giovedì 1 novembre 2012

Espiazione, McEwan. La verità non importa, infine. Se tutto è sofferenza.

Sono nella fase di innamoramento. La peggiore. Quella in cui non riesci a vedere altro che l'oggetto desiderato. Ma anche la fase in cui il minimo accenno di scortesia può irritarti tanto intensamente da risultare ridicolo. In uno di questi momenti di crisi, mi sono allontanata dalla mia adorata letteratura americana contemporanea (a cui pian piano mi sto avvicinando sempre più, vi renderò partecipe degli sviluppi) per una piacevole incursione nel mondo anglosassone.
Al fortunato appuntamento al buio ho incontrato Ian McEwan, celebre narratore, classe '48, da anni nell'olimpo degli scrittori britannici insieme a Martin Amis e a Cristopher Hitchens. Di lui, non avevo letto nemmeno la biografia. Era il caso di rimediare. Durante piovosi pomeriggi di Ottobre si è consumata la nostra passione. “Galeotto fu il libro”: Espiazione.

Un romanzo a tre intervalli: la pace, la guerra, quel che rimane.

La pace
La calura di un'afosa estate degli anni 30' avvolge i personaggi della storia che ci vengono presentati come se ci trovassimo in un romanzo della Austen (e a lei è dedicato il romanzo): campagna inglese, fuori dal tempo, sospesa in una dimensione altra, a metà strada tra prigione e idillio. L'atmosfera è onirica, il racconto del presente è compromesso, i personaggi sovrappongono alla realtà i loro ricordi d'infanzia. I piani temporali si intersecano. In questa realtà torpida, all'improvviso, si affaccia la violenza, l'ipocrisia, la menzogna, l'oltraggio. La complessità del reale irrompe ed infrange il sogno. Ad interrompere la nascente e travolgente passione tra Cecilia, insofferente e nervosa sorella maggiore, e Robbie, figlio della domestica, adottato con le migliori intenzioni dalla famiglia del padrone, arriva l'immaginazione sfrenata della sorella minore, Briony, alla ricerca esasperata di avventure. 
La bravura di McEwan è quella di dipingere un affresco familiare, complesso, mai banale, fatto di corrispondenze e parallelismi. E quindi in questa prima parte, vicina per atmosfere e stile alla saga familiare, ciò che cattura sono le crepe, le incrinature attraverso le quali vediamo cosa scuote i rapporti familiari: la madre Emily vede nella conturbante nipote Lola (felice omaggio a Nabokov), sua sorella Hermione, eterna rivale. Lo stesso conflitto si riflette nell'ostilità tra la figlia Briony e, appunto, la precoce e capricciosa cugina Lola. Le corrispondenze continuano, non si esauriscono nei rapporti tra consanguinei (come quello tra Leon, Cecilia e Briony, fratelli dalle caratteristiche divergenti) ma si estendono agli outsider Robbie e Marshall, in un racconto perfettamente disegnato, che non dimentica di scandagliare la psiche di nessuno.
La polifonia è il tratto distintivo del romanzo. Non solo elemento strutturale ma necessario pilastro che supporta la base tematica del romanzo: la frantumazione del reale. La verità cambia a seconda di chi la vede, di chi la racconta. Le stesse scene vengono riproposte, raccontate da diversi punti di vista. La tecnica dello scorcio è magistrale. Un romanzo di personaggi che guardano dalla finestra scene che distorcono, manipolano. L'illusione della realtà. Personaggi che vedono da lontano, da un punto di osservazione parziale, mal illuminato, da uno spiraglio, un brandello di verità. L'intreccio si sviluppa quindi in un coro di voci diverse, stonate, poco armoniche.

Briony stava già cominciando a raccontare l'accaduto, esattamente per come l'aveva visto

Scrittura come interpretazione della realtà, sempre diversa, sempre deformata dall'occhio di chi vede. La vista non è più affidabile, non è più conoscenza ma è valida solo come interpretazione, e quindi, spesso, solo come un gigantesco, imperdonabile, equivoco. Ecco, che si affaccia un altro tema cardine del romanzo, che si evolverà nelle restanti due parti: la colpa.

La guerra

Nella seconda parte del romanzo, l'ambientazione cambia, è rovesciata. Ci troviamo nel bel mezzo della seconda guerra mondiale.
Una questione privata, d'ambientazione austiana, diventa questione di tutti. Il concetto di colpa si evolve, o meglio, si allarga. Dalla colpa individuale di Briony, di passa alla colpa sociale, colpa civile. “Di questi tempi, chi non è colpevole?”. Lo scandalo è la guerra. Lo scandalo è morire. Una gamba mozzata sulla cima di un albero, è cosa normale. Accettata. Questo è lo scandalo. Il viaggio verso casa di Robbie è un viaggio deformato dal delirio, dalla sofferenza, dalla prostrazione morale e fisica. Anche a questo punto, siamo costretti a rimettere in discussione tutto quello in cui credevamo. Il volto di Cecilia assume contorni sfocati, la colpa di Briony si affievolisce di fronte all'orrore della guerra. Il viaggio di Briony è ancor più doloroso, nei meandri della memoria, della psiche, tra i letti di un ospedale di guerra, cerca di punirsi, cerca di espiare. La verità viene a galla, infine, ma non ha importanza. Se tutto è sofferenza.

Quel che rimane
L'ultima parte del romanzo è quella che fa più male. Restano le ceneri di un sogno. Le macerie delle città bombardate. I brandelli di una memoria fallace, infedele. La verità monca, come i soldati, ci è restituita. A quale scopo? Anche l'amore non è più lo stesso. E come potrebbe esserlo? Le cronache dei due poveri amanti sono una consolazione che non ci riscalda. E l'espiazione di Briony non è confortante ma straziante. Lo scrittore è responsabile solo dei personaggi sulla carta, non si può permettere di falsare la realtà senza conseguenze.

"Non c'è espiazione per Dio, né per il romanziere, nemmeno se fossero atei. È sempre stato un compito impossibile, ed è proprio questo il punto. Si risolve tutto nel tentativo".

Un grande romanzo di madri e di figli, cresciuti senza padri i quali recitano il loro ruolo inconsistente, in absentia.

8 commenti:

  1. Notando un nuovo follower sono corsa immediatamente :)
    Hai il tema semplicissimo come il mio *-*
    Comunque questo libro non l'ho letto in verità, per adesso sono più sulla letteratura russa ( Anna Karenina mi attende al varco dopo Madame Bovary ) ma vedrò di inserirlo nella lunga lista dei libri da leggere !

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  2. La letteratura russa è il mio grande amore, ho appena finito Il giocatore di Dostoevskij e te lo consiglio vivamente :) La lista desideri chilometrica è una croce che hanno tutti i lettori! Grazie del commento, cara, ti seguo con piacere <3

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  3. questo è il romanzo di Mc Ewan che preferisco, ma...
    sai che, a dire il vero, il finale mi ha lasciato un po' di interrogativi..?

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    1. Come mai? Sicuramente è un finale aperto, ci sono due alternative: quella per la quale C. e R. hanno vissuto felici e l'altra più pessimista secondo la quale invece sono morti senza ricongiungersi.

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  4. Mi hai incuriosito molto. Inserirò questo libro nell'infinita lista libri che ho idealmente strutturato, manco avessi un paio di vite a disposizione! :)

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  5. È una delle mie prossime letture, spero non mi deluderà :)

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  6. E' un libro meraviglioso l'ho recensito anche io sul mio blog, ti lascio il link http://iltetostato.blogspot.it/search/label/Mc%20Ewan
    mi piace molto la struttura della tua recensione.

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