giovedì 19 dicembre 2013

Saghe interrotte: soluzioni e fesserie -I granchi dell'editoria #8

Qualche tempo fa su Twitter è sbucato fuori l'hashtag #odioleserieinterrotte. Cliccando sulla parola chiave, vi sareste trovati di fronte ad un'ondata di indignazione, livore e scontento. Un gruppo di lettori italiani si stava (giustamente) lamentando del fatto che molte delle loro saghe fossero state interrotte nel corso della pubblicazione, a causa del poco successo di vendite.
Un fenomeno che diventa sempre più evidente nella letteratura di genere, soprattutto urban-fantasy. Da qui l'iniziativa legittima di far sentire la propria voce, di fare rimostranza nei confronti delle case editrici da cui si sono sentiti, in un certo senso, traditi. Oltre al disappunto, però, sono state fatte anche delle proposte per uscire dal pantano delle serie abbandonate, che potete trovare QUI e QUI.
Di seguito le riporto:
A. Pubblicare i numeri successivi a quelli già pubblicati esclusivamente in ebook ad un prezzo ragionevole tra i 2-4 euro
B. Non investire in cover costose, perché non sono quelle che ci interessano.
C. Rinegoziare i diritti d'autore: Spiegando agli agenti degli autori la situazione.
D. Traduzione: fare una sorta di asta tra i traduttori: chi offre la migliore traduzione al prezzo più basso ottiene il lavoro.
E. Commercializzazione dell'ebook: Per evitare di pagare percentuali a siti di vendita on line, perché non usare solo il sito della Casa Editrice?
Intelligente e fattibile la soluzione di pubblicare solo in digitale, attutendo così i costi di stampa e distribuzione. I vantaggi del digitale vanno sfruttati. Il prezzo però in base a quali criteri è stabilito? Purtroppo c'è sempre il problema dell'IVA al 22% e inoltre ebook non è sinonimo di nessun lavoro editoriale. Ci sono sempre molti costi. Direi che ci avviciniamo di più ai 4 euro che ai 2.odioleserieinterrotte-586x199
L'idea di usare solo il sito della Casa Editrice, sarebbe buona anche se in questo caso bisognerebbe fare il doppio del lavoro di distribuzione (i siti di vendita si usano anche per la pubblicità che fanno). Anche qui, chi li paga questi costi? Dietro le case editrici ci sono delle persone che spesso sono sotto pagate e sobbarcate di lavoro. E qui arriviamo al nocciolo dell'intervento. Il discorso sulle traduzioni. Ritengo offensivo il fatto che si proponga ad una persona di lavorare GRATIS per poi svendere la propria fatica al prezzo più infimo. I traduttori non sono abbastanza mal pagati? Una traduzione scadente non è proprio ciò che ci infastidisce di più in un libro? Come si può parlare di “rispetto per il lettore” quando non c'è rispetto per chi lavora? È chiaro che con uno stipendio da fame nessuno si sentirà incentivato e motivato nel fare il proprio meglio. Specialmente se questa è l'idea che voi avete del lavoro altrui. Sgobbare per poi vedere il proprio prodotto venduto sottocosto, quando non direttamente liquidato.
Dietro queste soluzioni, per quanto alcune attuabili, vi è un'idea molto aleatoria e naive di quello che è l'attività di una casa editrice: “parlare con gli agenti spiegando la situazione”?
Comprensibili di certo sono lo scontento e la delusione dei lettori ma d'altronde anche la posizione della casa editrice non è condannabile più di tanto. È legittimo per un'azienda non pubblicare più una saga se non vende. Perché una casa editrice dovrebbe andare in perdita se non crede più nel progetto e gli stessi lettori non ci hanno creduto?
Parliamoci chiaro: nella maggior parte dei casi si tratta di libri commerciali sul quale o c'è un ritorno economico o altrimenti non vale la pena investire a livello intellettuale. Infatti – ahimè sempre meno spesso – una c.e. investe su un contenuto di qualità che non venderà ma che può dargli prestigio. Ma se bisogna investire anche su un contenuto di puro intrattenimento (sacrosanto!) anche quando non vende, siamo al paradosso.

5 commenti:

  1. Le soluzioni C e D non mi sembrano possibili. Anzi sono da evitare. Perché sono la porta aperta al incoraggiamento e, al finale, al accettazione del pagamento "sleale" delle persone (autori, traduttori, ecc.) che non guadagnano molto già adesso.

    Al posto, sarebbe interessante fare un acquisto "da gruppo": la casa editrice potrebbe comprare una saga intera (anche se non e ancora scritta) assicurando la pubblicazione di tutti i volumi. In cambio, il prezzo (d'acquisto) sarebbe lo stesso per volume (stessa cosa per la traduzione), anche se la saga ha più successo. Sicurezza (per l'autore et per il traduttore) contro prevedibilità e la possibilità per l'editore di non perdere troppo con la pubblicazione della saga intera. Una sorta di scommessa sul futuro con obbligazione di pubblicazione (carta o numerica, ma pubblicazione)

    PS: Scusa il mio italiano, capisco la lingua benissimo ma ho ancora difficoltà a scriverla (non ho mai bisogno di farlo in tempo normale)(non e la mia madrelingua).

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    1. Il tuo italiano è perfetto, cara, non preoccuparti! Interessanti le soluzioni che hai proposto, di gran lunga preferibili a quelle proposte dai fans inferociti.

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  2. Da traduttrice, ti posso dire che le traduzioni letterarie in Italia sono già pagate molto poco, quindi pagarle meno non è proprio possibile, salvo ritrovarsi con traduzioni fatte con Babelfish.

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    1. Precisamente. Il mondo dell'editoria è già abbastanza in crisi di suo (naturalmente anche per colpa sua)!

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    2. Personalmente, pur capendo la delusione/rabbia di chi ha visto interrompere la pubblicazione di una saga che lo ha appassionato, io non credo che sarei disposta ad accettare di leggerla in una traduzione che ne fa una barzelletta (nella migliore delle ipotesi) o la rende illeggibile/poco scorrevole.

      Comunque, sono d'accordo con te, Ilenia, quando dici che, in fondo, è legittimo per un'azienda non pubblicare più una saga se non vende e gli stessi lettori non ci hanno creduto o ci hanno creduto poco.

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