Edito da Marsilio Editore, vincitore del Premio Pulitzer 2013 |
Chi è il Signore degli Orfani? Nessuno di importante. Il figlio del signore degli orfani invece è il protagonista del romanzo. Lui sì, è importante. A questo soldato, in balia degli eventi, incapace di disertare nonostante la vasta rosa di orrori di cui si gloria il governo della Nord Corea, è negata qualsiasi identità. L'unico appiglio sicuro è quello di essere cresciuto in un orfanotrofio, gestito dal padre avvinazzato e schiacciato dalla disperazione fino a diventare crudele. Ma lui non è un orfano. Sua madre, una bellissima cantante, è stata portata nella Capitale per allietare le serate dei potenti. Questo nucleo di capricciosi uomini che giocano col destino di milioni di persone. Anonimo, sadico, imbattibile.
Il più cupo dei romanzi distopici è dipinto da Johnson. Dimenticatevi la nuova moda Young Adult con pennellate di distopia. Questo è un romanzo che vi farà domandare come e perché tutto questo è possibile nel mondo reale.
Certo, tante delle storie descritte dall'autore sono poco realistiche - non per il carico di atrocità che portano con sé ma perché in successione tendono a capitare al nostro protagonista una quantità tale di eventi da creare un effetto di saturazione - ma tutto è perdonato perché il vincitore del Pulitzer dispiega un ventaglio che non vuole narrare un'avventura ma una narrazione simbolica, ricca di metafore e rimandi interni. Ambiguità è la parola chiave per decifrare il romanzo. I personaggi camminano su un filo sospeso in aria. Una pericolosa zona grigia, come l'area demilitarizzata che divide il Nord e il Sud della Corea, tra verità e menzogna. Tra versione ufficiale, accettata dal governo, e la tua versione, la tua storia che è sempre in secondo piano, sempre nascosta. Quello che davvero ti ruba un regime, non è la felicità, è la verità. La tua identità, la tua storia. La capacità di realizzare il tuo destino. Nessuno dei protagonisti riesce ad essere se stesso. Tutti indossano una maschera, tutti raccontano delle bugie. Chi per salvare se stesso, chi gli altri.
Il risultato è un gigantesco groviglio di metaletteratura. In cui non solo i fatti ma anche i pensieri, i desideri vengono miscelati al passato, alle menzogne di copertura, all'immaginazione, alle speranze dei protagonisti. Niente è mai chiaro. Anche il narratore è sdoppiato, o per meglio dire, frammentato in più punti di vista. Oltre che a creare un escamotage narrativo potente, questa tecnica è fortemente significativa per capire fino in fondo cosa vuol dire vivere sotto un governo dispotico e totalitario. La tua intera esistenza è messa in discussione, persino il tuo pensiero.
Anche l'amore, una passione che dovrebbe essere diretta verso un unico oggetto del desiderio, qui si dirama in molte direzioni, o meglio, è diretto verso una donna ma è nutrito da molteplici affluenti. All'immagine della donna amata quindi si sovrappongono tutte le immagini delle donne amate dal protagonista, a cominciare dalla madre perduta fino ad un surrogato di madre che gli salverà la vita.
Il Signore degli Orfani è un romanzo bellissimo, non privo di difetti, ma audace e immaginifico. Le sue storie vi cattureranno, le odierete a volte, perché dicono la verità, anche se resa migliore dalle parole. Questo è il trucco della letteratura.
Un protagonista cresciuto al buio, in un paese che si spegne di notte, che lotterà nell'oscurità. Non come un eroe. Non contro il potere, ma al riparo da esso.
"Tu sei la fiamma. Il vecchio continua a toccare la tua fiamma calda soltanto con le mani ma soltanto le sue mani toccano la tua fiamma, e allora guarda adesso come si sta bruciando"
"Il nome Mongnan significa magnolia, il fiore bianco più bello di tutti. E questo ciò che i nostri soggetti dicono di vedere quando sono all'apice del dolore: una cima montuosa in inverno, dove in mezzo al ghiaccio un fiore bianco solitario sboccia per loro"
Mollate Hunger games et similia, purtroppo il mondo ha già fatto di peggio.
Mi hai incuriosito più di quanto avrei creduto a inizio post, ma trovo comunque impietoso il confronto con Hunger Games. Hunger Games è un fantasy, non è la distopia per antonomasia.
RispondiEliminaMa sì, l'ho usato solamente perché è l'iniziatore (o almeno quello che ha avuto più successo) della nuova moda Young Adult con risvolti distopici. Una moda che mi fa francamente venire la nausea (perché ne siamo sommersi). Non mi riferivo alla distopia in generale (che amo) :)
EliminaDimenticavo di dire che ho instaurato il paragone proprio per far capire la distanza tra questa nuova tendenza dove la distopia è molto blanda e invece la realtà dei fatti che è invece è crudissima. Il paradosso è proprio questo. Che bisogno c'è di creare delle distopie "innocue" per ragazzini (specchio per le allodole della ben più elaborata storiella d'amore) quando invece, se si è amanti della distopia, abbiamo questi libri spaventosi (nel senso buono)?
EliminaAdesso devo assolutamente procurarmi questo libro, sembra davvero molto interessante:)
RispondiEliminati vorrei consigliare un libro anche io, La bambina che salvava i libri di Markus Zusak (titolo italiano... bah, ma vabbè). Sinceramente non so com'è perchè non l'ho ancora letto, ma ho visto recensioni molto positive e ho visto il trailer del film che sembra magnifico ;)
Ce l'ho in ebook :) Spero tanto di poterlo leggere prima che esca il film!
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RispondiEliminaSpero di leggerlo quanto prima perchè sono sempre stato "affamato" di romanzi distopici e mi piacciono i tuoi gusti letterari.Un libro non certo commerciale che per me rischiava di passare inosservato senza la tua preziosa segnalazione.A differenza di quella "patacca" fin troppo pubblicizzata di Hunger Games(che infatti mi è finito sotto gli occhi quasi senza volerlo)e che dopo un inizio promettente si è rivelato deludente(il film invece stranamente mi è piaciuto!).
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