Sono nella fase di
innamoramento. La peggiore. Quella in cui non riesci a vedere altro
che l'oggetto desiderato. Ma anche la fase in cui il minimo accenno
di scortesia può irritarti tanto intensamente da risultare ridicolo.
In uno di questi momenti di crisi, mi sono allontanata dalla mia
adorata letteratura americana contemporanea (a cui pian piano mi sto
avvicinando sempre più, vi renderò partecipe degli sviluppi) per
una piacevole incursione nel mondo anglosassone.
Al fortunato
appuntamento al buio ho incontrato Ian McEwan, celebre narratore,
classe '48, da anni nell'olimpo degli scrittori britannici insieme a
Martin Amis e a Cristopher Hitchens. Di lui, non avevo letto nemmeno
la biografia. Era il caso di rimediare. Durante piovosi pomeriggi di
Ottobre si è consumata la nostra passione. “Galeotto fu il libro”:
Espiazione.
Un romanzo a tre
intervalli: la pace, la guerra, quel che rimane.
La pace
La calura di
un'afosa estate degli anni 30' avvolge i personaggi della storia che
ci vengono presentati come se ci trovassimo in un romanzo della
Austen (e a lei è dedicato il romanzo): campagna inglese, fuori dal
tempo, sospesa in una dimensione altra, a metà strada tra prigione e
idillio. L'atmosfera è onirica, il racconto del presente è
compromesso, i personaggi sovrappongono alla realtà i loro ricordi
d'infanzia. I piani temporali si intersecano. In questa realtà
torpida, all'improvviso, si affaccia la violenza, l'ipocrisia, la
menzogna, l'oltraggio. La complessità del reale irrompe ed infrange
il sogno. Ad interrompere la nascente e travolgente passione tra
Cecilia, insofferente e nervosa sorella maggiore, e Robbie, figlio
della domestica, adottato con le migliori intenzioni dalla famiglia
del padrone, arriva l'immaginazione sfrenata della sorella minore,
Briony, alla ricerca esasperata di avventure.
La bravura di McEwan è
quella di dipingere un affresco familiare, complesso, mai banale,
fatto di corrispondenze e parallelismi. E quindi in questa prima
parte, vicina per atmosfere e stile alla saga familiare, ciò che
cattura sono le crepe, le incrinature attraverso le quali vediamo
cosa scuote i rapporti familiari: la madre Emily vede nella
conturbante nipote Lola (felice omaggio a Nabokov), sua sorella
Hermione, eterna rivale. Lo stesso conflitto si riflette
nell'ostilità tra la figlia Briony e, appunto, la precoce e
capricciosa cugina Lola. Le corrispondenze continuano, non si
esauriscono nei rapporti tra consanguinei (come quello tra Leon,
Cecilia e Briony, fratelli dalle caratteristiche divergenti) ma si
estendono agli outsider Robbie e Marshall, in un racconto
perfettamente disegnato, che non dimentica di scandagliare la psiche
di nessuno.
La polifonia è il
tratto distintivo del romanzo. Non solo elemento strutturale ma
necessario pilastro che supporta la base tematica del romanzo: la
frantumazione del reale. La verità cambia a seconda di chi la vede,
di chi la racconta. Le stesse scene vengono riproposte, raccontate da
diversi punti di vista. La tecnica dello scorcio è magistrale. Un
romanzo di personaggi che guardano dalla finestra scene che
distorcono, manipolano. L'illusione della realtà. Personaggi che
vedono da lontano, da un punto di osservazione parziale, mal
illuminato, da uno spiraglio, un brandello di verità. L'intreccio si
sviluppa quindi in un coro di voci diverse, stonate, poco armoniche.
“Briony stava già cominciando a
raccontare l'accaduto, esattamente per come l'aveva visto”
Scrittura come interpretazione della realtà, sempre diversa, sempre
deformata dall'occhio di chi vede. La vista non è più affidabile,
non è più conoscenza ma è valida solo come interpretazione,
e quindi, spesso, solo come un gigantesco, imperdonabile, equivoco.
Ecco, che si affaccia un altro tema cardine del romanzo, che si
evolverà nelle restanti due parti: la colpa.
La guerra
Nella seconda parte del romanzo, l'ambientazione cambia, è
rovesciata. Ci troviamo nel bel mezzo della seconda guerra mondiale.
Una questione
privata, d'ambientazione austiana, diventa questione di tutti.
Il concetto di colpa si evolve, o meglio, si allarga. Dalla colpa
individuale di Briony, di passa alla colpa sociale, colpa civile. “Di
questi tempi, chi non è colpevole?”. Lo scandalo è la guerra. Lo
scandalo è morire. Una gamba mozzata sulla cima di un albero, è
cosa normale. Accettata. Questo è lo scandalo. Il viaggio verso casa
di Robbie è un viaggio deformato dal delirio, dalla sofferenza, dalla
prostrazione morale e fisica. Anche a questo punto, siamo costretti a
rimettere in discussione tutto quello in cui credevamo. Il volto di
Cecilia assume contorni sfocati, la colpa di Briony si affievolisce di fronte all'orrore della guerra. Il viaggio di Briony è ancor più
doloroso, nei meandri della memoria, della psiche, tra i letti di un
ospedale di guerra, cerca di punirsi, cerca di espiare. La verità
viene a galla, infine, ma non ha importanza. Se tutto è sofferenza.
Quel che rimane
L'ultima
parte del romanzo è quella che fa più male. Restano le ceneri di un
sogno. Le macerie delle città bombardate. I brandelli di una memoria
fallace, infedele. La verità monca, come i soldati, ci è
restituita. A quale scopo? Anche l'amore non è più lo stesso. E
come potrebbe esserlo? Le cronache dei due poveri amanti sono una
consolazione che non ci riscalda. E l'espiazione di Briony non è
confortante ma straziante. Lo scrittore è responsabile solo dei
personaggi sulla carta, non si può permettere di falsare la realtà
senza conseguenze.
"Non c'è espiazione per Dio, né per il romanziere, nemmeno se fossero atei. È sempre stato un compito impossibile, ed è proprio questo il punto. Si risolve tutto nel tentativo".
"Non c'è espiazione per Dio, né per il romanziere, nemmeno se fossero atei. È sempre stato un compito impossibile, ed è proprio questo il punto. Si risolve tutto nel tentativo".
Un grande romanzo
di madri e di figli, cresciuti senza padri i quali recitano il loro
ruolo inconsistente, in absentia.
Notando un nuovo follower sono corsa immediatamente :)
RispondiEliminaHai il tema semplicissimo come il mio *-*
Comunque questo libro non l'ho letto in verità, per adesso sono più sulla letteratura russa ( Anna Karenina mi attende al varco dopo Madame Bovary ) ma vedrò di inserirlo nella lunga lista dei libri da leggere !
La letteratura russa è il mio grande amore, ho appena finito Il giocatore di Dostoevskij e te lo consiglio vivamente :) La lista desideri chilometrica è una croce che hanno tutti i lettori! Grazie del commento, cara, ti seguo con piacere <3
RispondiEliminaquesto è il romanzo di Mc Ewan che preferisco, ma...
RispondiEliminasai che, a dire il vero, il finale mi ha lasciato un po' di interrogativi..?
Come mai? Sicuramente è un finale aperto, ci sono due alternative: quella per la quale C. e R. hanno vissuto felici e l'altra più pessimista secondo la quale invece sono morti senza ricongiungersi.
EliminaMi hai incuriosito molto. Inserirò questo libro nell'infinita lista libri che ho idealmente strutturato, manco avessi un paio di vite a disposizione! :)
RispondiEliminaCapisco bene cosa vuoi dire :)
EliminaÈ una delle mie prossime letture, spero non mi deluderà :)
RispondiEliminaE' un libro meraviglioso l'ho recensito anche io sul mio blog, ti lascio il link http://iltetostato.blogspot.it/search/label/Mc%20Ewan
RispondiEliminami piace molto la struttura della tua recensione.