martedì 3 marzo 2015

Il business plan non è la lista della spesa #Dilloinitaliano


Sto cercando di smetterla di utilizzare termini inglesi (o meglio, il celebre mezzo-inglese) per ogni quisquilia perfettamente traducibile in italiano da quando ho letto di questa iniziativa dell'Accademia della Crusca (hanno lanciato anche un hashtag: #dilloinitaliano ). Ditemi che anche voi avete lo stesso problema. Non mi reputo una di quelle sciroccate che usa termini come briefare, brainstorming (per indicare l'incontro al bar con gli altri anziani ed elaborare la strategia migliore per far suonare meglio l'ascella), cool, car-sharing, meeting, droppare, killare, deliverare (santo cielo), apericena (ah, questo non è un termine mongo-inglese? ah, avete ragione, questo è solo ILLEGALE). Tuttavia devo dire che anch'io ho ceduto a diversi termini malevoli come, ahimè, instagrammo, che almeno, però, uso con la giusta dose di ironia. E ammetto con vergogna di aver pronunciato fin troppo spesso "top" come un milanese qualunque.
Sarà che studiando economia aziendale e marketing mi sono sentita più dentro ad una distopia con un linguaggio tecnico-rincoglionente, oltre che brutto quanto i gemellini Miseria e Ignoranza ne Il canto di Natale di Dickens. Mi serve un brainwash...ehm...un cambiamento radicale. L'iniziativa #dilloinitaliano potrebbe aiutarvi a non sembrare arrogante e fulminato come Flavio Briatore (memento: ha chiamato suo figlio NATHAN FALCO).
Le contaminazioni dalle altre lingue ovviamente sono bellissime. I prestiti, tuttavia, sono riusciti ed eleganti quando veramente arricchiscono una lingua, non quando la storpiano. E soprattutto: volete veramente incominciare a parlare come Nicole Minetti?
Vi giuro che ho sentito in tram una signora dire che necessitava di un hair stylist. UN PARRUCCHIERE, signò. Un parrucchiere, si chiama.
Fate un piccolo sforzo, fate sparire dal vostro vocabolario termini come: mission, vision. Compra una vocale, gira la ruota e salva una parola in italiano!
Avete notato, poi, come ci sia una coincidenza che crea quasi spavento tra le persone che parlano come dei profughi dal Paese a metà strada tra Ibiza e la Costa Smeralda e il non conoscere nemmeno per sbaglio la lingua inglese? Fateci caso. Sono degli impostori, degli ingannevoli fingitori. E no, non come il poeta.
Un conto è il linguaggio specialistico adatto ad ogni settore lavorativo (come nel caso della comunicazione e dell'economia), un altro è usare espressioni come "sei out", skills, appeal, asset, wrap-up (!!!). Amici, il business plan non è un termine adatto per indicare la lista della spesa. Senza contare che un mortaccitua non sarà italiano standard ma è sempre valido.
Nel caso di dubbi, trovate qui un compendio di 300 parole da dire in italiano che non hanno nessun bisogno di essere rese in inglese.

Discorso a parte va fatto per il linguaggio cciovane, il genere di abomini partoriti dalle chat che DEVONO rimanere nelle chat. Sto parlando di tutto l'armamentario di LOL, YOLO (ancora non ho capito che accidenti voglia dire), IMHO, LMFAO ecc.. Se questi termini sono assolutamente impronunziabili o ancora peggio vi fanno assomigliare a dei lama sotto sedativi quando vengono emessi dalle vostre boccucce di rosa significa che sono nati per essere scritti (se proprio dovete usarli anche lì).
Attendo con terrore il momento in cui troverete il modo di tormentare noi poveri plebei con il simbolo della luna nera delle culture giovanili ai giorni nostri: la faccina XD. Smettetela, vi supplico.

L'unico mezzo inglese riconosciuto dalla sottoscritta è questo capolavoro:


P.S. Mi rendo conto di quanto sia ironico il fatto che la petizione in realtà salti fuori come petition ma la giustificazione c'è: il sito è internazionale.

1 commento:

  1. YOLO = you only live once.

    Mi sono accorta di usare troppo spesso LOL grazie al tuo articolo XD

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