Cina, soggetta a severe politiche di controllo delle nascite,
esplode in tutta la sua violenza e contraddittorietà nel romanzo
dello scrittore orientale. Frammentario e controverso infatti è il
ritratto dei due protagonisti: Girino, drammaturgo e narratore della
vicenda e Wan Xin (Wan il Cuore), la zia paterna.
La prima parte del romanzo è
ambientata nel villaggio rurale di Gaomi (lo stesso in cui è
cresciuto lo scrittore), un mondo ovattato, una dimensione mitica. È
un universo in cui la tradizione cinese, i racconti folkroristici e
l'ambiente familiare hanno un posto d'onore. Girino è ancora un
bambino quando Wan Xin, dopo una turbolenta infanzia, diventa la più
straordinaria levatrice della sua regione. Una donna ribelle,
instancabile, progressista che sfiderà i sistemi arretrati delle
“mammane” per imporsi come figura salvifica, addirittura
associata alla dea Guan yin, dea
della fertilità.
Nonostante siano presenti i fantasmi
della contemporaneità - la guerra con il Giappone, la misoginia,
l'ignoranza e quello ben più opprimente della fame - la dimensione
in cui ci trasporta Mo Yan è incantata. Un'immagine terribile come
quella dei bambini che mangiano il carbone pur di attenuare i morsi
della fame, diventa un'avventura dai contorni favolistici. Questo
particolare realismo magico, intriso di elementi del costume
orientale, è stato spesso associato, non a torto, a Marquez e
Faulkner.
Emerge anche un umorismo inaspettato:
le situazioni sono spesso comiche, i numerosi personaggi pittoreschi,
bizzarri. Ma tutti possiedono una statura morale enorme. Soprattutto
la zia assume tratti eroici, leggendari. È l'atmosfera che si
respira dopo il baby-boom, a seguito dell'arrivo delle patate dolci
che sfamano e ridonano vitalità e fertilità al paese. Le politiche
socialiste infondono coraggio e sollecitano la natalità, per rendere
più forte la grande Cina, anche in vista del nemico giapponese.
Ben presto però cominciano i contrasti
tra le direttive governative e la tradizione popolare del piccolo
villaggio contadino. Il controllo delle nascite, cresciute ad un
livello esponenziale, diventa prioritario per il Partito che ordina
precise politiche d'intervento: contraccezioni, aborti forzati e
vasectomie. È la zia, fedelissimo e leale strumento del Partito, che
se ne occupa. Così assistiamo alla drammatica metamorfosi di Wan il
Cuore: dalla “donna che ha fatto partorire diecimila bambini” a
demone ostinato e sanguinario, deciso ad imporre il volere dello
Stato sul volere del popolo.
Il mondo della tradizione magica viene
minacciato e distrutto da quello materialista del progresso e della
modernità. Significativa l'immagine di un possente albero (simbolo
del favore degli dei nei confronti della famiglia che lo cura)
brutalmente abbattuto; o l'inseguimento dei funzionari governativi
con un motoscafo di una donna incinta che cerca di fuggire con
un'impotente zattera. Sono gesti blasfemi che annientano la forza
vitalistica della nascita, in nome della razionalità.
Più avanti ancora nella narrazione,
Girino fa il suo ritorno a Gaomi ma i contorni del paese non sono più
riconoscibili (gli stessi abitanti hanno cambiato volto, identità,
status e vengono riconosciuti con difficoltà dal protagonista). Il
Mondo è rovesciato. La fertilità da dono naturale, da benedizione
divina, diventa un artificio. Per i cittadini abbienti, che
desiderano sfuggire alla politiche di controllo della natalità,
soprattutto nella speranza di eredi maschi, è stato allestito un
mercato-nero di madri surrogato che si prestano alla vendita dei
propri figli. Una situazione di squallore e di spaesamento.
I personaggi non sono più pittoreschi
ma tragici, sconfitti. Le loro figure assumono i contorni della
follia. Non a caso, uno dei vecchi protagonisti, ormai perduta la
propria identità, interpreta il ruolo di Don Chisciotte. Il ruolo di
un visionario, come Mo Yan.
In questa seconda parte (a cui si
accede gradualmente, attraverso molti cambiamenti e sfumature), la
narrazione si fa straniante, onirica e ancora più icastica. Si
susseguono immagini simboliche, speculari. Agli aborti perpetuati
dalla zia, si contrappone l'antica arte delle statuine di creta. Ad
un gesto distruttivo se ne contrappone uno creativo. Le statuine di
creta, infatti, ritraggono i bambini mai nati. La struttura che fa da
copertura al mercato nero di neonati è un allevamento di rane-toro.
Ancora più evidente il parallelismo del titolo, ricalcato
soprattutto sul lemma cinese wa che rimanda sia al significato
di bambina, sia a quello di rana.
Il realismo magico è quindi superato
da immagini potenti di metamorfosi e deliri. Questa vena
allucinatoria è tipica dello scrittore cinese, capace di
sintetizzare tradizione e euforia creativa, uno dei suoi romanzi più
celebri “le sei reincarnazioni di Ximen Nao” ha come protagonista
un uomo che si reincarna in animali.
La
problematicità è costituita dal cambiamento sociale. La modernità
ha sopraffatto rapidamente le strutture sociali della Cina, causando
dubbi e controversie. Un sistema che è stato socialista fino a ieri,
adesso è diventato capitalista, un capitalismo diverso, in chiave
cinese ma che comunque spiazza e genera confusione.
Questa situazione ha il suo apice
nell'immagine di un caotico inseguimento da parte di Girino di un
piccolo ladruncolo, a seguito del quale il protagonista si ritrova
inchiodato per terra, impotente, senza possibilità di movimento
(immagine speculare a quella dell'infanzia, in cui era lui ad
inchiodare i girini al suolo per divertimento). Il mondo in cui si
muove Girino non è più controllabile, è labirintico. Lui è
inerme. Girino che vorrebbe scrivere un dramma sulla storia della
Zia, incontra delle difficoltà proprio perché gli sfugge il
significato. Non è un protagonista canonico. Più che protagonista,
infatti, è testimone degli eventi. È spesso descritto come un uomo
“senza volontà”, incapace di porre freno alle ingiustizie alle
quali spesso partecipa con un silenzio complice. Si sente in colpa,
Girino. Proprio come la Zia. E cerca nella scrittura uno strumento di
redenzione.
“Signore, pensavo che la scrittura
potesse essere una forma di redenzione, ma quando ho finito questo
lavoro, il senso di colpa nel mio cuore non è diminuito, anzi è
diventato ancora più pesante. Potrà mai essere lavato il sangue che
imbratta le mie mani? Potrà mai trovare redenzione la mia anima
torturata dalla colpa?”
Girino è senza ombra di dubbio l'alter
ego dello scrittore. Mo Yan che
vuol dire «non parlare». Mo Yan che ha ammesso di aver fatto
abortire la moglie per fare carriera. Mo Yan che è stato considerato
a lungo complice del governo cinese. Mo Yan il cui valore artistico è
stato spesso offuscato dalle polemiche politiche attorno alla sua
carriera.
Quella che racconta Mo Yan è la storia
di un'espiazione (probabilmente anche la sua). Espiazione di una
colpa che forse non avverrà mai. Ma il pentimento, il dolore per le
sofferenze arrecate ad altri, è bruciante. Le colpe di Girino e le
colpe della zia si corrispondono. Il primo, colpevole di non aver
parlato, di non aver agito. La seconda colpevole del proprio
fanatismo.
“Chi si sente colpevole, cerca
sempre la redenzione”
“Chi ha commesso una colpa non può
e non ha il diritto di cercare la morte, deve vivere, sopportando la
sofferenza, friggere come un pesce rivoltato nell'olio, cuocersi nel
dolore, come una medicina nel calderone, per scontare la sua colpa,
fino a quando sarà lavata e soltanto allora trovare pace nella
morte”.
La scrittura di Mo Yan è cristallina
ma densa. Le parole sono come incantesimi. La narrazione episodica è
appropriata alla struttura dell'epopea familiare. Congeniale a Mo
Yan, in quanto si presta bene alle sue doti da caratterista. Il
romanzo è il Teatro nel quale agiscono personaggi di questa commedia
ora buffa ora amara. Nonostante i protagonisti ideali siano Girino e
Wan Xi, “Le rane” è un romanzo corale i cui fili narrativi non
si esauriscono ma tessono tutto l'intreccio. Mo Yan dipinge ritratti
di famiglia accanto al ritratto controverso della grande Cina. Anzi,
li sovrappone.
Lo
scrittore s'inserisce nel sentiero di “ricerca delle radici”del
suo paese. La Cina è cresciuta talmente rapidamente da aver smarrito
le sue origini. Tenta una sintesi tra la contemporaneità,
disomogenea e scissa, e la tradizione, anch'essa contraddittoria ma
magica.
Se volessimo
trovare un filo rosso, un messaggio, in questa babele di significati,
il tema che riaffiora più spesso è quello del vitalismo, l'amore
inesauribile per la vita. Uno degli episodi più potenti della
narrazione è l'illuminazione finale del protagonista davanti ad un
cartellone pubblicitario che ritrae volti rosei dei neonati.
Un'immagine che non vuole attenuare le colpe commesse ma che vuole
contrapporsi ad esse. Una catarsi per il lettore.
Un'epica moderna, dal carattere
sperimentale. L'opera infatti si destreggia tra la drammaturgia e
l'epistola. Il risultato è la ricostruzione di storie magiche,
poetiche e insieme crude, intense, corrosive. Mo Yan trova
l'equilibrio perfetto tra elementi di denuncia sociale e accorata,
intima commozione. “Le rane” è un solco nella letteratura. Un
segno ben evidente sul sentiero della contemporaneità.
Avevo già messo nella mia wishlist questo autore ma non so assolutamente da cosa cominciare! Questo argomento mi interessa particolarmente...non saprei dire il perchè! Comunque lo metto in wishlist!:D
RispondiEliminaCara, tu ormai sei una certezza <3
Eliminadevo assolutamente leggere qualcosa di Mo Yan. grazie!
RispondiEliminaOttima recensione, condivido pienamente! Ho scoperto il libro grazie ad un tuo video su Youtube :)
RispondiEliminaTi ringrazio :) ci tengo particolarmente a questa recensione!
EliminaBellissima questa recensione! Ne ho cercate diverse ma la tua è straordinaria, una vera analisi approfondita del libro, dei suoi significati e dell'autore. Sono sempre più convinta di dover leggere questo libro. Ti seguo anche su youtube ma sei bravissima scrivendo.
RispondiEliminagrazie mille! Ci tengo particolarmente :)
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